Non scorderò mai la sera del 27 marzo 2010: in console c’era ancora Martux_m che già stava facendo impazzire la folla che quella sera era al Brancaleone. Poi un uomo robusto, con una giacca pesante in pelle e una valigetta sale sul palco… Rimane in disparte, dando le spalle al pubblico e controllando se aveva tutto ciò di cui aveva bisogno. Dopo qualche minuto si gira: capelli corti, nero e con un paio di occhiali da sole fantastici…. era lui! Sarà rimasto 15 minuti in piedi attaccato allo schermo centrale, con le braccia conserte, gli occhiali da sole e la giacca, guardando impassibile il pubblico che saltava. Il clou della serata è stato quando si è tolto gli occhiali e si è avvicinato alla console: nessuno lo poteva più fermare. Jazz, Fusion, Techno, Rock tutto in un’unica sera, quella sera in cui ho capito che la critica non poteva che chiamarlo “il Miles Davis dell’elettronica”.
Nasce nel 1969, figlio della “Motor City” e di tutto quel movimento che poi porterà all’ascesa della Detroit Techno, Carl Craig grazie alle sue capacità da tastierista entra subito nel mondo della buona musica e conosce personaggi che gli daranno la spinta per diventare quello che è oggi. Troverei inutile elencare tutti i suoi lavori, uno più interessante dell’altro, è importante però citare “Landcruising” primo album pubblicato a suo nome, “More Songs About Food And Revolutionary Art” che ha incantato la critica ed è diventato uno dei pilastri del DNA musicale di ognuno di noi (anche se magari qualcuno ancora non lo sa); infine “ReComposed”, un album pubblicato dalla Deutsche Grammophon (una delle etichette più prestigiose del panorama della musica classica). L’album, rivisitazione di alcuni lavori di Maurice Ravel e Modest Petrovič Musorgskij (due maestri vissuti fra l’ottocento e la prima metà del novecento), ha la doppia firma di Carl Craig e Mortiz von Oswald ed è a mio parere una delle opere più interessanti mai scritte. Potremmo star qui a parlare di quest’opera per pagine e pagine, ma passiamo oltre. Passiamo al motivo per cui oggi siamo su questa pagina: la Planet E. L’etichetta viene fondata dall’artista nel 1991 allo scopo di poter lavorare con maggiore libertà alle proprie idee. Con il tempo la label inizia ad affermarsi sul campo, diventando una delle etichette indipendenti più all’avanguardia e producendo artisti come Kenny Larkin, Niko Marks e Monty Luke tanto per citarne alcuni (fatevi un giro sul sito planet-e.net, prima di cliccare su “enter” ci starete un bel po’!).
Sono passati 20 anni dall’anno in cui la Plante E è stata fondata, e cosa succede quando passano 20 anni dalla fondazione di una label? Si fanno i “festoni”! Per quanto riguarda l’Italia, Craig ha scelto l’Elita Festival di Milano per presentare il suo nuovo progetto. Quello che l’artista vuole fare in giro per il mondo è rincontrarsi con i compagni di viaggio che lo hanno accompagnato in questi 20 anni, e, attraverso fantastici back to back, ripresentare la storia della Planet E. Vi starete chiedendo chi avrà scelto per la serata di Milano… Ve lo diciamo subito: Seth Troxler! Insomma quest’anno il 15 Aprile sappiamo dove andare!
Per tutti coloro che lo hanno sentito solo su vinile o cd, per tutti quelli che lo hanno sentito decine e decine di volte, per tutti quelli che invece non sanno minimamente di cosa stiamo parlando (anche se lo trovo difficile): “WELCOME TO DETROIT. THIS IS PLANET E!”.
Ciao, benvenuto su Soundwall!
Partiamo dal punto centrale di questa intervista. Come è nata la Planet E e cosa rappresenta per te?
La Planet-e nasce dal mio desiderio di indipendenza; l’etichetta rappresenta perfettamente il concetto di libertà!
Per il Back to Back del 15 Aprile a Milano hai scelto Seth Troxler. Come mai? Come vi siete conosciuti?
Non lo conobbi a Detroit. L’ho conosciuto in Europa, quel ragazzo mi ha veramente colpito nel profondo.
Spiegaci meglio cosa hai in mente per festeggiare i venti anni della Planet E?
Sono semplicemente io che celebro i 20 anni della Planet-E… Li stiamo festeggiando con nuove release (compresi remixes di vecchi amici), con compilation e anche portando, per la prima volta, la Planet-e in tour in giro per il mondo.
Nel 2008 hai portato l’Innerzone Orchestra all’Auditorium di Roma per un live che difficilmente scorderemo. Com’è nato questo progetto?
