Nel seguire passo passo l’operazione Juke Box della Nissan, un’operazione felicemente diversa dal solito “ecco una nuova macchina / compro le inserzioni in tv e la pubblicizzo”, abbiamo voluto scambiare quattro chiacchiere anche con quello che è il main partner dell’operazione: il Ministry Of Sound, una entità che molto semplicemente non ha bisogno di presentazioni. Nello spacifico, a rispondere alle nostre domande c’è Rick Maia, responsabile degli Eventi Internazionali e del conseguente booking: una persona che muove quindi progetti, persone, soldi. Ma che alla fine continua ad essere guidato in primis da una passione che accomuna veramente tutti noi… oggi come ventun anni fa, quando nessuno pensava che il Ministry Of Sound e la club culture in generale sarebbero arrivati lì dove sono arrivati ora.
Puoi spiegarci in poche parole qual è la vera essenza che sta dietro al marchio “Ministry Of Sound”?
Molto semplicemente, la nostra essenza sta nella musica. Questo è. Lo vedi nel nostro nome, lo vedi in qualsiasi decisione noi si prenda. Dalla nostra primissima notte ventun anni fa all’ultima release targata “Example”, è la musica ciò che guida la nostra identità, punto. Senza musica, semplicemente non esistererebbe Ministry Of Sound.
Sono anni e anni che il Ministry Of Sound è al top globale per quanto riguarda la sfera del clubbing. Ma in tutti questi anni quante cose sono cambiate, se provate a guardarvi indietro tornando via via ai vostri primi passi?
Di sicuro il cambiamento più grande è quanto la musica dance sia diventata oggi un fenomeno popolare. Ventuno anni fa era tutto una faccenda di underground, con giusto qualche casuale irruzione nel mainstream come quella, per dire, degli Inner City. Oggi invece perfino negli hotel più lussuosi di Las Vegas, quelli dove un tempo gli ospiti fissi erano Elvis o uno come Tom Jones, c’è come artista residente spesso e volentieri un dj: ti rendi conto? Insomma, è esploso veramente tutto quanto. La tecnologia ha giocato un ruolo molto importante in questa esplosione: senza internet, forse la musica dance sarebbe giusto un patrimonio esclusiva di una ristretta cerchia di clubber nel weekend. L’avvento della musica in download, degli mp3 e in generale della digitalizzazione ha realmente aiutato la musica dance a raggiungere un pubblico notevolmente vasto.
Ma quel è l’errore peggiore che una persona che occupa il tuo ruolo deve assolutamente evitare?
Compiacersi, immagino. Non puoi mai essere soddisfatto dei traguardi che hai già raggiunto, sedendotici sopra… Il segreto del successo è continuare a cercare nuovi stimoli, nuove direzioni, nuovi progetti, nuove persone con cui collaborare. Non è facile, sia chiaro. Ma nel nostro caso ci siamo resi conto, negli anni e coi traguardi via via raggiunti, che la nostra forza sta proprio nell’aver sempre cercato nuove strade, senza aver paura di prendere ogni tanto qualche cantonata, perché anche quelle sono da mettere in conto.
Può essere strano per voi collaborare strettamente non con una label discografica o un’agenzia ma invece con un brand, come in questo caso con Nissan. Come ci racconteresti i primi passi e la successiva crescita di questa vostra partnership?
E’ accaduto tutto in modo naturale, devo dire. Negli anni abbiamo lavorato con diversi brand, appartenenti ai settori più disparati. Quando ci è stato detto che Nissan era alla ricerca di un partner nel campo della musica e del clubbing, beh, non è stata una decisione difficile da prendere. “Juke Box” è un progetto veramente notevole e siamo molti contenti di poterci collaborare, è un’esperienza molto particolare e in grado di raggiungere molte persone diverse fra loro. Ecco, noi vogliamo prima di tutto far parte di esperienze che siano innovative e non scontate: poter collaborare con un brand così attento a muoversi in modi nuovi e non convenzionali non può che farci sentire fortunati.
Non ti chiederò qual è il dj più bravo con cui voi abbiate mai avuto a che fare, so che ti metterei in difficoltà, mi piacerebbe sapere almeno qual è stato quello più simpatico e piacevole dal punto di vista umano…
Sai, in ventun anni ci siamo visti passare davanti tutti e di tutto. Certo, abbiamo i nostri preferiti, ma sarebbe ingiusto mettersi a fare la lista dei buoni, dei più buoni e dei cattivi. Tuttavia, da un punto di vista strettamente musicale, ti posso dire che il nostro rapporto così duraturo e così intenso con Roger Sanchez è qualcosa che ci rende veramente orgogliosi. La sua importanza nella storia dello sviluppo della musica house è totale e il suo talento continua ad essere, ancora oggi, davvero sorprendente.