Nel 2016 vinse Lollino: e arrivò addirittura a trionfare alle finali assolute, quelle mondiali. Nel 2017 fu il turno di Lorenzo De Blanck, che alla finali assolute ci arrivò, essendo fra i top 3 (non vinse, ma era assolutamente a livello del vincitore). Per entrambi il lascito di quest’esperienza è stata maggiore consapevolezza, più conoscenza, grande fiducia in se stessi. Bene: anche quest’anno la Burn Residency ha eletto un vincitore per le sue finali italiane. La costanza paga e ripaga: se nel 2017 David Di Sabato era arrivato solo nelle finali coi primi 5, senza riuscire a trionfare, quest’anno il titolo è stato suo. Sarà lui il rappresentante italiano nella Burn Residency 2018. Lo festeggiamo in due modi: con l’intervista che potete leggere qui sotto, ricordandovi che domani 21 aprile, al Tunnel di Milano, nella serata in cui ci saranno l’ottimo DJLMP resident di Take It Easy e il live degli affascinantissimi HVOB (ne parlammo qui) ci sarà anche lui in line up, la sua prima esibizione in grande stile dopo la vittoria. Intanto, conosciamolo meglio.
Quest’anno il vincitore italiano delle selezioni per la Burn Residency sei stato tu, dopo essere stato finalista l’anno scorso. Torniamo appunto al 2017, a quelle finali: quando hai scoperto che non saresti stato vincitore, cosa hai pensato in quel preciso momento? Sinceramente, eh!
Aver avuto accesso ai Mix-Off italiani del Burn Residency lo scorso anno mi ha davvero riempito di gioia, mi rendevo conto che qualcuno si era davvero accorto del mio lavoro, del mio modo di fare e proporre musica, ed ero contento ed orgoglioso di questo. Mi ero subito reso conto che il livello della finale italiana era altissimo: eravamo in cinque e davvero fortissimi. Ognuno aveva caratteristiche diverse e secondo il mio parere ognuno avrebbe potuto vincere. Ho fatto il mio set e ho atteso il verdetto. Ovviamente dopo c’è stato un momento di sconforto: ovvero, ti passa davanti il sogno di andare ad Ibiza con dei grandi professionisti del settore ma non riesci a raggiungerlo. Poi sono tornato in hotel e prima di dormire mi ripetevo, “Hey, hai fatto del tuo meglio, qualcuno ti ha notato ed eri in finale. Non mollare, migliora sempre di più“. Vi assicuro che è stata un’esperienza breve, ma intensa. E nella sua brevità ho rafforzato un sacco la mia esperienza, ho lavorato ancora più sodo durante la seconda parte del 2017 e questo inizio di 2018 .
Quando hai deciso che ci avresti riprovato anche nel 2018?
Sono uno che non molla, volevo riprovarci. Ho visto il banner sul sito di Burn. Ci ho pensato credo dieci secondi, poi mi sono detto “Perché no?“. Volevo riprovarci, credevo davvero di avere le carte in regola per farcela.
Come hai costruito il set che ha fatto da tuo “biglietto da visita” per queste selezioni 2018?
Diciamo che ho lavorato molto sulla mia personalità, fin dal primo periodo dopo i Mix-Off 2017. Ho pensato che dovevo proporre quello che era il mio concept di musica, sapevo (e so tuttora) che è il mio punto forte. E soprattutto, ho puntato e potenziato ancora la parte della produzione. Volevo in un certo qual modo rendere unico quello che proponevo, e sono soddisfatto del lavoro svolto. Ma mai sazio, voglio dare ancora di più.
Facciamo un passo indietro: come ti sei avvicinato all’idea di fare il dj? Se non sbaglio hai iniziato molto giovane, ancora quattordicenne…
Esattamente, avevo quattordici anni. Mi ricorderò sempre un episodio: eravamo sull’autobus pronti per andare ad una gita scolastica, c’erano i primi compact disc. Tutti i miei compagni ascoltavano gli 883 all’epoca, io i Daft Punk. Ero affascinato da come si potesse far musica con un computer (e poi ho scoperto che era molto più complicato di quanto pensassi), ma ero davvero rimasto colpito da questa diversità. Andavo a casa e registravo su cassetta qualsiasi cosa ritenessi musica elettronica. Avevo chili di cassette in giro per la camera e mia madre mi odiava per questo. Ma era il mio mondo. Poi riascoltavo tutto prima di dormire. Così mi sono avvicinato al mondo della musica elettronica, al djing.
Qual è stato il primo momento importante della tua “vita da dj”, quello in cui hai pensato “Ehi, forse questa può diventare una strada seria per me…”?