Tutto è nato molto prima, con la traccia “Big In The Bassbin”; dopodiché ho conosciuto Francisco Mora Catlett che ha inspirato il mio lato jazz. Ho sperimentato il lavorare con altri musicisti al fine del progetto Innerzone. Per me quel progetto rappresenta la svolta che può avere un live di musica elettronica.
Da dove proviene questo tuo amore per la musica? Cosa c’era prima del Music Institute Club e di Derrick May?
L’amore per la musica viene dal profondo della mia anima. Sicuramente agli albori, prima di Derrick, fui principalmente influenzato da mio fratello maggiore. Con lui ho iniziato a sentire per la prima volta la musica a volumi considerevoli!
Ormai sono passati più di 20 anni dall’inizio della tua carriera, come vedi il tuo passato da artista e quali sono le cose che ancora sei convinto di dover fare?
Nel mio passato da artista ero praticamente un gorilla iperattivo, sempre impegnato con remixes, sempre a lavorare, sempre a produrre e a pensare al business. Ora invece le cose sono decisamente cambiate: cerco di esplorare i luoghi più profondi del mio essere al fine di migliorare la mia musica.
“ReComposed” è un album molto particolare che unisce due generi apparentemente lontanissimi. Cosa ci puoi dire su questo progetto? Com’è stato lavorare con Mortiz von Oswald?
Lavorare con Mortiz è stato grandioso, l’idea è stata sua. Sicuramente è stato un altro viaggio fondamentale per la mia crescita, per la mia formazione, un viaggio che mi ha permesso di crescere in un campo che mi ha sempre attirato, cioè quello della musica classica… E’ stata un’opportunità per sperimentare ancora e ancora!
Tutte le generazioni arrivano, ad un certo punto, a pensare che ormai, musicalmente parlando, c’è poco da inventare e vengono poi contraddette dall’evoluzione del panorama musicale. E’ successo negli anni cinquanta, negli anni settanta e ora come ora se ci penso non saprei personalmente come potrebbe nascere qualcosa di veramente nuovo, anche se sono convinto che qualcosa accadrà.
Cosa ne pensi dell’odierno panorama elettronico?
Non sono un veggente… Vedremo! 🙂
Immagino ora sarai molto occupato con il tour “Planet E 20”, ma hai già in mente qualche nuovo progetto, qualche collaboration o magari un nuovo album?
Si sarò molto occupato per un bel po’ con questo nuovo progetto. Naturalmente sono sempre in costante collaborazione con altri artisti, ma sono tutte cose molto spontanee… Non sono uno che discute molto sinceramente… Tutto deve avvenire in maniera naturale e immediata altrimenti mi sa di vecchio.
Quasi sempre quando si compone musica ci si sente spinti da qualcosa come una necessità, un sogno, un’idea… Cos’è che ti spinge ogni volta a fare qualcosa di nuovo e quale è, per così dire, lo scopo della tua musica?
Ciò che mi ispira costantemente è la sperimentazione, il cercare e il lavorare su suoni che non siano usuali. Quindi mi siedo davanti ai miei sintetizzatori modulari e, praticamente cazzeggiando, cerco il suono che voglio!
Se posso, ti vorrei chiedere qualcosa sul tuo passato. Parlaci meglio di questo tuo rapporto con la musica “da chiesa”. Ci sono connessioni con la musica che fai oggi?
Si certamente! E’ stato molto importante per me quel periodo. Non posso dire comunque che la mia musica è basata principalmente su quello, perché in ogni caso non faccio Gospel.
Per quanto riguarda la tua personalità, il conoscere posti nuovi, suonare davanti a un pubblico che cambia da venue in venue, l’affrontare le difficoltà tipiche de tuo lavoro come hanno agito sulla tua personalità? Cos’è cambiato in te rispetto a 20 anni fa?
Beh, quello che sicuramente sento esser cambiato profondamente è una più attenta e sofisticata visione del mondo che mi circonda!
English version:
I will never forget March 27th 2010: Martux_m was still playing and he was making the crowd crazy. Then I see a stout man, with a heavy leather jacket and a briefcase… he remains aloof, with his back to the public and checking if he had everything he needed. After a few minutes he turns over: short hair, black and with a great pair of sunglasses… it was him! He remained 15 minutes close to the central screen, with his arms folded, his sunglasses and his jacket, looking impassive to the jumping audience. The top of the evening was when he took off his glasses and approached the console: no one could stop him. Jazz, Fusion, Techno, Rock all in one night, the night I realized that the criticism couldn’t avoid to call him the “The Miles Davis of electronics”.
