The Heliocentrics, lo straordinario combo inglese capitanato da Malcom Catto, tra i batteristi più rappresentativi della scena contemporanea, sono pronti ad uscire con un nuovo album, ‘A World of Masks’. Sarà il loro quarto e vedrà la luce, a maggio 2017, grazie alla Soundway Records. Dopo le tante collaborazioni, con Dj Shadow e Madlib agli inizi e poi con Mulatu Astake, LLoyd Miller, Orlando Julius e Melvin Van Pebbles nella fase matura, la band ritorna a modellare il proprio suono distintivo, come originale fusione di jazz, hip-hop, psichedelica e krautrock, nel Quatermass Sound Lab, lo studio analogico di East London che funge da quartiere generale del collettivo. Questa volta l’elemento di novità rispetto ai precedenti lavori sta nella integrazione della voce di Barbora Patkova, giovane cantante slovacca capace di entrare nella logica dell’improvvisazione che, da sempre, struttura la pratica compositiva del gruppo. Il groove mutante, le tessiture ritmiche fluttuanti alle quali ci hanno abituati gli Heliocentrics sembrano declinare, in questo nuovo disco, un concetto futuribile di cosmic jazz. Per gli appassionati non è una novità dell’ultima ora. Sono alcuni mesi, infatti, che si sono fatti insistenti i ‘rumors’ secondo i quali il combo avrebbe in cantiere un album in collaborazione proprio con la Sun Ra Arkestra.
Abbiamo approfittato del loro imminente tour italiano (il 6 aprile al Locomotiv Club di Bologna, il 7 all’Auditorium Parco della Musica di Roma e l’8 al Biko Club di Milano) per intervistare Malcom Catto.
L’ultima volta che vi ho visti dal vivo è stato in occasione del concerto con Orland Julius che avete tenuto al Locus Festival, in Puglia. Cosa ricordate di quella esperienza?
Quello con Orlando Julius è stato un sodalizio durato quattro anni, fondamentale per le nostre ispirazioni come per la pratica live in tutti i suoi aspetti. Il suo bagaglio di esperienze è la sua incredibile energia sul palco rappresentano, per noi, dei modelli di riferimento imprescindibili.
Il Quatermass Sound Lab nel quale registrate si trova nella zona di East London, un’area dalla quale stanno arrivando alcune delle proposte musicali più interessanti degli ultimi tempi. C’è qualche artista che vi piace in modo particolare?
Hackney ha una lunga storia nel coltivare talenti in ambito musicale e artistico in genere, anche se, per i processi di gentrificazione e l’innalzamento dei costi di affitto, molti artisti si sono dovuti allontanare da quest’area. Sono fortunato per il fatto che dal Quatermass Sound Lab passano molti artisti in cerca di un suono nuovo. Tra questi, Vanishing Twin sono tra i miei preferiti, sia dal punto di vista musicale che ideologico, perché riescono a coniugare un approccio contemporaneo con riferimenti alla musica del passato, ottenendo un suono molto personale che fonde generi molto diversi. Come noi hanno una libreria di musica elettronica ricchissima. Recentemente ho avuto il piacere di registrare e produrre il loro eccellente album di debutto e un EP su 10″. Un’altra band che sto registrando in questo periodo e che mi suona davvero bene si chiama Charley Pollyanna.
La collaborazione con Yussef Kamaal, uno dei progetti più amati tra quelli arrivati da Londra negli ultimi anni?
Yussef Dayes aveva registrato le batterie da Quatermass già per un progetto precedente, con la band Family Atlantica. Ha sempre amato il suono organico e caldo che abbiamo in studio, come pure l’atmosfera creativa che lì si respira. In questi giorni sto realizzando la fondamentale importanza di lavorare su suoni che siano di grande qualità sin dall’inizio, il più velocemente possibile, di modo da poter catturare la freschezza e la dinamicità di un progetto fin dalle prime performance. Questo è l’approccio che ho usato nel registrare il brillante album di Yussef Kamaal. Sono una band che lavora molto sull’impronta del momento per cui devi essere costantemente pronto a registrare tutto quello che avviene in studio. Personalmente non sono un fan dei take ripetuti all’infinito perché, in genere, quello migliore è quello che ottieni quando il gruppo non sa nemmeno di essere registrato.
“The Heliocentrics hanno rivelato un modo elastico e versatile di concepire la prossima dimensione del groove”. Così scriveva Edwin “Stats” Houghton su Pitchfork in un articolo recente a proposito del nuovo suono cosmic jazz. Cosa pensi di questa scena che annovera artisti come Kamasi e Hypnotic Brass Ensemble?
Credo che molte band della nuova onda accentui troppo i caratteri dei singoli e troppo poco l’appartenenza ad un suono collettivo. La bellezza dell’Arkestra sta nel modo in cui tutti i musicisti concorrono alla creazione di un suono unico. Non si tratta tanto di mettere insieme singole virtuosità quanto, piuttosto, di fare in modo che tutti i musicisti entrino nella stessa lunghezza d’onda per creare, insieme, un’atmosfera. Questo implica una ruvidezza e una serie di limiti che amo. Tutto il mio lavoro consiste nel ridurre al massimo i singoli talenti musicali (pure importanti nella misura in cui devi essere in grado di esprimere le tue idee) a favore di una congiunzione totale nel carattere della band. Credo che l’intera essenza del jazz cosmico o spirituale stia in questo tipo di approccio.
Stavo pensando alla vostra prima collaborazione con DJ Shadow, per l’album The Outsider del 2006. In questo periodo Shadow sta portando in giro le celebrazioni per i venti anni di “Endtroducing”. Cosa pensate della sua influenza sulla musica degli ultimi due decenni?
