Dopo averci donato uno degli album techno più belli degli ultimi mesi, “Vaudeville” di Inigo Kennedy, è ancora la Gran Bretagna il terreno di caccia perfetto per chi fa della qualità il suo solo e unico credo. Questa settimana su Suoni & Battiti è il momento di parlare di due album immensi per qualità e ricercatezza: stiamo parlando delle nuove raccolte di Lone, su R&S Records, e dei Plaid, che tornano a distanza di tre anni da “Scintilli” con un disco che ci fa rivivere le bellissime sensazioni dei loro esordi. L’elettronica che ci piace parla sempre più spesso la lingua della regina.
[title subtitle=”Lone – Reality Testing (R&S Records)”][/title]
Il nuovo album di Lone, dal titolo “Reality Testing”, uscirà a metà Giugno su R&S Records e rappresenta, senza ombra di dubbio, uno dei momenti più belli e intensi che l’elettronica ci ha regalato in questa prima metà di 2014. Energica e sprezzante, la raccolta rappresenta il contenitore dove Matt Cutler è riuscito a far confluire la techno di Detroit, l’house di Chicago e i beat hip hop (ciò che più ha apprezzato nel periodo di stesura del suo nuovo lavoro); elementi apparentemente difficili da conciliare, che qui però convivono in armonia grazie al taglio funk con cui il produttore di Nottingham solitamente arricchisce la sua musica.
La miscela, per questa ragione, è a dir poco eccitante e sorprendente, mai banale e talmente coinvolgente da riuscire a trasmettere tutti i colori delle emozioni che sono state alla base del processo creativo. E dire che di nuovo, qui, non c’è davvero nulla: la base di tutto è l’editing di suoni campionati in studio e registrazioni atmosferiche a cui sommare ritmiche asciutte e incisive; le parti melodiche, anch’esse spesso semplicissime e ripetitive, fanno il resto rendendo l’album di un’onestà disarmante. Lone sembra quasi aver del tutto tralasciato la fase “raffinamento” in post produzione, lasciando alle dodici tracce di “Reality Testing” il compito di essere pienamente se stesse, ovvero lo specchio di un lavoro durato dodici mesi, di esperienze e di una crescita artistica ormai giunta a pieno compimento. Si parte da “Ariglow Fires” e “Begin To Begin”, già pubblicate lo scorso anno (sempre sulla label belga) e si procede in un viaggio circolare che tocca l’house dei “campioni di piano” (“Aurora Northern Quarter”) e dei chord avvolgenti (“Vengeance Video”), i beat sincopati di “Meeker Warm Energy” e “2 Is 8”, la dolcezza dei piani melodici di “Jaded” e che trova la sua massima incisività in “Restless City”, il pezzo che forse meglio rappresenta l’identità dell’intero album.
Così, a distanza di due anni da “Galaxy Garden”, ecco che Lone fa l’ennesimo passo avanti della sua carriera, voltando le spalle (almeno idealmente, almeno in questa parentesi lunga cinquantatre minuti) al tiro dubstep dei suoi vecchi lavori in favore di un suono più semplice e immediato. “Reality Testing” ci chiama a sé con convinzione e senza indugio, come se sapesse che il “vibe che accomuna house e hip hop” è davvero irresistibile. E’ tutto così diverso ma allo stesso tempo vicino, bravo Lone: questo è un super album.
http://www.youtube.com/watch?v=DvbBCI2dzRU
[title subtitle=”Plaid – Reachy Prints (Warp)”][/title]
Pensate al piatto più buono che prepara vostra madre, quello che fa da una vita e che vi cucina quando vuole vedervi felici. Bene, “Reachy Prints” per me è esattamente questo. Non immaginatelo come un album banale (anzi) e nemmeno come un lavoro così semplice da non meritarsi il paragone con qualche prelibatezza cucinata da Vissani, no; il nuovo lavoro dei Plaid è una raccolta convincente e irrinunciabile perché preparata con cura, con minuzia e con l’affetto e il rispetto che ci si mette quando si vuole fare del bene, quando si vogliono fare le cose nel giusto modo seguendo alla lettera la meccanica del rituale. “Reachy Prints”, poi, non ha l’ambizione o la pretesa di suonare nuovo o alla moda, tanto che le parole usate da Warp per presentarlo (“a journey into a subterranean world”) suonano quantomai spiazzanti se lette dopo aver ascoltato “Hawkmoth”, “OH” (la mia preferita, un lavoro capace di colpirmi e stupirmi) e “Matin Lunaire”, tracce che rimandano a paesaggi celesti e “alti” anziché che a fredde e umide atmosfere prive di luce.
Eppure è notte anche tra le trame tessute da Ed Handley e Andy Turner, che grazie alla loro cura maniacale per il dettaglio incastrano melodie che sanno di anni ’90 come il 4-4-2 del Milan di Fabio Capello e rappresentano un tuffo al cuore per chi ha amato i Plaid dei primi album (“Not For Threes”, sempre su Warp) e per chi non è stato capace di impazzire per il non entusiasmante “Scintilli”. E’ notte, dicevo, ma non una di quelle dedicate alle danze più sfrenate – che comunque non sono mai state il fine ultimo del duo inglese -, piuttosto di quelle da trascorrere distesi con la testa rivolta verso il cielo, libera di lasciarsi trascinare laddove le melodie di “Reachy Prints” sono pronte a condurla. E’ roba semplice, non si ostenta nessuna delle qualità che Ed e Andy hanno e sanno di possedere, perché non è questa la sede di virtuosismi: sarebbero fuori luogo, stonerebbero in un contesto che arricchisce e che conforta allo stesso tempo.
E allora, fatta eccezione per “OH” (che comunque fa bella mostra di sé immediatamente, per poi fuggire via velocissima nei suoi quattro minuti e mezzo), non aspettatevi momenti da mani tra i capelli. “Reachy Prints” è arte, consapevolezza e creatività, ma anche compostezza. Non ce ne voglia Picasso, ma il suo “Il peggior nemico della creatività è il buon gusto” qui fa un buco nell’acqua.
http://www.youtube.com/watch?v=Abb0-3r4WHY