Può volerci un occhio fino per accorgersene, ma c’è una nuova ondata di entusiasmo che sta invadendo la scena house degli ultimi tempi. E son diversi gli elementi in cui la riconosci: il bagno di consensi conquistati da nomi emersi recentemente come Tiger&Woods, Mosca o Disclosure, che pur non inventandosi nulla di nuovo sono ancora capaci di accendere i riflettori sui classici meccanismi house da pista; la nascita di fenomeni creati dalla critica come quello “hipster house” dell’anno scorso, e il fatto che anche recentemente arriva ancora il FaltyDL di turno a rinfrescarne i contorni; la rivitalizzazione delle forme house-pop che chiamano in causa cantati femminili e tanto piacciono al grande pubblico, ritrovate negli ottimi lavori recenti di T.Williams ma anche nelle recenti svolte di Lusine; il fatto che una label sempre attenta ai fermenti underground come la Rinse, che raramente si è mai mossa dai tre angoli fedeli quali il grime, il dubstep e il funky, ora sta facendo incetta di esponenti house, arrivando addirittura a proporre un perfetto sconosciuto come Mark Radford (che in realtà è baricentro del clubbing house londinese) per la Rinse:18; non ultimo, l’evidenza che le compilation più entusiasmanti dell’anno passato (Rinse:21 e Moda Black, almeno per chi scrive) sono fatte di morbida, elegante, raffinata e incontestabile HOUSE.
Intendiamoci, niente di quanto detto sopra va considerata un’innovazione in termini puramente estetici. Da questo punto di vista, anzi, possiam dire che la house degli ultimi 10 (facciamo anche 20) anni si è evoluta pochissimo, e il ventaglio di proposte di affettuosa retrofilia come la compila “Traxx – The House That Garage Built”, focalizzata su nomi moderni che riprendono stilemi classici, stanno a dimostrare che le cose non sono cambiate granché rispetto alla seconda metà dei ’90. Eppure l’entusiasmo resta alto, i dj continuano a produrre pezzi atti ad esaltare, il pubblico continua ad infiammarsi e le compile di genere continuano a scattare fotografie significative dei momenti in corso. Qui entra in gioco Future Disco, la serie dj-mix partita nel 2009 con l’esplicito intento di dar risalto alle realtà rappresentative del mondo disco/house moderno, che continua a vantare il merito di spostare l’attenzione dall’autore del mix (che, diversamente dalle altre compilation, non viene mai nominato esplicitamente) alla concretezza dei re-edit (i pezzi son sempre personalizzati per il mood della compila, di modo che il risultato somigli sempre più ad un album a tema).
Il volume 6 svolge ancora il suo valido ruolo di istantanea, con un percorso di alta fedeltà ai 4/4 che offre tutto lo spazio possibile ai modi più gioviali e armonici di vivere il clubbing. Una selezione che tende ad esaltare certi aspetti sempre efficaci della house, modulando l’equalizzatore sui bassi d’umore deep di Lazaro Casanova o dei Groove Armada (sempre perfetti per scaldare la pista, impostati su un impianto che agli aficionados ricorderà Tensnake e Todd Terje) e su aperture melodiche di alleggerimento, secondo umori spacey (Cosmic Kids), progressive (a/jus/ted) o pizzicato dream (Francesca Lombardo, intervistata di recente su queste pagine). L’accento più evidente però è sui vocals, pezzi cantati come Not That Kind Of Girl di Miguel Campbell, Return It di Kim Ann Foxman o Mario Basanov sui MotorCitySoul, che virano su andamenti formato pop dai tanti maestri ispiratori (french touch, Chromeo, Booka Shade e, perché no, anche la Maya Jane Coles altezza Easier To Hide) e conciliano lungo formule orecchiabili e adatte a tutti.
Il mix è ben fatto, scalda l’atmosfera, è aggregante, muove gli animi se il volume è alto e gestisce disonvolto lo sfondo se è basso. La house ha questi poteri e anche tanti altri: è per questo che non passa mai di moda.