Rappresentano senz’altro una delle grandi novità nel panorama elettronico degli ultimi due anni. Il loro modo rivoluzionario di fare musica, un giusto connubio tra sonorità pop, dance e beat house, ha catturato tutti, partendo da Bruno Pronsato fino ad arrivare ai fenomeni di questo momento, i Visionquest. Questi, signori, sono Benoit e Sergio. Nati e cresciuti nella loro Washington DC, influenzati da mostri sacri come Ricardo Villalobos e i Daft Punk, nel 2009 danno vita ad una collaborazione che pian piano li porta ad essere apprezzati fin dai loro primi ep anche in Europa. Sono stati tra i protagonisti delle feste del WMC, ora ripartiranno per una serie di date tra Regno Unito, Belgio, Croazia e Germania. Il mio consiglio è di tenerli d’occhio e non lasciarseli assolutamente scappare, perchè due artisti come loro, ora, non ce ne sono in giro.
Benvenuti Sergio & Benoit su Soundwall.it.
Quando è nato esattamente il vostro progetto musicale “Benoit & Sergio”? Dal primo incontro al primo progetto…
Ci siamo incontrati ad una festa di compleanno nella primavera del 2008 tramite un amico comune che aveva già capito saremmo potuti andare d’accordo. Siamo andati tutti in un piccolo bar a Washington DC chiamato Napoleone. Lì, nel week-end, i dj suonano cose del tipo “OPP” di Naughty By Nature e la musica di Kanye West. Nel febbraio del 2009, entrammo finalmente nello studio di Benoit, che è una sorta di santuario di synth analogici. Per qualche ragione, il nostro primo brano è stato chiamato “John Muller”; di questo usiamo ancora qualche sample nel nostro liveset. Non aveva voce. Poi abbiamo iniziato a scherzare anche con la voce e entro la fine di aprile, abbiamo finito “Full Grown Man”, che è stato pubblicato su “Thesongsays” nel novembre del 2009 e ristampato nel febbraio di quest’anno su DFA.
Quali sono state le figure che vi hanno principalmente influenzato per il vostro modo di fare musica?
Ci sono artisti che ci affascinano e ci ispirano – Paul Simon, Sam Prekop, The Sea and Cake, Jim O’Rourke, Brian Eno, Ricardo Villalobos, Daft Punk o Leonard Cohen – ma nessuno influenza il modo in cui effettivamente facciamo musica insieme nel nostro studio. Non abbiamo mai lavorato o collaborato con nessuna di queste persone, quindi non sappiamo come fanno esattamente la loro musica. Poiché lavoriamo collaborando uno con l’altro tutto il tempo, ci influenziamo a vicenda maggiormente di chiunque altro.
2009. L’anno di uscita di “What I’ve Lost” su Thesesongsays. Ep di esordio e già un grande boom. Bruno Pronsato è stato colui che per primo ha colto la vostra genialità nel fare musica. Come è nato il vostro rapporto con Bruno e come si è evoluto nel tempo?
Bruno ha sentito “Full Grown Man” in una stanza d’albergo al DEMF nel 2009. Il nostro grande amico Ben Parris aveva il file MP3 e lo ha riprodotto sul suo MacBook in un after. A Bruno è piaciuto un bel po’. Lo abbiamo poi incontrato ufficialmente una settimana dopo a Washington DC in una serata in cui stava suonando. Ci ha fatto presente la sua volontà di dare vita ad una sua etichetta e così abbiamo dato la traccia a lui. Avevamo bisogno di un altro brano per l’Ep e abbiamo scritto “What I’ve Lost” una settimana dopo. Tutto questo a giugno del 2009.
Le vostre radici sono molto lontane dal mondo dell’house e della techno. Nonostante questo ne avete pian piano incluso alcuni elementi nelle vostre produzioni, dando vita a progetti completamente innovativi e non classificabili in un genere preciso. E’ stata questa secondo voi la formula del vostro successo?
Non direi che le nostre radici sono molto lontane dal mondo house e techno. Siamo stati ascoltatori di entrambi i generi e siamo andati a diverse feste fin da adolescenti. Non è un azzardo per noi fare cose più “cattive” o più house, ma la musica che amiamo e di cui siamo più orgogliosi “galleggia da qualche parte nel golfo tra dance e pop”. Se sia o meno questa la formula per il successo, è aperto al dibattito: la scorsa notte abbiamo suonato in una serata con circa 10 persone.
