Magari c’è qualche video che ritrae Mario Basanov cantare in parrocchia insieme al coro della sua città, oppure c’è qualche registrazione (di quelle che in genere conservano solo le madri) dello Zecchino d’Oro in cui, già da bambino, faceva mangiare la polvere ai suoi coetanei, eppure “Lonely Days” (alemno a detta dello stesso Mario e della sua label) rappresenta la prima occasione per far vedere di che pasta sono fatte le sue corde vocali. Il risultato è una release sorprendente, che segna il ritorno in pompa magna del producer lituano su Needwant dopo “Up” dello scorso anno. Per chi ancora non lo conoscesse, quello di Mario Basanov è un nome da tenere sotto stretta osservazione perché, release alla mano, questo giovane producer sta scalando gli indici di gradimento non solo dei clubber del vecchio continente, ma di buona parte degli addetti ai lavori (almeno di quelli che non si spaventano a scrivere Silent Music sul flyer del proprio party).
Tagliando trasversalmente sia il sound “cosmic” che quello disco, la versione originale di “Lonely Days” è la versione che preferisco dell’intera release. Non entro nel merito del testo, ovviamente, mentre preferisco soffermarmi sugli elementi che rendono questo pezzo tanto interessante. La voce romantica (ditemi voi se non è un falsetto!) è la chiave del pezzo, mentre intrecci di synth creano un’armonia che rende instancabile un basso sincopatissimo che non conosce variazioni. Bello, tutto bello…dagli standard qualitativi così elevati che primeggerebbe in qualsiasi programma radio, alla faccia della “spazzatura” che ci fanno ingoiare nel traffico ogni mattina!
Nella versione “Plate Dub” il tempo si dilata dando modo al pianoforte e alle melodie di respirare a pieni polmoni. Trattandosi di una dub, la voce è meno presente, ma i versi di Mario Basanov sono comunque determinanti per creare un clima placido e rilassato, quasi sospeso. La “Plate Dub” è viaggio di rara bellezza!
Oltre al “Downtown Party Network Remix”, dove a farla da padrone (che novità!) è quel groove disco tanto in auge in questo periodo, è da citare il remix a firma Drop Out Orchestra. Il misterioso progetto svedese sforna per l’occasione un remix dal gusto funk: il basso gira che è una bellezza e le percussioni, che nella versione originale sono appena accennate, iniziano a recitare un ruolo di prima importanza. Se tutto questo non vi basta resistete fino al quinto minuto: i riff di chitarra, seppur breve, è una perla che chiude il cerchio di questo meraviglioso remix.
“Lonely Days” è tanta roba. Roba diversa!