Considerando la mole discografica che si porta dietro e quanto abbia seminato in vent’anni di carriera possiamo dire tranquillamente che Vincent I. Watson sia uno di quelli che hanno fatto la storia della techno. Dopo una formazione classica Vince inizia a fare il dj a Glasgow, la sua città, e dal 1995 inizia una lunga collezione di uscite per decine di etichette diverse, ne fonda due personalmente (raccogliendo consensi ovunque, da Carl Cox a Laurent Garnier) fino al riconoscimento a livello mondiale come produttore, dj e live perfomer. Lo scorso febbraio è uscito il suo ultimo lavoro “Serene”, seconda release per la giovane label sperimentale “Pyramids of Mars” capitanata da nientemeno che Matt Edwards aka Radio Slave.
Vince, tu vivi ad Amsterdam, ma sei scozzese, di Glasgow. Quando ti sei trasferito in Olanda e perchè questa scelta?
Sono ad Amsterdam da quasi tre anni; è sempre stato un posto dove ho suonato molto, ho molti amici qui, per cui il passo seguente è stato trasferirmici. Nel 2010 avevo bisogno di un cambiamento. Amsterdam è una mini-Berlino, senza essere così incasinata.
Parliamo dell’album. Intanto, come mai la scelta di utilizzare il tuo nome per esteso? Volevi semplicemente dare un’identità precisa ad un lato della tua produzione o c’è un altro motivo?
Mi sono sempre prefissato di fare dei lavori con il mio nome completo ed è il momento giusto per aprire quel libro. Non è un altro capitolo che si chiude, piuttosto l’inizio di un altro lato della mia carriera che aspettava, aspettava… La musica classica mi è molto vicina, dietro le quinte ho sempre composto colonne sonore aspettando il momento adatto per farle uscire.
Cosa ti ha ispirato in questo lavoro? La sensazione che ho avuto io è che in molti passaggi hai cercato di emulare suoni di elementi naturali, mi sbaglio?
La mia ispirazione sono stati alcuni sogni che ho fatto, abbastanza vividi da ricordarli, provarli e buttarli giù in audio. Si, ci sono molti elementi “natural sounding”. Vita e natura costituiscono una grossa parte dei sogni, sono le sensazioni che ricordi quando ti svegli.
Non è la prima volta che sforni un LP con forte impronta ambientale, ad esempio l’anno scorso in questo periodo usciva “Every Soul Need A Guide”, un misto di chill, deep house e jazz, mentre “Serene” è ancora più estremo visto che un solo brano su undici (l’ultimo) contiene elementi di batteria. L’hai pensato apposta in vista di una colonna sonora o è semplicemente il risultato di un tocco più intimo ed emozionale del tuo lavoro?
A livello di concept “Serene” è puramente un sogno. E’ un album ambient con toni classici. L’ultima traccia è la mia interpretazione di come i nostri sogni finiscono, di quanto diventano caotici prima del risveglio. Ogni album che faccio sarà qualcosa di differente, questa è la mia sfida. Non vedo il senso di cacciare fuori in serie un album techno all’anno.
Ascoltando “Serene” la traccia che mi ha colpito di più è “Celtic Beauty”. Oltre alla scelta del titolo c’è qualche altro elemento “Scottish”?
Non proprio, “Serene” è più un viaggio spaziale, ma ho pensato fosse importante inserirci qualche radice personale e “bellezza celtica” calzava bene.
Oltre alla musica, ci sono altre forme artistiche che ti stimolano in particolare?
Come puoi immaginare, sono molto appassionato di film e della musica che li accompagna. Sono anche un malato profondo di architettura.
So che il tuo live è basato su macchine hardware. Suoni sempre dal vivo o fai anche il dj?
Non è solo hardware, uso un portatile come sequencer quando suono live. In questo momento sarebbe impossibile per me andare in tour solo con hardware. E sì, faccio il dj da vent’anni, da tre sono uno dei resident del Tresor di Berlino. Trovate i miei mix nella mia pagina Soundcloud!
La tua etichetta “Bio” esordisce con la prima release nel 1996. Come era stata concepita la label? Perchè hai sentito poi il bisogno di creare “Everysoul”, quella che potremmo definire la “sorella minore” di “Bio”? Ad oggi queste due label rispecchiano le tue aspettative?
“Bio” era la casa che mi serviva per tutta la musica che volevo far uscire; siccome il nome Vince Watson era sotto contratto con la “Alola” e il mio album di debutto si chiamava “Biologique” mi sembrò logico usare Bio. “Everysoul” è l’etichetta sorella, più relaxed, si concentra sulla grande musica elettronica, non semplicemente su musica da club.
Posso chiederti che considerazione hai di Glasgow, la tua città, e della Scozia in generale riguardo alla musica elettronica? Quali sono le zone più vivaci?
Glasgow è stata un importante fulcro per la musica elettronica fin dall’inizio e non smetterà mai di esserlo. Ha uno dei migliori club del mondo dove suonare, il “Subclub”, dove la gente è fantastica. Quanto a etichette, promoter e artisti ci sono lunghe liste di figure importanti. Sono orgoglioso di venire da quella città, ma felice di vivere ad Amsterdam adesso.
Hai cavalcato l’onda techno dagli anni novanta ad oggi pur mantenendo sempre uno stile unico e senza scendere a compromessi in favore del suono del momento. Sapresti indicarci qualche nome emergente valido che ritieni segua questo tipo di mentalità?
