Annunciato dalle solite divertenti ed intelligenti trovate di marketing (dai cartoni di pizza consegnati a tot redazioni, fino al far coincidere la data del concerto col giorno della Liberazione), Liberato ha annunciato il suo ritorno in pista dal vivo. Un progetto che abbiamo sempre visto di buon occhio, senza cadere nel dietrologismo “Eh, ma è tutta una trovata di marketing”, perché in realtà la qualità alta e l’originalità ci sono sempre state, e molto facilmente continueranno ad esserci. Quindi ecco, la dietrologia per quanto ci riguarda sta(va) abbastanza a zero.
Ora però accade una cosa molto interessante: come già a Roma l’anno scorso (ma poteva essere un one off) non ci sono più sponsor ad offrire graziosamente l’evento in toto, rendendo possibile l’assistere gratuitamente ai live, ma ci si basa (anche) sulla proprie forze, sulla capacità cioè di finanziarsi in maniera diretta – ovvero, per vedere il concerto si paga, basta gratis. Mentre a Roma l’anno scorso però il prezzo era piuttosto “popolare” (20 euro è davvero poco, viste le cifre a cui rassegne di peso come quello ci hanno abituato come regola), per il 25 aprile 2020 al Forum di Assago i prezzi vanno dai 35 euro in piccionaia fino ai 46 euro in tribuna numerata, mentre per stare in platea bisogna sborsare 40 euro (a tutto, aggiungete i diritti di prevendita). Qui il link per l’acquisto.
Una bella sfida: vediamo come sarà accolta dal pubblico. Considerando i prezzi che ci sono in giro, nella spirale di crescita (impazzita?) di cachet, spese di produzione e conseguentemente di biglietto d’ingresso, in realtà non ci scandalizziamo certo per i 40 euro in sé. Sono abbastanza in linea. Senza considerare che è facile prevedere che Liberato e il suo team offriranno uno show completo, avvolgente, con una componente anche a/v di peso e con probabili sorprese che ora manco riusciamo ad immaginare. Roba di qualità, non messe cantate pronto uso. Però è vero che 40 euro son tanti, e il Forum milanese con la sua capienza a dodicimila e passa è grande da riempire, molto grande.
Siamo convinti – e questo è un discorso che non riguarda certo solo Liberato – che stiamo vivendo una bolla in cui i concerti sono “di moda”, sono qualcosa in cui fa figo esserci e a cui fa figo andare, e di questo se ne stanno giovando tutti, e chi più chi meno tutti stanno cercando di cavalcare questa onda. Non è questione di fare i profeti di sventura ma semplicemente di essere analitici il dire che non sarà sempre così, il far notare che se anche un Ligabue sta iniziando ad avere difficoltà a riempire gli stadi a maggior ragione anche altri nomi più recenti e più freschi non potranno sempre avere il vento in poppa alzando ogni volta il livello e vincendo ogni volta. Se Liberato fosse uscito dieci anni fa, difficilmente avrebbe raccolto più di 500 persone ai propri live a, ipotizziamo, 15 euro, anche nel momento di massimo splendore. Vale per lui, vale per tantissimissimi altri nomi (Calcutta, Thegiornalisti, Gazzelle, Levante, davvero, l’elenco completatelo voi…). Una conseguenza di tutto ciò è che non si sente più l’esigenza di calmierare i prezzi: siamo abbastanza vecchi per ricordare quando i Subsonica, nella fase iniziale della loro ascesa, facevano di tutto per mantenere il prezzo del biglietto sotto i 15 euro, anche quando avrebbero potuto chiedere di più vista l’”onda lunga” che li stava accompagnando, ma ne facevano proprio una questione di principio. Un principio che all’epoca era sentito ancora come importante. Oggi le questioni di principio non le fa quasi più nessuno, ci si sente ricchi & ragionevolmente sicuri, e tutti tentano di tirare la corda il più possibile (anche perché ormai i soldi li tiri fuori dai live, non dalla vendita del supporto discografico). Lecito. Lecitissimo. Non lo stiamo certo criticando. Piuttosto: finora è sempre andata bene, ma non è detto che durerà in eterno.
Dopodiché, è vero, magari durerà davvero. Del resto Ibiza è da vent’anni che impone il plusvalore del “brand Ibiza” mettendo i biglietti d’ingresso a 50/70 euro e le consumazioni a 20/25 euro, e può permettersi di farlo proprio perché sentire una cosa in uno dei superclub iconici dell’Isola a quanto pare ti rende digeribile il fatto di pagare il doppio o il triplo del normale qualcosa che, comunque, puoi anche sentire&vivere a casa tua o non lontano da casa tua. Sul fatto di “montare la panna” e gonfiare i prezzi, da un bel pezzo noi del clubbing non siamo secondi a nessuno. Non dimentichiamocelo. E non è per forza un vanto.