Born in 1969, son of the “Motor City” and of the movement that then led to the rise of Detroit techno, Carl Craig, thanks to his ability at keyboards, enters immediatly in the world of good music.
I find it pointless to list all his works, all amazing, however, it is important to mention “Landcruising”, the first album released under his own name, “More Songs About Food And Revolutionary Art” that enchanted the critics and became one of the pillars of our Musical DNA (even if someone still perhaps doesnt know it); finally, “ReComposed, ” an album released by Deutsche Grammophon (one of the most prestigious classical music labels). The album, that is a review of some works by Maurice Ravel and Modest Petrovich Mussorgsky (two composers lived in the nineteenth century and the first half of the twentieth century), is signed by Carl Craig and Moritz von Oswald and, in my opinion, it is one of the most interesting works ever written.
But let’s go to the reason why today we are on this page: The Planet E! The label was founded in 1991 by the artist, in order to work with freedom to his ideas. The label is now one of the most innovative independent labels and it produces artists such as Kenny Larkin, Niko Marks and Monty Luke, for example (the web site planet-e.net is fantastic, check it out).
What’s up 20 years later? Lots of great parties to celebrate the label! Talking about Italy, Craig chose the “Elita Festival” in Milan to present his new project. What Carl Craig wants to do around the world it’s to meet the artists who accompanied him in the past 20 years, and, through fantastic back to back, he wants to re-present the Planet E history. Are you wondering who will be chosen for the evening in Milan? … we’re gonna say it now: Seth Troxler! So this year, 15th of April, we know where to go!
“WELCOME TO DETROIT. THIS IS PLANET E!”.
Hi and welcome on Soundwall!
Let’s start from the central point of this interview. How was the Planet E born and what does it rapresent for you?
Planet-E was born from my desire for indepedence and it represents complete Independence.
For the Back to Back on April 15th in Milan you chose Seth Troxler. Why? How did you meet?
I didn’t know seth in detroit. I only met him in europe and he cracks me up that guy.
Please tell us something more about the “Planet E 20” project.
It’s me celebrating 20 years of planet-e, by releasing records – including remixes of old records from friends of the label, new albums , compilations, and also taking planet-e on tour for the first time ever around the world.
In 2008 you played with the Innerzone Orchestra at the Auditorium of Rome, a live we’ll never forget. How was this project born?
Innerzone was born from my first record as innerzone called big in a bassbin, after i met Francisco Mora Catlett who inspired me on the jazz side, i explored working with other live musicains for innerzone projects. Innerzone for me represents the ideal of electronic live music with a twist.
Where does your love for music come from? What was there before the Music institude and Derrick May?
My love of music comes from something deep inside of me. Before derrick the thing that maybe was the biggest influence was my brother who is older than i am and listened to loud ass music with him.
It’s been more than 20 years since the beginning of your career, how do you see your past as artist and what are the things you think you have to do now?
My past as an artist has been almost like gorilla warfare doing remixes, helping to keep my business in business. Than my career coming is to explore within myself how to make my music better.
“ReComposed” is a very particular album that combines different genres. What can you tell us about this project? How was working with Moritz von Oswald?
Working with moritz was great, the idea to do it was through moritz and of course it was another musical journey for me that involved music that ive always been interested in which is classical music, it gave me an opportunity to experiment more.
All generations arrive to say, about music, that all was invented and done, and then they are contradicted by the evolution of music. It happened in the 50’s, in the 70’s and right now personally I do not know how we could do something really new, although I know something will happen. What do you think about the current electronic scene? where are we going?
I’m not a fortune teller 🙂
I imagine you are very busy with the “Planet E 20” tour right now, but have you got some projects for the future, some collaborations or maybe a new album?
Yes, there has been the new music plan for quite a while. Of course I’m always collaborating but it’s a very spontaneous thing, so the discussion is something that gets very old for me if it doesnt happen immediately.
Usually, when someone composes music is inspired by something like a necessity, a dream, an idea … What does inspire you to do always something new and what is the purpose of your music, if I can use the word “purpose”?
I’m inspired by experimenting with sounds that aren’t usual so sitting in front of a modualr synthesizer and just messing around…
If I can, I’d like to ask you something about your past, when you were a child.
Tell us about your relationship with the music you played in church. What did you learn there when you were a child? Are there connections with the music you compose today?
Yeah i can’t really say that i learnt so much that i heard in Church because my music isnt gospel based at all.
Regarding your personality: seeing new places, playing for different audiences that change from venue to venue, facinging troubles of your job… How do you think all these things changed you?
I think it just gave me more sophisticated outlook of the world.