Intervistare un dj è sempre una scoperta, se poi intervisti uno di quei personaggi che per anni sono stati un nome su un cd o su una cassetta, l’occasione è ancora più ghiotta. Arriva su Soundwall, Massimino Lippoli, uomo simbolo della riviera romagnola e di una generazione che ha portato l’Italia al top della club culture mondiale.
Da qualche giorno gli amanti della club culture stanno condividendo sulle loro bacheche di Facebook un post in cui si contrappongono i disc jockey 50enni, ai nuovi ragazzini che spopolano nei club e festival di tutto il mondo (come ad esempio Avicii e Disclosure per citare due mondi distanti). Massimino Lippoli oggi chi è? Un giovane cresciuto o un disc jokey che ha fatto la storia ma che pensa che un giorno dovrà appendere le cuffie al chiodo?
Un giovane cresciuto chiaro, scherzo. Un disc jockey cazzuto che prima o poi potrà perdere quell’entusiasmo che per anni lo ha sostenuto. Un domani comunque credo che anche per me arriverà il momento di smettere ma per ora vivo ancora con molto entusiasmo e ho voglia di essere sempre attento all’evolversi sia musicale che tecnologico e la passione e l’affetto dei clubbers fa da collante al resto. Per mettere della buona musica non è mai una questione di età, ma di gusto.
“Sueno Latino” è la hit che ha segnato in modo indelebile la tua carriera. Raccontaci la storia di quel disco e anche perché la tua carriera da produttore è stata meno prolifica rispetto a quella da dj. Paura di non eguagliare il capolavoro o semplicemente ti piace stare davanti al pubblico?
Informazione errata, Sueno Latino non ha assolutamente segnato la mia carriera io nasco dj e non produttore. Nel periodo di Sueno Latino ero già un dj nazionale e Sueno Latino mi ha dato uno po’ spessore in più, ma mai quello che avrebbe potuto dare qualora fosse esistito internet, con internet si che avrebbe segnato la mia carriera ma come ti dicevo io nasco dj e ho continuato a farlo perché mi sentivo tale e come dici tu mi piace stare davanti al pubblico; le produzioni sono comunque continuate e con ottimi risultati remix per Malcom Mclaren e altri dischi in etichette mondiali come Mcj ft. Davina su etichetta Tribal di NY etc… Sueno Latino ha segnato in modo indelebile un genere chiamato ambient house.
Negli ultimi anni stai suonando soprattutto in Italia, cosa ti manca dell’estero?
No, suono all’estero ma meno rispetto a sei sette anni fa le mie due o tre gigs tra Ibiza. Maiorca e Formentera le faccio ancora oggi, ma, purtroppo, per lavorare all’estero oggi bisogna essere produttori prima che dj e far parte di una etichetta prestigiosa. Poi magari come dj non emozioni, ma se hai fatto un disco sull’etichetta di tizio o caio sei figo e stuzzichi l’interesse.
Alcuni tuoi storici colleghi come Cirillo e Ralf, nella loro carriera sono partiti seguendo un genere musicale e nel tempo poi hanno mutato i loro set. Te invece sei un fedelissimo della house music, anzi forse è meglio definirti un maestro del genere. Ti è mai venuta voglia di varcare nuovi orizzonti musicali?
Errato, io amo l’house music ma non sono mai stato fedele ho sempre cercato di anticipare i movimenti cercando di farmeli stare bene in base al mio stile e la mia radice musicale. Per favore non amo la definizione old school io mi sento di mettere generi a 360 gradi e non amo sentirmi dire old school per poi fare serate nostalgiche house music. Amo La ricercatezza nei suoni e passare dall’house alla techno toccando Detroit e per finire house jack e in mezzo qualcosa di disco.
Il moderno dj di successo è una piccola azienda, esiste chi si occupa dell’immagine, del marketing, del booking, dello shooting, etc… Spesso gravitano personaggi inutili intorno ad un dj e la musica a volte finisce per essere accessoria rispetto al personaggio. Mi sono sempre chiesto, se le figure storiche della nostra club culture avessero oggi vent’anni si piegherebbero alla “nuove” regole del gioco? Tu lo faresti?
Beh un po’ facciamo già parte di questo circo marketing, booking, shooting. Ma per noi (o almeno parlo per me) la musica e il party viene prima di tutto. Passo l’intera settimana ad ascoltare dischi di ogni genere e il giovedì e venerdì a selezionare quello che suonerò nel week-end…il resto se ho tempo.
Nella tua carriera hai condiviso la consolle con due o tre generazioni di talenti di tutto il mondo. Con chi ha riscontrato il maggior feeling, chi ti ha fatto emozionare di più?
Solitamente sono un fortunato, sono più i dj con cui mi sono trovato bene; per quanto riguarda il feeling io parto dal presupposto che un dj quando si espone e rischia tende ad emozionarmi, ma poi ci sono quelli che rischiano meno e creano il party anche questi a modo loro mi divertono. Ultimamente ho fatto b2b con alcuni dj giovani e nonostante la loro più giovane età ho avuto feeling ma perché questo: perché non erano scontati e banali.
Tempo fa ho avuto la fortuna di intervistare Ricky Montanari e Flavio Vecchi, voglio fare a te la stessa domanda che ho fatto a loro. C’è stato un momento in cui la Riviera Romagnola poteva scalzare Ibiza tra le mete preferite dei clubbers europei?
Nel ’87 la patron del Pacha di nome Bettina, allora fidanzata del ancora attuale proprietario, ma da considerarsi con un nome attuale la artist manger, prese un aereo privato atterrò a Rimini e venne a sentirmi per poi farmi la proposta di seguirla a Ibiza e diventare dj resident del Pacha. La seguii, feci due serate e scelsi di tornare a fare il resident a Riccione e a Ibiza il guest, perché secondo me in quegli anni dal 1987 al 1990 noi eravamo più avanti musicalmente ed infatti per molti anni a venire abbiamo lavorato nell’isla blanca da guest… mentre per tutto il resto no match: Ibiza vince.
Quale mestiere avresti intrapreso se non fossi diventato un dj? Qual era il tuo sogno da ragazzino?
Non lo so non ho fatto in tempo… ho seguito subito l’istinto della musica ed è nata una cosa che vale per la vita, la PASSIONE.
L’Italia da qualche anno ha invertito la tendenza, riusciamo ad esportare qualche talento. C’è qualcuno che vedi nel futuro come un futuro big della scena?
Si, i Tale of Us sono avanti 5 mesi rispetto a tutti gli italiani e non…e poi altri…
Hai mai pensato di trasferiti in qualche capitale europea o mondiale per subirne le influenze?
Oggi no, ma anni fa nel periodo di Sueno Latino New York mi influenzava parecchio.
Infine, ti voglio chiedere una cosa molto banale. Qual è il tuo primo ricordo di una discoteca? Avresti mai immaginato di passare gran parte della tua vita in luoghi come quello?
Salire in una consolle piena di lucine tasti piatti mixer e vedere la gente che balla e si diverte ancora oggi valgono queste emozioni.