DJ Shadow è una continua fonte di ispirazione per molte persone, musicisti inclusi. Uno dei suoi principali contributi credo risieda nell’aver annullato i confini tra i generi attraverso la pratica del campionamento. Credo che progetti come MMR-ADM e Gaslamp Killer abbiano proseguito quello che Josh ha cominciato. Lui ha riscritto il modo in cui intendiamo il campionamento musicale e la programmazione delle batterie, creando musica che suona sempre, completamente, viva. Niente di tutto questo sarebbe potuto accadere se DJ Shadow non ci avesse mostrato la via.
Una parte importante della vostra carriera si è sviluppata partendo da collaborazioni con artisti come Mulatu Astake e Gaslamp Killer. Per il vostro nuovo album, invece, avete scelto di lavorare con una giovane cantante slovacca, Barbora Patkova. Come l’avete incontrata?
Siamo sempre stati alla ricerca di vocalists con i quali lavorare e alla fine siamo riusciti a trvarne una quando la migliore amica della madre di mio figlio mi ha detto che una brava cantate viveva accanto a lei. Mi sono procurato il suo numero e l’ho chiamata per invitarla a provare in studio con noi. La sua capacità di improvvisare canzoni sulle nostre musiche mi ha convinto subito. Questo disco con Babs non la vediamo tanto come una collaborazione esterna ma una nuova possibilità di espansione del collettivo, nella quale rientrano anche Raven Bush al violino ed elettronica e Dan Smith (Noisettes) alla chitarra.
Che obiettivo vi eravate posti di raggiungere con questo album?
A differenza di quello che era successo con ‘The Last Transmission’, che avevamo immaginato come la colonna sonora di un ideale film di fantascienza, e dai dischi con Lloyd Miller e Mulatu, questa volta non avevamo nessuna meta in testa. Volevamo semplicemente che il processo creativo fosse evolutivo, piuttosto che la risposta funzionale a quello che sarebbe piaciuto al nostro pubblico.
Lavorando con una cantante siamo riusciti a superare il nostro limite musicale nel lavorare su strutture. L’improvvisazione è un’influenza subliminale e prepotente per noi, ma il fatto di essere riusciti a coordinarla con l’approccio necessario a una composizione nella quale anche la voce è protagonista ci ha aperto possibilità inedite.
Dall’inizio della vostra storia è stata l’improvvisazione a forgiare il vostro suono distintivo. Possiamo dire che avete confermato questo approccio anche nel nuovo disco?
Abbiamo cominciato a lavorare a questo disco concentrandoci sull’idea di combinare canzoni e strutture sonore. Quello a cui stiamo lavorando ora è un altro passo in avanti per quel tipo di approccio. Nella nostra musica l’improvvisazione avrà sempre un ruolo fondamentale ma, da ora in poi, avrà anche degli elementi a contrasto.
Come può una cantante entrare nelle dinamiche di improvvisazione che caratterizzano la vostra visione musicale? Come ci è riuscita Barbora Patkova?
Fortunatamente Babs ha un background da cantante specificatamente legato all’improvvisazione e quindi dispone di un archivio di liriche sempre pronto nella sua testa. È così che la maggior parte della parti cantate del disco sono emerse spontaneamente durante le registrazioni, senza essere preparate prima e in assoluta sintonia con il flusso strumentale.
Chitarre tiratissime, ritmi pulsanti, svarioni da psichedelica turca… Ci sono altri ingredienti segreti di questo disco che potete rivelarci?
Nella fase di produzione abbiamo aggiunto molti elementi di exotica e un tocco di Floyd delle origini. Come sempre accade, ognuno di noi ascolta una moltitudine di generi diversi, contribuendo in maniera libera e, a volte, inconscia, alla strutturazione delle influenze principali per la nostra musica. Poi lasciamo fluire tutto nelle nostre sessioni di registrazione, improvvisando molto, e seguendo un’idea di integrità compositiva che applichiamo ai nostri live come alle nostre canzoni in studio.
Dopo molti anni di uscite su Now Again, il nuovo disco esce per Soundway records. Cosa vuol dire questo per voi?
È un cambiamento importante che speriamo porti la nostra musica ad essere ascoltata anche fuori dalle orbite e dai circuiti di chi ci segue da tempo.
Recentemente avete scritto la colonna sonora per un acclamato documentario sull’LSD, ‘The Sunshine Makers’. Come avete lavorato a questo progetto?
In questa occasione abbiamo impresso un cambio radicale al modo nel quale lavoriamo di solito. Abbiamo scritto ogni singola traccia partendo da una specifica scena, lavorando su una struttura compositiva precisa e mettendo la chitarra al centro di questo processo. Non credo che il produttore conoscesse bene la nostra musica ma è rimasto impressionato da un pezzo che avevamo inviato pensando alla scena del trip e, a partire da quello, ci ha chiesto di comporre tutta la colonna sonora.
È stata un’esperienza illuminante.
Da qualche parte ho letto che avete in programma un disco con la Sun Ra Arkestra e una nuova collaborazione con Gaslamp Killer. Potete rivelarci qualcosa?
Stiamo lavorando a questa cosa da molto tempo, sviluppando frequenti collaborazioni con Marshall Allen e Knoel Scott dell’Arkestra. Faremo ogni sforzo necessario perché questo possa accadere quanto prima.
Il nostro paese sembra amarvi in modo particolare. Cosa possiamo aspettarci dal vostro prossimo tour?
Cercheremo di dare ai nostri amici italiani un’esperienza musicale fuori dal comune.