Sono passati ben sei anni dall’uscita di “Dying In Time”, ultimo capitolo della trilogia composta dai precedenti “Flares” e “Afraid To Dance” ed al contempo quarto album della band genovese port-royal. Un silenzio lungo, di riflessione, in cui i membri della band hanno concentrato i propri sforzi sui progetti in singolo, trovando però il tempo di produrre un nuovo album che verrà rilasciato il 25 settembre sulla label americana n5MD. “Where Are You Know”, questo il titolo, è un disco poliforme in cui sono racchiuse le diverse anime dei port-royal e il singolo “Death Of A Manifesto”, che abbiamo il piacere di presentarvi in anteprima, è solo una delle diverse declinazioni possibili.
Abbiamo fatto qualche domanda ad Emilio Pozzolini per capirne qualcosa di più.
È passato un po’ di tempo dal vostro ultimo album “Dying in Time”, sei anni per essere precisi, un tempo molto lungo in questo nuovo corso della discografia digitale in cui i cambiamenti repentini di gusto sono nella norma. Vi siete assunti un grosso rischio… come avete visto evolvere la scena dal vostro punto di vista e su quale scena vi state proiettando ai vostri occhi?
Abbiamo sempre avuto difficoltà a riconoscerci in un genere preciso e con questo nuovo disco, come nel passato, non c’è intenzione di situarci sui territori delimitati di appartenenza a generi e scene. Non ignoriamo, tuttavia, le mode e i cambiamenti che passano nel mondo della musica (elettronica e non) e, in generale, nella vita; ma piuttosto che inseguirli nel momento stesso in cui emergono, se tali cambiamenti esprimono degli elementi che ci ispirano o toccano punti nevralgici del nostro gusto, cerchiamo di farli nostri e rielaborarli attraverso la poetica che per istinto ci accompagna fin dall’inizio. Questo processo a volte può richiedere più tempo, ma vogliamo arrivare ad un risultato che alle nostre orecchie vada al di la del tempo stesso e ci soddisfi al 100%.
Come detto, sei anni e arriva “Where Are You Now” …cosa avete fatto in questo periodo di allontanamento dal progetto port-royal?
In realtà non ci siamo mai allontanati dal progetto port-royal, ma avevamo bisogno al contempo di dedicarci anche ai nostri progetti individuali per raccogliere nuove energie da fondere in un nuovo album, che avesse una forma differente rispetto ai dischi precedenti. Come port-royal abbiamo pubblicato nel 2011 il doppio album “2000-2010: The Golden Age of Consumerism”, che, assieme a pezzi rari e quasi tutti i remix realizzati nei primi dieci anni di attività, contiene anche alcuni inediti. Successivamente, oltre ai due brani inediti, “Dämmerung” e “Sovereign Raiders”, usciti rispettivamente nella compilation della label tedesca Pinmusik e nella maxi-compilation a scopo benefico Touched Two (assieme ad Autechre, Plaid, Nathan Fake, Ulrich Schnauss e tanti altri), abbiamo realizzato altri remix. Attilio ha dato vita al suo progetto parallelo Diamat con un album e una conseguente release di remix, sempre tramite la nostra etichetta storica n5MD; io mi sono dedicato principalmente alle sperimentazioni del progetto Cabotronium.
All’interno dell’album è sempre possibile riconoscere la vasta eterogenia d’influenze che vi accompagnano dagli inizi della carriera. Cosa avete ascoltato per produrlo e su quale red line avete voluto far viaggiare tutta la sua lunga gestazione, se di lunga si è trattato?
I nostri ascolti, seppur legati da un’estetica comune, si sono sempre differenziati in diverse declinazioni, motivo per cui è abbastanza difficile individuare cosa abbia avuto una maggiore influenza nella produzione del disco. Al tempo stesso è forse proprio questa varietà d’ascolto che ci consente di realizzare musica slegata dai vari generi. L’eterogenia di cui parli, forse è stata incentivata anche dalle collaborazioni che come avrai visto sono più numerose del solito.
I lunghi minutaggi non vi spaventano, anzi diventano occasione per esprimere estrema dinamicità ed infatti le tracce cambiano, mutano e lasciano spazio a registri di interpretazione soggettivi. Un scelta dettata dal voler mantenere un profilo più slow listening che da passaggio in radio, quindi lontano dalle logistiche commerciali? Professate anche voi il concetto dello slow listening, magari su supporto fisico, avulso dalla frenetica fruizione digitale?
Più che una scelta ideologica o formale si tratta di una vera e propria esigenza espressiva dettata dalla materia dei brani stessi. Non vogliamo professarci contrari per principio alle evoluzioni, in quanto esse sono inevitabili e necessarie, tuttavia ci piace pensare di proporre un ascolto attivo, che implichi una partecipazione da parte dell’ascoltatore. In quest’epoca di streaming e playlist, in cui la musica assume un carattere sempre più di consumo immediato e impalpabile, ci piace pensare che chi ascolterà “Where Are You Now” lo farà dedicandogli il tempo e l’attenzione necessari e non come semplice sottofondo di altre attività. Il disco infatti uscirà anche in doppio vinile in edizione limitata.
Alcune tracce dell’album sembrano pronte per un trattamento dancefloor-oriented, penso a “Karl Marx Song”, o anche ad “Alma M.”, c’è in cantiere l’uscita di una release con remix? Che opinione avete riguardo la club culture e se per voi può avere connessioni, o anche no, con la scena “indie” (passateci il termine)?
Sì, è già prevista una release di remix dell’album, anche se non sappiamo ancora con certezza quando uscirà. Non abbiamo mai nascosto un legame con una musica più ballabile, basti pensare a “Deca-Dance” o a “Balding Generation” (rispettivamente in “Afraid to Dance” e “Dying in Time”)! Da sempre gli incontri e le contaminazioni sono alla base delle nuove idee musicali, di conseguenza perché escludere una connessione tra club culture e musica indie?
Dopo l’uscita dell’album, quali sono i progetti futuri… tour, collaborazioni, altri progetti?
Di sicuro l’uscita di “Where Are You Now” ci riporterà a suonare dal vivo, dopo il nostro ultimo tour negli Stati Uniti nel 2012. Per il momento è prematuro parlare di veri e propri progetti futuri, pur essendoci tante idee in ballo. Personalmente al momento sto ultimando la produzione artistica dell’EP di debutto di Veyl, che ha collaborato con noi nella traccia “Alma M.”.