Cosa sta succedendo? Direi che è arrivato il momento di chiedervelo e chiedercelo…
Non voglio allontarmi troppo con gli anni e rimanere legato ad un passato che probabilmente non c’è e non ci sarà più ma mi si stanno sconvolgendo i canoni “underground”, il concetto cupo, nudo e crudo del termine sta mutando ad un presente e ad un futuro alquanto strano.
Non molto tempo fa ricordo che a fare i party più belli erano in pochi, quei pochi che potevano permettersi nomi illustri nel proprio club e ripeto club, quei pochi che grazie ad una comunicazione coi fiocchi e ad un modesto seguito creavano la festa che si aspettava con ansia tutta la settimana. Oggi “quei pochi” non sono più soli, ma si sono moltiplicati, sono diventati molti in certi momenti direi “troppi”. Capisco la voglia di fare, il desiderio di espansione, il voler crearsi ognuno qualcosa di proprio ma forse si sta esagerando. Mi chiedo se sia l’inizio della fine o la fine per poi resettare tutto e riniziare?
Credo di non offendere nessuno se inizio col dire che l’Italia (la nuova penisola aggiunta alle isole Cayman) sia diventata il posto più ambito da ogni dj, il luogo dove la guest è considerata una “divinità”, purtroppo non solo economicamente ma anche fisicamente. Tutti abbiamo un nostro idolo, soprattutto noi malati di musica elettronica, però smettiamola di considerarli mostri sacri o chissà chi perché poi quando si esibiscono all’estero non è così: vi dirò di più, togliendo per un attimo l’Italia dall’Europa, un qualunque dj più o meno famoso lo si vede ballare sul dancefloor tra la folla di gente senza che nessuno gli si stampi addosso o addirittura udite udite lo si potrebbe vedere da solo al bar bere il suo cocktail preferito. Quello che sto dicendo potrebbe sembrare irreale, ma credetemi, è tutto vero.
Tornado al concetto iniziale di ricerca sonora fuori dai parametri commerciali tradizionali, ovvero musica underground, credo di poter affermare che questo termine è un attimo da modificare o magari da non usare più. Le nostre superstardj, non possono più essere considerate “persone di culto” dato che le vediamo suonare, oramai, in qualsiasi luogo provvisto di impianto (anche due casse da pc possono risultare un impianto in certi casi) e davati a pubblici alquanto ambigui, diciamo per capirci meglio, “poco underground”. Perché allora continuare a parlare di musica “alternativa” o musica per pochi…? Siamo onesti, non siamo più nei Loft parties di David Mancuso o al Paradise Garage dove per entrare, a meno che non eri amico stretto o VIP, era impossibile.
Iniziamo anche noi a dire allora che o facciamo un passo indietro o ci inventiamo qualcosa di nuovo (senza copiare, che ultimamente anche questo va molto di moda), sennò ammettiamo che il mondo commerciale al quale ci sentiamo tanto estranei ha preso il sopravvento su tutto e tutti e che in fin dei conti se nessuno inizia a proporre una soluzione, accettiamo questo status e che Dio ce la mandi buona.
Marco Ricci
Appassionato sin da sempre di musica iniziando dal revival ’80/’90 e al moonwalk di Michael Jackson, fino alla tanto amata musica elettronica arrivando al punto di fondare per gioco (con i compagni d’avventure dancerecce Antonio Fatini e Matteo Cavicchia) il blog Pillole Elettroniche prima e ad oggi insieme ad Antonio quello che leggete ogni giorno. Su Soundwall faccio un po' di tutto per il bene del portale e della musica elettronica.
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