Comunque la pensiate, una legislazione che va a colpire specificatamente il consumo e il ballo di musica è un precedente preoccupante – e arriva da anni, anzi, decenni, in cui il ballo è stato continuamente “colpevolizzato”. Di rave abbiamo scritto tanto (l’ultima volta, dopo i fatti di Modena, qui e qui), ma difendere spazi di libertà e di aggregazione che nascono dal basso e che non per forza rientrano nelle regole di mercato dovrebbe essere un desiderio di tutti. E questo è un principio che va oltre ai rave in sé, oltre al loro voler porsi fuori dalla legalità, oltre alla loro indulgenza verso l’uso di sostanze. Oggi, in sei città italiane, c’è la possibilità di scendere in piazza e di affermare, con la propria presenza, la propria voce e il proprio corpo, questo principio. Alla faccia di chi crea leggi ad hoc. Ma tollera tutte le schifezze fatte quotidianamente da cittadini e politici apparentemente irreprensibili, e disgustosamente ipocriti e benpensanti.
Noi scegliamo chiaramente da che parte stare.
