Non vedevamo l’ora di parlarvene, di raccontarvi cosa ci ha colpito dei tre bellissimi album protagonisti della nuova puntata di Suoni & Battiti. Stiamo parlando delle nuove raccolte firmate da Cuthead, che con “Total Sellout” ci mostra qual’è la sua natura “originale”, da Herva, sempre più orgoglio di quell’Italia che mira alle sfere più alte dell’elettronica mondiale, e dal duo svedese SHXCXCHCXSH, che con il suo secondo LP su Avian si candida tra a ruolo di protagonista della “stagione della techno” che ci aspetta.
Si tratta di tre lavori che vi consigliamo caldamente perché, se da un lato è vero che i protagonisti della rubrica di questa settimana sono noti ai più, è altrettanto chiaro che di fronte a certi nomi è vietato dare qualsiasi cosa per scontata. Oggi Soundwall vi presenta tre album con tanto da dire, molto di più di quanto era lecito attendersi.
[title subtitle=”Herva – Instant Broadcast (Delsin Records)”][/title]
Con la consapevolezza di un veterano, nonostante l’Anagrafe dica ben altro, Herva s’è lasciato alle spalle il bellissimo “Meanwhile In Madland”, l’album d’esordio su Bosconi, e ha rimescolato le carte del suo talento, confezionando per Delsin Records una raccolta che non può non rinnovare le attenzioni di appassionati e addetti ai lavori sul suo singolarissimo gusto.
L’incoscienza e l’irruenza con cui Herva si è presentato due anni fa, con la sua sorprendente opera prima, lasciano qui spazio a scelte stilistiche più vicine a quanto Delsin Records – lei la prima label oltralpe a garantirsi il talento del toscano – ci ha abituati con il suo catalogo, pur restando saldamento ancorato alle sue radici R’n’B, soul e hip hop. “Instant Broadcast”, sensibilmente più scuro rispetto a quanto Herva ci ha fatto ascoltare negli ultimi mesi (e nelle release targate Life’s Track), fornisce in modo chiaro e nitido il punto di vista del produttore toscano sul suono tipico dell’house e della techno di Chicago e Detroit; è un album che non da punti di riferimento o chiavi di lettura scontate e, proprio per questa ragione, risulta fresco e inaspettato in ogni suo passaggio.
La ruvida leggerezza di “No Way Out” (uno dei punti più alti della raccolta), l’incisività mista rabbia di “Slam The Laptop” e i richiami IDM di “01 (Edit)” e “Pitch Business” costituiscono solo i motivi più immediati per cui è vietato mancare l’ascolto del nuovo album di Herva, certi di ritrovare al suo interno angoli da esplorare con attenzioni in cui non mancano le sorprese. Chissà, magari qualcuno riuscirà a capire perché prendersela con i ninja.
[title subtitle=”Cuthead – Total Sellout (Uncanny Valley)”][/title]
Robert Arnold, in arte Cuthead, non avrebbe potuto scegliere modo più chiaro per mettere al corrente chi ha imparato a conoscerlo solo per le sue release su Uncanny Valley che la sua musica e il suo passato hanno tutt’altre radici. “Total Sellout”, la sua seconda raccolta sulla label di Dresda dopo “Resteessen” (in free download sulla pagina Bandcamp dell’etichetta), è, infatti, il risultato di un lavoro di scrematura e raffinazione di vecchi lavori le cui idee risalgo a ben prima che Uncanny Valley esordisse nel 2010 con “#001”, EP a cui lo stesso Cuthead ha contribuito con “Unacceptable Mustache Styles”.
Partito da ben cinquantuno lavori, Cuthead ci consegna una raccolta di diciotto tracce di grandissimo spessore dove a farla da padrone è il suo background hip hop – quello legato alla crew Kunst:stoff Breakz e ai party nella periferia di Dresda – e la sua abilità nel manipolare e rieditare i campioni attraverso la sua inseparabile Akai MPC. Per questa ragione, se in parte il suono e il mood scelto per “Everlasting Sunday” dovevano rappresentare una sorta di avvertimento della piega artistica che Cuthead intendeva prendere da lì in avanti, “Total Sellout” sembra indossare i panni di una confessione vera e propria: “vedete? io sono questo qui”.
Chi, una volta appresa la notizia dell’uscita di questa raccolta, s’aspettava di riscontrare al suo interno dei richiami a “Brother EP” e al suo groove housy irresistibile deve cercare di fare un passo indietro nella carriera (la parte meno nota, almeno al di fuori dei confini tedeschi) dell’artista di Dresda e lasciarsi trasportare da brani come “The Poncho”, “Scissorhands” e “All Night Long”: Cuthead e Uncanny Valley stanno “svendendo” musica, ma regalando dei gioiellini.
[title subtitle=”SHXCXCHCXSH – Linear S Decoded (Avian)”][/title]
Interrotta l’inflazionatissima e monotona moda di chiamare i propri lavori come il codice fiscale di un titolo, il duo svedese SHXCXCHCXSH torna su Avian a un anno da “Strghts”, il bellissimo album d’esordio. Via dunque le impronunciabili sequenze di consonanti e spazio a parole di senso compiuto, parole che, almeno in parte, dovrebbero rappresentare un’istantanea dei nuovi intenti di questo progetto misterioso che, con “Linear S Decoded”, taglia in parte il cordone che lo lega a un recente passato di matrice industrial a vantaggio di un suono più atmosferico e melodico.
Nonostante il mood del lavoro rimanga volutamente ancorato alle tinte color catrame di quella techno di matrice IDM che in Gran Bretagna, prima ancora che nel resto d’Europa, ha saputo prendere piede, diventando uno dei fenomeni più interessanti degli ultimi anni, quello di “Linear S Decoded” non rappresenta un ascolto angosciante e forzatamente buio. Merito dell’apertura alle melodie, è chiaro, ma anche delle scelte affascinanti fatte dai SHXCXCHCXSH in sede di composizione e assemblamento delle tracce: la raccolta è un percorso tortuoso, mai banale e irruento; una storia a tratti brutale (“Elocution” e “Drain This Lord”), ma anche sensuale (“Wading Guise”) e ipnotica (“Helical Dialog”).
Le tredici tracce raccolte in questo nuovo Avian concentrano in pochi minuti (solo “The Repelling Of The Quantitative Invasion” sfiora i sei minuti) l’approccio finto-violento dei SHXCXCHCXSH: chi è fermo ad ascoltare o in pista, immerso nella sua danza, è sempre sul punto di aspettarsi un colpo che in realtà non arriva e non arriverà mai. E’ un album subacqueo soprattutto per questa ragione, non soltanto nella scelta di dilatare il suono e immergerlo in scenografie degne del più nebbioso lago del nord della Scozia, perché qui si ha la netta sensazione che il kick e il resto della ritmica risuonino come immersi sotto la superficie dell’acqua. E allora non c’è da spaventarsi, non bisogna commettere l’errore di etichettare “Linear S Decoded” come un lavoro difficile da digerire perché, a ben vedere, gli echi dubstep di “The Under Shore”, le distorsioni di “Rudimental Retreat” e le stridenti melodie di “This Hmming Raverie” e “Monolithic Conclusion” rappresentano un qualcosa a noi già noto, ma reinterpretato con gusto e sensibilità da questo duo che ha dimostrato, ancora una volta, di saperci fare.