A tal proposito, in tutte le vostre tracce sentiamo la voce malinconica di Sergio. Un’arma assolutamente efficace e uno dei punti fondamentali del vostro successo. Quello che mi colpisce è l’originalità dei vostri testi. Da dove ti arrivano le idee?
C’è una grande canzone di un ragazzo di nome Jonathan Richman che fa “Di notte, di notte, di notte, in quel momento ho le mie idee brillanti.” Per noi, è più facile avere buone intuizioni mentre collaboriamo spontaneamente dopo aver bevuto un po’ di vino nel tardo pomeriggio.
Dopo il primo ep, avete capito che la strada giusta da percorrere era proprio questa e infatti sono presto arrivati altre uscite di successo (come ad esempio “Midnight People” su Spectral Sound). Nel 2011 il primo ep di Visionquest. Vi sentite onorati di essere i primi artisti di questa neonata label? Cosa pensate abbia spinto a puntare su di voi?
Per noi è un grande successo rilasciare debuttando per qualsiasi etichetta promettente. Ma con Visionquest è stato particolarmente gratificante, perché conoscevamo da prima chi fossero Visionquest. Alla fine, è stato un raro esempio di personale e professionale venirsi incontro da entrambe le parti senza che tutti si odiassero a vicenda.
Vista la natura della vostra musica logicamente preferite esibirvi live nelle vostre esibizioni. Avete mai pensato di fare un dj set?
Sarebbe bello scatenare la folla suonando la musica di persone che ammiri, ma ci sarebbero voluti anni per diventare bravi abbastanza per essere considerati grandi dj. Se si diffonderà mai un dj set con Youtube, però, si potrebbe aprire con “That’s Just The Way It Is” di Bruce Hornsby e poi proseguire con un po di “deep”.
Vedendo la figura del dj molto distante dal vostro modo di fare musica?
In realtà, non ci siamo mai veramente preoccupati di come un brano si inserisce in un mix o se il dancefloor è pronto. Ora su questa cosa, abbiamo imparato ad essere un po’ più consapevoli. Ci piace far ballare, quindi se sentiamo in un brano un potenziale per il dancefloor, possiamo aggiungere elementi o scanalature al fine di rafforzarlo.
Ultimamente abbiamo notato le sempre più numerose date in Europa e in Usa. Come è andata è a Miami? Avete riscontrato qualche differenze rispetto alle serate in Europa?
E’ stato bello suonare finalmente in America, specialmente a Miami. Le feste in cui abbiamo suonato erano dei ritrovi in cui la nostra impronta musicale era adatta alla folla americana. Abbiamo anche suonato all’aperto a Miami. Sembra quasi che noi facciamo musica più adatta per situazioni all’esterno che per i clubs. Potremmo prenotare su qualche linea di crociera tropicale in modo tale che possiamo suonare sempre fuori.
Nonostante ciò trovate anche il tempo per produrre. Volete svelarci qualche anticipazione riguardo le prossime uscite?
Abbiamo un EP che uscirà il 28 maggio su DFA chiamato “Principles”. Poi un EP in uscita all’inizio dell’estate su Spectral chiamato “Let Me Count The Ways”. E stiamo lavorando ad un follow-up dell’ep su Visionquest …C’è anche il principio di un album che pian piano stiamo riempiendo con alcune tracce.
Mi auguro di vedervi ancora in Italia! Buona fortuna!
English Version:
They represent one of the pleasant surprises in recent years. Their revolutionary way of making music has captured everyone from Bruno Pronsato to Visionquest. A right mix of pop sounds, dance and house beats. These, ladies and gentlemen, are Sergio and Benoit. Born and raised in their Washington DC, influenced by Ricardo Villalobos and Daft Punk, in 2009 they create a partnership that gradually leads them to be appreciated for the first ep in Europe. One of the stars of WMC parties, now they restart again for a series of gigs between UK, Belgium, Croatia and Germany. My advice is to keep an eye on them, because now there are no artists like them around the world.
