Per i più distratti, è ancora una “scuola per dj”. Ma basta dare un’occhiata al sito, per capire che (già da anni) le cose non stanno più così. La Red Bull Music Academy infatti è ormai da tempo una vera e propria università della musica a trecentosessanta gradi. Il ceppo principale resta quello della club culture, ma con un imperativo categorico molto chiaro: mischiare i generi, metterli in comunicazione fra loro. C’è un occhio di riguardo per quanto riguarda le sonorità più colte dei dancefloor (dubstep, wonky, tutto ciò che in qualche modo rimanda a Detroit), ma fondamentalmente c’è spazio per tutti e soprattutto c’è l’ordine per tutti di mettersi in gioco. I puristi, i producer monocolore che non ne vogliono sapere di provare a confrontarsi con stili diversi dal loro, sono banditi.
Ecco. Se questa attitudine vi piace, il consiglio è davvero quello di provare a farsi selezionare. La sede dell’Academy 2011 è, per ora, Tokyo. E’ chiaro a tutti che da un momento all’altro questa sede potrebbe essere cambiata, se continuano a non esserci le condizioni per una permanenza calma e sicura nella metropoli giapponese. Che sia lì o altrove, chiunque sarà fra i sessanta selezionati dell’Academy (provenienti da tutto il mondo), per quindici giorni avrà viaggio, vitto e alloggio pagati. Ma soprattutto: per quindici giorni avrà docenti d’eccezione, e non solo li ascolterà raccontarsi e svelare i trucchi del mestiere ma, nella seconda parte della giornata, potrà pure lavorare in studio con loro. Fianco a fianco con gente come Carl Craig, Modeselektor, Tiga, Michael Meyer, Hank Shocklee (il creatore del suono dei Public Enemy!), Underground Resistance (prima e unica volta che si sono prestati a fare qualcosa per un evento dove c’è un marchio di mezzo, a dimostrazione del prestigio che gode l’Academy), Don Letts (l’uomo che ha fatto conoscere il reggae ai Clash!): queste sono le lezioni a cui ho assistito direttamente, e io dell’Academy ho visto in tutto non più di sei, sette giornate, contando le varie edizioni. L’elenco però è pazzesco, ed infinito. E in quindici giorni di permanenza si fa davvero il pieno di incontri, lezioni e pratiche incredibili.
Insomma, un’opportunità di crescita personale notevole. Con l’Academy infatti non si vincono soldi, non si vincono contratti discografici, non è un concorso: è un’esperienza di vita, sta a chi è selezionata farla poi fruttare nel migliore modo possibile. Anche se poi capita sempre più spesso che gli a&r delle etichette più importanti (la Warp lo fa spesso) tengano ben d’occhio chi di anno in anno è selezionato; è già successo più volte che dei contratti discografici sono stati firmati direttamente fra le mura dell’Academy. Ma non è questo il punto centrale della faccenda.
Come fare per partecipare alle selezioni dell’Academy di quest’anno che, Tokyo o non Tokyo, si svolgerà dalla fine di ottobre? Basta scaricare questo pdf e compilarlo in tutto e per tutto entro il 4 aprile, seguendo le istruzioni poi per l’invio. E’ lungo e bislacco, il pdf: questo perché chi porta avanti la faccenda vuole scegliere non solo gente musicalmente in gamba, ma anche persone curiose, intellettualmente vivaci, pronte a buttarsi senza rete in un’avventura in grado di rimettere in discussione le proprie conoscenze.
Intanto, se volete un assaggio preliminare del sapore dell’Academy, gli appassionati di wonky, dubstep e dintorni possono passare venerdì 25 marzo da Bologna (dalle 18 al Teatro Sanleonardo, in Via San Vitale) per confrontarsi con Onra e Benji B su trucchi e storie del mestiere per poi sentirne in serata i set. Il giorno dopo, sabato 26, appuntamento a Napoli al Nut Studio per un workshop con Steve Rachmad e Marco Passarani (istruzioni per iscriversi qui) e poi la sera nella Sala 3 del Duel Beat con Rachmad e Giancarlo Lanza a sciorinare tech-house ad altissima qualità.