No, non è la pandemia, non è che mo’ ci siamo messi a fare (e guardare) film-documentari perché ora non possiamo ballare: “Disco Ruin”, di cui vi abbiamo già parlato e di cui vi consigliamo davvero la visione, e “Riviera Clubbing” sono due lavori la cui idea e lavorazione è nata ancora prima che il Coronavirus diventasse una figura cupamente dominante nelle nostre vite, abitudini, scelte. Sì: ben prima. D’altro canto basta vederli, i due film, per capire che tutta quella cura nel reperire materiale e tutte quelle interviste non sono stati una questione di cinque minuti, ma invece un lavoro lungo ed appassionato, che ha doverosamente portato via anni di lavorazione e ricerche.
Se siete nella zona di Rimini (dove doveva partire anche l’estate del clubbing, ma chissà… chi aggira per legge i divieti ed è – o si finge – stabilimento balneare o ristorante qualcosa fa) andate assolutamente domenica 18 luglio, alle ore 21, all’Arena Lido (qui tutte le info). Ci sarà infatti un’anteprima di “Riviera Clubbing – The Movie”, e vedere questo film-documentario proprio nel cuore dell’azione, ovvero nel cuore della Riviera, aggiunge emozione ad emozione. Lì dove “Disco Ruin” è più pop e scintillante (e fa un grande lavoro emozionale che aiuta ed obbliga però a riflettere parecchio), il film voluto e diretto da Luca Santarelli è più un lungo viaggio di un appassionato per altri appassionati.
Non possiamo ballare. E per fortuna che almeno – grazie a un lavoro di documentazione preziosissimo – possiamo guardarci allo specchio. Un po’ invecchiati, un po’ nostalgici; purtroppo quasi intimamente convinti che certe momenti e certe magie – gli after, la creatività, la follia, l’innovazione – siano irripetibili. Moltissime delle persone coinvolte da Santarelli nel film sono ancora attive, ed ancora da protagonisti, questo assolutamente. Solo che a furia di ripetere che la Riviera e l’Italia ad inizio anni ’90 sono stati la Mecca del clubbing d’Europa (…ed è vero, è stato davvero così), la domanda che aleggia se si fa un “passo in più” è: com’è possibile che abbiamo perso questo primato? Com’è possibile che non l’abbiamo mai sfruttato veramente, e fatto durare? Com’è possibile che quando a Riccione arrivava il mondo e si creavano i fenomeni a Berlino non c’era nulla di nulla, solo macerie e qualche scantinato, manco il Tresor, mentre oggi la situazione si è invertita del tutto?
Com’è possibile che quando a Riccione arrivava il mondo e si creavano i fenomeni a Berlino non c’era nulla di nulla, solo macerie e qualche scantinato, manco il Tresor, mentre oggi la situazione si è invertita del tutto?
C’è stata forse una mancanza di visione a lungo raggio. O forse non si era coscienti di quello che si stava facendo, e di quanto importante era (magari ti rendevi conto solo del tuo successo personale, sociale o economico che fosse, e non ti veniva in mente di pensare come “sistema”). Si viveva molto il presente. Se ne era così affascinati o gratificati, da non pianificare mai il futuro. “Riviera Clubbing” (forse) racconta anche questo, oltre ad essere una cronistoria accuratissima di quello che è successo in Riviera, e di come quasi da alcune casualità ci si sia evoluti, passo dopo passo, dalla balera alla house al clubbing di matrice techno, lasciandosi dietro miriadi di momenti belli, pazzi, importanti.
Come guarderete “Riviera Clubbing” (e “Disco Ruin”)? Con l’occhio completista di chi vuole vedere se è stato detto tutto ed è stato detto in modo corretto, per fare eventualmente le pulci o invece per lodare? Con l’occhio del turista curioso de “Ah, ma vediamo cosa succedeva in Italia venti, trent’anni fa”? O con lo sguardo rivolto al futuro, “Prendo ispirazione da queste cose ed avvenimenti che hanno reso imprevedibilmente magica la realtà, e cerco di capire come farlo io per il mio futuro, a modo mio e col linguaggio della contemporaneità”?
Scegliete la risposta, e vi diremo chi siete.
Ma intanto, se potete, domenica 18 luglio non mancate all’Arena Lido. Già da sola la chiacchierata con Tony Humphries nel film-documentario vale oro – ma poi c’è tutto il resto, che vale altrettanto. Altre presentazioni seguiranno. Ma perché saltare proprio quella di Rimini, se ci si può fare un salto?