Ci siamo. Oggi inizia una edizione di Jazz:Re:Found davvero molto, molto speciale. Siamo sostenitori del festival da tempi immemori, quando ancora sembrava un piccolo miracolo locale inspiegabile nel vercellese, e con grande felicità ed orgoglio abbiamo visto il suo consolidarsi edizione dopo edizione, visto il grande salto a Torino, contrassegnato da un grande successo e da tantissimi sold out.
Ma lo spirito del festival è qualcosa di unico. Qualcosa che lo porta a fare scelte apparentemente strane e controcorrente, ma in realtà meditatissime e prese apposta per mantenere il DNA originario del tutto. Una scelta di rara e non semplice onestà. Racconta tutto benissimo il fondatore e direttore artistico, Denis Longhi, in questa intervista uscita su Extra, lo spazio creato da Molinari per parlare delle sue varie attività legate alla musica festivaliera “avanzata”, con cui già da due anni siamo felici di collaborare. Leggetela, questa intervista, perché merita davvero. Vi fa capire il “dietro le quinte” che sta dietro ad ogni decisione riguardo ad un festival, vi svela una serie di dubbi, suggestioni, opportunità.
Soprattutto, spiega davvero al meglio l’importanza di questa edizione. Spiega il suo animo quasi utopico. E spiega anche bene perché la line up è così particolare, come raccontavamo già un po’ di tempo fa annunciando i primi nomi di Jazz:Re:Found 2019. Ora la line up è completa (eccola qui, completa di tutti gli orari), ed è davvero impossibile trovare qualcosa che non sia azzeccato nelle scelte. Dall’intelligente ed anticonvenzionale ripescaggio di nomi storici (Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Area), dal mantenere comunque fermo il baricentro sulla propria identità storica (Gilles Peterson, Lefto, Grasso Brothers), all’attenzione verso un ben determinato tipo di hip hop (Kaos, Colle Der Fomento, Noyz Narcos) e alcune proposte “forti” (Dj Gruff e Gianluca Petrella, l’infilata “storica” davvero da brividi se amate e conoscete la club culture Ralf, Leo Mas, Alfredo). In generale, ci riempie davvero di felicità l’attenzione ai migliori fermenti di casa nostra, perché c’è veramente un gran numero di set di persone che amano la musica davvero, molto più del successo. E accidenti quanto c’è bisogno di un’attitudine del genere, oggi.
Certo: in Italia spesso siamo pigri, non è facile convincere la gente a farsi un weekend di relax nel Monferrato legandolo alla musica e al concetto di festival (si pensa alle due cose come a qualcosa di disgiunto), questa edizione è una scommessa – ma del resto Jazz:Re:Found nasce, fin da subito, come una irragionevole scommessa. Perché ad esempio oggi certi suoni, diciamo di area gillespetersoniana, fanno abbastanza “figo” ma quando Longhi i suoi ne erano innamorati e li proponevano vi assicuriamo che era l’esatto contrario, era vista come una scelta folle, fuori mercato, da perdenti. Sì: da perdenti.
La notizia bella è che, a seguire la musica e un amore sincero per essa, si può invece vincere. E vedere un’edizione come questa, non fa che rendere ancora più accattivante la lotta per rimettere sulle giuste rotte un certo tipo di ecosistema musical-industriale. Facendolo, per giunta, in zone di una bellezza assolutamente straordinaria. Insomma: fossimo in voi questo weekend avremmo già ben chiaro dove stare. Non perdetevi questo festival, davvero. Ci si vede lì, in Monferrato, a Cella Monte, da oggi 20 giugno (con un’anteprima davvero suggestiva, tra Boosta in versione acustica e la folle marching band Meute) fino a domenica 23. Biglietti in loco, o ancora meglio andando qui.