Nonostante la sua faccia sia abbastanza conosciuta e i suoi dischi abbiano fatto il giro del mondo in lungo e in largo e fatto ballare centinaia di migliaia di giovani, Pancratio non vuole rivelarvi la sua identità, vietandomi tassativamente di lasciarvi anche il minimo indizio. Vi basti sapere che Pancratio è giovane, anzi giovanissimo. È stato uno di quei nomi a farci credere – credere sul serio – che bastasse essere bravi e avere buone idee e contenuti seri per riuscire ad ottenere dalla scena spazio e considerazione, salvo poi essere vittima di quella che può essere considerata a tutti gli effetti la più grande colpa del movimento underground internazionale: esserlo fino in fondo solo a chiacchiere.
È stato, insomma, protagonista e complice ignaro di un’illusione, uno stato d’animo che avrebbe probabilmente abbattuto anche il più tenace dei producer, ma che qui non ha fatto altro che spingerlo verso uno livello ancor più alto e ancor più consapevole. Quello – parole sue – dei suoi lavori migliori.
Così nasce Pancratio, la reincarnazione felina del suo animo artistico, un luogo dello spirito dove esplorare paesaggi sonori extraterrestri e fantascientifici. Un gatto, quindi: l’animale icona di curiosità e indipendenza per eccellenza trova dimora su Heko Records con l’omonimo EP d’esordio, un tre-tracce capace di focalizzare su di sé l’attenzione delle scene mirco e deep-house e di finire nelle borse dei dischi di alcuni dei loro più autorevoli esponenti.
A giugno, dopo l’esordio del suo live all’opening party di Sunflower, uscirà un nuovo EP sempre su Heko Records, mentre è attesa per fine anno la primissima raccolta. Noi la nostra puntata su Pancratio l’abbiamo già fatta, voi fareste bene ad attivare quantomeno il radar.