Qualche giorno fa era capitato nella nostra timeline un articolo che parlava della data di Young Signorino ad Arezzo, al Karemaski. Il titolo era furbetto (“Servizio d’ordine per il concerto di Young Signorino, qualche decina di persone al concerto”), ma la vera perla stava dentro l’articolo stesso, dove si spiegava che erano presenti una decina di pattuglie al Karemaski, il club che ospitava il concerto del nostro alfabetico eroe.
Una decina di pattuglie. Eh? Sì. Una. Decina. Di. Pattuglie. Ci era sembra una enormità; ci era sembrata una fesseria. Così, anche solo ad occhio.
A mettere definitivamente in chiaro la situazione ci ha pensato stamattina il Karemaski stesso (un club dalla storia importante e dai mille meriti per la musica live in Italia), con un lungo post che qua riportiamo e che vi invitiamo caldamente a leggere.
L’avete letto? Bene. Ecco, pensiamo che di fronte a tutto questo ogni discussione su quanto Young Signorino sia fuffa o genio, sia Aphex o cialtrone, dovrebbe per un attimo essere messa da parte. Non facile, eh: perché ormai appena si leggono le parole “Young” e “Signorino” messe assieme, voilà!, scattano subito dei riflessi pavloviani che spingono le persone a parlare, commentare, esagerare, spararla grossa: in linea di massima per insultarlo e per considerare inammissibile che sia considerato “musica” ma, in fondo, che sia anche considerato per quello che è – ovvero uno dei tanti tizi che sta provando a fare trap in Italia seguendo stilemi già iper-percorsi in America (raggiungendo peraltro in un paio di occasioni momenti di genialità vera più o meno volontaria, come spiegammo nel nostro famigerato pezzo “aphexiano”).
Ma non è questo il punto. Non è di Young Signorino che si parla qui, non è di lui che si deve parlare in questo caso. Si deve parlare di una geometrica dimostrazione di due cose: ovvero di come l’atmosfera post Corinaldo abbia iniziato ad invelenirsi, portando come prevedibile tutto nella psicosi sensazionalista (perché improvvisamente i concerti di musica dal vivo, a maggior ragione se c’è la trap di mezzo, sono diventati un drammatico problema di ordine pubblico, anzi, una quasi certa catastrofe e carneficina: bello vivere così, ancora meglio lavorarci, no?); ma anche, e questa è la cosa più grave, la dimostrazione di come si continui a fare polpette da parte delle stesse istituzioni del principio di competenza. Già. Il caro, vecchio, (s)conosciuto principio di competenza.
Chi se ne frega della competenza, chi se ne frega della conoscenza. L’importante è soddisfare la sete di sensazionalismo del momento
Perché che cazzo: quello che racconta il Karemaski è da un lato un atteggiamento larvatamente persecutorio (lo stesso zelo legislativo nel controllare i permessi viene osservato verso chiunque? Sì? No?), dall’altro dimostra come da parte degli organi di polizia non si sia minimamente voluto prendere in considerazione il parere di chi lavora sul campo, di chi conosce le cose, di chi – come il Karemaski – ha una lunga storia di pratica e competenza sul campo.
Chi se ne frega della competenza, chi se ne frega della conoscenza. L’importante è soddisfare la sete di sensazionalismo del momento. Passi quando questo succede su Facebook, ma vederlo succedere anche negli uffici delle autorità e pubbliche istituzioni, ovvero di chi dovrebbe sovrintendere alle regole che guidano la nostra quotidianità e ai perimetri di sicurezza che circondano le nostre libertà individuali, è molto ma molto preoccupante. Segno di una mancanza di approccio pragmatico; segno anche di una scarsa capacità di comprendere i fenomeni culturali contemporanei (può capitare), o della nulla volontà di affidarsi a chi ti può aiutare a decrittarli e contestualizzarli (e questo è il vero problema).
Ora, se volete esercitarvi nel giochetto di quanto fa schifo o no la trap e quanto fa schifo o no Young Signorino fate pure, ignorando così il vero problema di quanto è successo ad Arezzo pochi giorni fa, ignorando il vero punto della questione. Se fate così, non siete nemmeno quelli che guardano il dito invece della luna: siete quelli che si guardano il deretano. Senza manco riuscire a vederlo davvero.
Dopo quanto già successo per Capodanno a Foligno, col Serendipity, un’altra storia su come il clima, per chi lavora nel campo dell’imprenditoria musicale live, stia diventando mefitico. La vera emergenza è questa. Non i testi di Sfera Ebbasta. Non l’autotune.