E’ un po’ difficile rispondere, perchè il 90% dei talenti emergenti che vengono fuori sono un trend. La musica è cambiata molto, è difficile spiccare adesso, perchè ci saranno sempre cento persone a fare qualcosa di più accessibile di quello che fai tu e che arriveranno prima. Stare fuori dalle masse e fare qualcosa di unico ha le sue difficoltà, ma se credi davvero in quello che fai e hai le capacità per sviluppare il tuo potenziale puoi arrivare dove vuoi. Detto questo, si presentano sempre le opportunità di aprirsi alla musica trendy, ma se il tuo equilibrio e il tuo sguardo vanno in quell’altra direzione c’è sempre una stanza dove sperimentare.
Ultima domanda, ho letto che hai già iniziato a lavorare per un nuovo album, che sarebbe il nono della tua carriera. Puoi anticiparci qualcosa?
No! Non do mai anticipazioni fino al completamento, se non agli amici stretti.
English Version:
Considering discography’s mass he takes along with him and how much he has been scattering in twenty years of career we can say Vincent I. Watson is one of those men who have made techno’s history of course. After a classical education Vince began to dj in Glasgow, his town, and began in 1995 to collect a long serie of releases on tens of several labels, he founded his own two (earning consense from everywhere, from Carl Cox to Laurent Garnier) until he have established himself internationally as producer, dj and live perfomer. Last february his new album “Serene” was released on the experimental young label “Pyramid of Mars” led by Matt Edwards aka Radio Slave.
You live in Amsterdam, but you are Scottish, from Glasgow. When did you move to Netherlands and why?
a) Ive been in Amsterdam for almost 3 years now, which has always been a place I’ve played a a lot and have a lot of friends here, so moving here was the next step. in 2010 I needed a change. Amsterdam is a mini-berlin without being as messy.
Let’s talk about your last album “Serene”. Why did you choose to use your full name? Do you want to maintain a precise identity for a side of your production? What else?
I always intended in doing some work under my full name, and the time is right to open that book. Its not another chapter closing, I’m just beginning another side of my career which has been waiting and waiting. Classical music is very close to me and I’ve been composing scores behind the scenes waiting for the right time to break them out.
It’s not the first time you crank out an album with a strong ambiental imprinting ; for example last year “Every Soul Need A Guide” was published, a mix of chill, deep house and jazz, while “Serene” is even extremer seeing that only one song of eleven contains drum elements. Did you imagine it as soundtrack or it’s just the result of a more intimistic and emotional touch?
‘Serene’ is purely a dream in concept…its an ambient album with classical tones….the last track is my interpretation of how our dreams end and how chaotic they become before we wake. Every album I make will be something a bit different…that the challenge for me and I don’t see the point in churning out techno albums every year.
What did inspire you for this work? My sensation was you have tried to emule some natural elements’ sounds, haven’t you?
My inspiration was dreams that I’ve had that were vivid enough to remember and try and put down into audio. There is a lot of sounds in it which are natural sounding yes. Life and nature is a big part of dreams, its those feelings that you remember when you wake up.
Besides the music, do other art shapes particularly inspire you?
As you might imagine, I’m very much into films and the music that scores with them. Im also an Architecture freak at heart.
I know your live performance goes by only hardware machines. Do you always play live or sometimes as dj?
Its not only hardware…I do use a laptop to sequence with when I play live….its impossible for me to tour with only hardware now. Yes I’ve been Djing for 20 years! Im a Resident DJ at Tresor in Berlin for 3 years now. Check my soundcloud page for mixes.
Your label “Bio” made one’s debut in 1996. How did you have devised it? Why did you create “Everysoul”, that we can account as her little sister?
Bio was the home I needed for all the music I wanted to release, as my Vince Watson name was contracted to Alola and my debut album was called ‘Biologique’, so it seemed logical to use Bio. Everysoul is the relaxed sister label that focuses on great electronic music…not just club music. The name Everysoul simply implies that I’m looking for the soul in the music, whatever the genre.
Can I ask you how do you consider Glasgow and Scotland about electronic music? What are the most vibrant zones?
Glasgow has been an important hub for electronic music since the very beginning and will never stop being that. Its got one of the best clubs in the world to play, Subclub, and the crowds are fantastic to play to. Labels, promotors and artists are all long lists of key people. Im proud to come from the city, but I’m happy I now live in Amsterdam.
Listening to “Serene” I love “Celtic Beauty” most of all. Besides title’s choice, are there additional Scottish elements?
Not really, Serene is more of a spacial journey but I thought it was important to put some personal roots into it and Celtic Beauty fitted well.
You have been riding the techno wave from 90s to now always maintaining a unique style not yielding to any trend sound. Could you tell us some emerging names you think following this mentality?
This is quite difficult to answer…because 90% of the emerging talent coming through is trending! Music has changed a lot…its harder to break through now because there is 100 people doing something more accessible than you that will get there first. Standing out from the crowd and doing something unique has its difficulties but if you truly believe in what your doing and you have the skills to carry your potential, you will get to where you want to be. That said, there is always opportunities presenting themselves to open up to trendy music…but if your balanced and look at things in that way, there is always room to experiment.
I read you started with a new album, it would be your ninth one. Could you allow us any previews?
No! I never preview until complete…not even to friends.