Hi Benoit & Sergio. Welcome to the Soundwall.it. Let’s start with the first question:
When were “Benoit & Sergio” born? Since the first meeting to the first real project…
We met at a birthday party in the Spring of 2008 through a mutual friend who had the proper sense to see that we might get along well. We all went to a great little bar in DC called Napoleon. On weekends there, DJs play crowd pleasers like “O.P.P.” by Naughty By Nature and Kanye West music. In February of 2009, we finally entered into Benoit’s studio space which is a kind of shrine to analog synths. For some reason, our first track was called “John Muller” and we still use a hook from it in the liveset. It had no vocals. Then we started fooling around with vocals and by April’s end, we had finished “Full Grown Man” which was released on thesongsays in November of 2009 and re-released in February of this year on DFA.
What artists have greatly influenced the way you make music?
There are artists who fascinate and inspire us–Paul Simon, Sam Prekop, The Sea and Cake, Jim O’Rourke, Brian Eno, Ricardo Villalobos, Daft Punk or Leonard Cohen–but no one influences the way we actually make music together in our studio. We’ve never jammed with any of these people, so we don’t know how they make their music exactly. Since we work on jams with each other all the time, we influence each other more than anyone else.
2009. The year of “What I’ve Lost” on thesesongsays. Debut ep with a big boom. Bruno Pronsato was the one who first took your genius in music making. How your relationship with Bruno was born and how it has evolved over time?
Bruno heard “Full Grown Man” in a hotel room at DEMF in 2009. Our very good friend Ben Parris had an MP3 and played it on his Macbook at some after party. Bruno liked it quite a bit. We then met him officially in DC at a show he was playing a week later. He mentioned he was starting a label and we gave it to him. We needed another track for the EP and we wrote “What I’ve Lost” a week later. That was June of 2009.
Your musical roots are far away from house and techno world. Despite this, you have gradually included some elements of these genres in your productions, creating a completely innovative projects that can not be classified in a specific genre. Do you think this mix was the formula of your success?
We wouldn’t say that our roots are very far away from the house and techno world. We’ve both been listening to both genres and going to parties since we were teenagers. It isn’t a stretch for us to make harder stuff or house stuff, but the music we are most proud of putting out floats somewhere in the gulf between dance and pop jams. Whether or not this has been a formula for success is open to debate: We just played a show to about 10 people last night.
In this regard, in all of your tracks we hear Sergio melancholy voice. A highly effective weapon and one of the key of your success. What strikes me is the originality of your lyrics. Especially thinking about “What I’ve Lost” or “Walk and Talk” where do you get ideas?
There’s a great song by this guy named Jonathan Richman that goes “At night, at night, at night, that’s when I get my bright ideas.” For us, it’s more like we chance into neat hooks during the spontaneity of maxi-jams after some wine in the late afternoon.
After the first ep, you understand that the right way to make music and you continue to work hard. Soon you released other great eps such as “Midnight People” on Spectral Sound and “Boy Trouble” on DFA. In 2011, the first EP of Visionquest. Do you feel honored to be the first artists of this new label? What do you think has led Seth, Ryan, Shaun and Lee to focus on you?
It is great to get the coveted debut release for any label of promise. But with Visionquest it was especially gratifying because we’ve known them since before they were Visionquest. It was a rare instance of the personal and the professional coming together without everybody hating each other in the end.
Due to the nature of your music, you logically prefer performing live. Have you ever thought of doing a DJ set?
It would be great to rock crowds playing the music of people you admire, but it would take years to get good enough to be a DJ worth seeing. If youtube DJing ever catches on, though, we could open up a set with “That’s Just The Way It Is” by Bruce Hornsby and get deep.
Do you think the DJ is far from the way you make music?
Originally, we’ve never really worried about how a track fits in a mix or if it is dancefloor ready. But we’ve learned to be a little more concious of that. We like to make people dance so if we feel a track has a dancefloor potential, we may add elements or grooves at the end to reinforce that.
Lately we have seen that your gigs are always more numerous in Europe and in USA. How it was your last gig in Miami? What are the differences from your gigs in Europe?
It was great to finally play in America during Miami. The parties we played were the jam and our American muscle music suited American crowds. We also played outside in Miami. It could be that we make music for outside rather than clubs. Maybe we need to get booked on some tropical cruise line so we can always play outside.
Nevertheless you found the time to produce music. Do you want to tell us something about your upcoming releases?
We have an EP coming out on DFA called “Principles” on May 28th. We have an EP coming out on Spectral called “Let Me Count The Ways” in early Summer. And we are working on a follow up EP for Visionquest……There’s also the spirit of an album that we are filling in more and more with the substance of songs.
Hope to see you again in Italy! Good Luck!