Sono stati essenzialmente due, più o meno nello stesso periodo. Nel 2010 faccio un brano: in realtà producevo già da due anni, forse tre, ma era la prima volta che mi sentivo davvero soddisfatto del lavoro fatto in studio e decisi di inviarlo a Richie Hawtin, tramite la demo section del suo canale SoundCloud. Mi rispose, “I will play it“. Spensi il pc, andai a letto. Mi risvegliai il mattino seguente, riaccesi il pc e riguardai il mio inbox di SoundCloud…era tutto vero! Li ho davvero capito che ero sulla strada giusta, mi ricordo ancora la traccia, si chiamava “Mushroom”. Il secondo momento fu quando un gestore di un locale del milanese mi chiese di andare a suonare per una volta nel suo locale. Preparai minuziosamente il mio set. Venne a congratularsi a fine serata, dicendomi che quando volevo potevo tornarci tranquillamente. Che ero stato straordinario. Questa cosa mi gasava un sacco. Ho incominciato a sognare.
Tutti abbiamo dei punti di riferimento artistici che ci ispirano. Anche non direttamente dal punto di vista musicale, ma pure solo per l’attitudine. Quali sono i tuoi?
Ho ispirazioni e influenze che provengono da diversi campi, posso dirti Sol LeWitt, è stato un artista legato a vari movimenti tra cui l’arte concettuale e il minimalismo. Solo a vederle, le sue opere, riesco a decifrarle in musica. A volte quando sono in mancanza d’ispirazione apro un suo libro illustrato che ho a casa. Un’altra fonte d’ispirazione per me è Stephen King, amo i suoi libri e mi si apre davvero la mente quando leggo quello che propone. Ha una fantasia innata quest’uomo, a volte penso non sia umano.
Tu sei dell’area milanese, giusto? Come ti ci trovi? E dove ti piacerebbe vivere nel prossimo futuro?
Vivo in un paese vicino Milano, una quindicina di minuti circa dalla metropoli. Mi piace la vita milanese, un po’ troppo frenetica a volte, ma a me un po’ piace la frenesia. Per il mio prossimo futuro avrei due posti in mente: Ibiza, per ciò che offre, soprattutto nel mondo dell’Industria musicale, potrebbero crearsi davvero scenari interessanti sulla Isla. E poi, come non menzionare Berlino: amo tutto il movimento artistico e culturale che offre questa città. Un’atmosfera diversa. Senza dimenticare però la mia Milano.
Melodic Deep come realtà è un qualcosa che ti si può accostare al 100%: come è nata, cosa doveva essere, cosa sta diventando.
Melodic Deep è il mio tesoro prezioso. Era giugno 2017 quando io e Steve Banning (produttore olandese) decidemmo di dar vita a questo progetto. Conoscevo Steve per diverse produzioni che aveva fatto, lo reputavo (e tuttora lo reputo) uno dei talenti più forti del panorama deep house / techno europeo. Mi contattò lui parlandomi di questo progetto che aveva in mente, chiedendomi di aiutarlo nello sviluppo: ore ed ore di Skype progettando e pensando a come potenziare il nostro network. Iniziò come una piattaforma musicale, proponevamo essenzialmente brani in free download in accordo con dei giovani talenti, vogliosi di essere aiutati nella promozione, si trasformò in poco tempo in una vera e propria label. Proponiamo guest mix di grandissima qualità, abbiamo avuto artisti come Supacooks, Paul Hazendonk, Deeparture, Boss Axis e abbiamo i mesi di aprile, maggio, giugno con degli ospiti incredibili, ne ne posso svelare uno: Piemont. Abbiamo da poco sviluppato anche la parte delle varie “Premiere” per diverse etichette del calibro di Manual Music, Sound Avenue, Parquet. Insomma, ci stiamo espandendo sempre di più e vorremmo lavorare a degli eventi targati Melodic Deep per il prossimo futuro.
Qual è la traccia che non può mai mancare in un tuo dj set?
L’ho suonata spessissimo ed è un pò il mio cavallo di battaglia: “Roadkill” di Dubfire.
Infine: qual è la traccia che finora hai prodotto di cui sei più orgoglioso? E qual è il dj con cui ameresti fare un back to back?
La traccia che ho prodotto cui sono più orgoglioso è un free download che ho messo in rete ad inizio di questo 2018, un remix speciale che ho fatto ad un gruppo che amo, il Kollektiv Turmstrasse, il brano è “Jupiter Sunrise”. Ho voluto creare una versione tutta mia e ho più di 13000 plays su SoundCloud con diversi supporti internazionali. Ma posso anticipare che il mio prossimo singolo / EP è davvero una bomba: in uscita a fine Aprile dal titolo “Procyon”.