L’ultimo weekend di giugno il mondo festival ha un’unica declinazione ovvero Glastonbury, tre giorni in cui l’epicentro della musica mondiale e, più in generale, l’arte mondiale trova libero sfogo a Pilton, nel Somerset, raccogliendo migliaia e migliaia di fan da tutto il mondo. Una comunione e fusione di umanità, che peraltro si sta svolgendo proprio in queste ore, ma che ha radici lontanissime: negli anni ’30 nacque come ritrovo dei pensatori bohémien, ma fu negli anni ’70 grazie all’impegno del lattaio Micheal Eavis (sì, un lattaio) che il festival ha delineato i connotati di quello che è adesso.
Proprio per la natura estremamente eterogenea del festival, la musica elettronica ha sempre trovato ampi spazi, soprattutto durante l’era della rave culture, e a testimoniarlo è il corto “Plastikman: Glastonbury Displaced”. Il video è un collage di immagini che hanno come protagonisti un Richie Hawtin super-nerd, gli umori durante l’esibizione e lo stage prima del ritorno a casa, il tutto in assoluta discordanza con l’accompagnamento musicale basato sugli esperimenti ambient-noise dal titolo “Ambience from Sheet One sessions”. Un documento importante poiché è stato girato durante l’esibizione di Richie Hawtin e del suo alter-ego del 1995 che viene considerata una delle 10 performance migliori di tutti i tempi nella storia del festival andandosi a contendere lo scettro con Paul McCarty, David Bowie e gli Smiths. A 20 anni di distanza Plastikman è ritornato, senza occhiali, più consapevole, più ricco, più tutto, ma è innegabile la potenza di un’artista che ha segnato e sta ancora segnando il corso della musica elettronica.