Avete presente il proverbio che recita “vedi Napoli e poi muori”, che elogia le bellezze di questa città e delle sue zone? Bene, per l’artista di cui stiamo parlando è proprio il caso di dire vedi Napoli e poi balla! Si, perché Joseph Capriati ha il potere di riuscire a far ballare senza sosta migliaia di persone in giro per il mondo. Com’è accaduto, per esempio, durante il suo set di inizio anno al BPM Festival, in Messico, quando ha suonato per 7 ore consecutive con il suo nuovo progetto 100% JC di cui ci ha parlato. Oltre a questo nuovo progetto le novità che lo riguardano sono tante, come la nascita della sua etichetta discografica e la nuova compilation del Fabric numero 80 mixata completamente da lui.
La tua dedizione e il tuo talento ti hanno portato ad essere quello che sei oggi. Il tuo percorso, specialmente in passato, ti ha permesso di fare una “gavetta” molto importante. Ma come è iniziato tutto? C’è un momento o un evento particolare in cui hai detto voglio fare il dj?
La prima volta che ho visto un dj è stato nel luglio del 1998, e ricordo che era la festa dell’indipendenza degli Stati Uniti e dei ragazzi americani, figli dei militari Nato in missione a Napoli che vivevano in un parco vicino casa mia, avevano organizzato una festa di musica dance in piazza. Avevo 11 anni e prima di allora non sapevo nemmeno dell’esistenza di un dj, ma ero rimasto completamente affascinato da questa figura che riusciva a far ballare la folla con due giradischi un mixer e i vinili, così da quel momento mi sono detto: “voglio farlo anch’io!” Da quel giorno è cominciato un lungo percorso, prima di tutto per comprarmi la consolle, e visto che la mia famiglia non aveva le disponibilità economiche avevo deciso di andare a lavorare dopo gli orari di scuola. Ho fatto lavori di ogni genere, anche pesanti per quella età, tra cui il distributore di bibite nei bar e ristoranti della città, l’operaio edile, lavaggio di auto, ecc. Ricordo che dicevo ai datori di lavoro che ero più grande di quello che sembravo per farmi assumere part time. Dopo alcuni mesi sono riuscito a comprarmi il primo giradischi che era un Gemini con trazione a cinghia e un mixer di seconda mano a due canali senza equalizzatore di inizio anni ’90, mentre come altro giradischi usavo quello dello stereo di mia zia senza pitch control, e per mixare mi aiutavo con le dita sul centrino del disco… un’impresa insomma! Non avendo amici dj e non avendo internet fino al 2006 ho dovuto arrangiarmi da solo sia con le informazioni che prendevo da ragazzi più grandi che conoscevano l’ambiente sia per comprare i dischi e andavo nell’unico negozio che conoscevo a Caserta nei pressi della Reggia. E’ stato un percorso più lungo rispetto a chi viveva a Napoli dove c’erano molti più negozi di dischi e dove la cultura musicale era di un certo livello. Ma sono felice che sia andata così in quanto oggi valorizzo ogni singola cosa che mi sono costruito e la passione per la musica è ancora più forte di prima.
Ultimamente hai fatto una serie di “marathons sets” in giro per il mondo, in cui hai suonato per molte ore consecutive. Un esempio è il nuovo progetto 100% JC che ti ha visto protagonista quest’anno in Messico, al BPM Festival. Com’è nato il 100% JC e come ti prepari ad un set del genere? Suonando molte ore non c’è il rischio di perdere la concentrazione?
100% JC è un progetto che è nato l’anno scorso in occasione del Sonar week a Barcellona quando organizzammo, insieme al Club City Hall, un party dove suonavo tutta la notte. Ovviamente non è stato il primo extended o marathon set che facevo, ma era fondamentale per me dare un’identità a determinate serate in determinati club, in cui esprimo attraverso il dj set tutto ciò che mi rappresenta, sia musicalmente che umanamente, spaziando molto con le sonorità e cercando di creare un’aria di pura festa e divertimento invitando amici e comunicando molto con il pubblico, come ho sempre fatto d’altronde. Amo suonare molte ore nei club e nelle situazioni che lo permettono al massimo, non per fare a gara a chi suona di più ma per dar sfogo alla mia passione per il pubblico e per la musica senza limiti. In 1 o 2 ore di set puoi solo concentrare le migliori tracce o “bombe” del momento e un paio di classici e una traccia memorabile alla fine. Questo è ciò che amo fare nei festival, dove ci sono tanti artisti e devi sapere che per fare la differenza devi concentrare il meglio degli ultimi mesi, ed è una cosa abbastanza semplice se ci si pensa, mentre il set lungo o maratonico, se così lo vogliamo chiamare, per me è un un vero e proprio viaggio e cerco di immedesimarmi in 4 dj diversi per creare la fase warm up, la seconda fase di groove a salire, la terza fase big room, e la quarta fase higlight per poi andare a chiudere in bellezza. Bisogna selezionare molta musica nuova senza cercare di non stancare il pubblico guardando molto la pista e le reazioni, e cercare di farsi trascinare dalla musica stessa ascoltandola e non calcolandola senza prepararsi troppo una scaletta prima. Normalmente mi preparo 4 fasi musicali e da lì decido cosa mettere al momento senza pensarci troppo. Ogni serata ha un’atmosfera e un ambiente diverso e se si provasse a registrare un set di 12 ore fatto in un club e si provasse a rimettere lo stesso identico set in un altro sono completamente sicuro che l’effetto non sarebbe lo stesso, anzi si rischierebbe di annoiare la pista. La concentrazione si perde nel momento in cui pensi troppo a quali tracce vuoi suonare dopo, se pensi ad altre cose esterne al set e se magari è successo qualcosa che ti ha fatto innervosire come succedeva a me spesso prima della serata a causa dell’ansia da prestazione. Dopo ogni set cerco di apprendere dai miei errori e faccio una analisi di ogni momento della serata per poi migliorarmi sempre di più. C’é tanto ancora da imparare e la strada è lunga.
Riallacciandosi al discorso della concentrazione, quanto è difficile essere sempre pronti a suonare ed essere sempre attivi in studio per te che sei sempre in giro continuamente?
La cosa fondamentale alla base di tutto per essere sempre pronti a suonare in ogni situazione e ambiente è la selezione musicale! Non c’é molto da aggiungere a questa risposta. Ascoltare molta musica e cercare sempre di evolversi ricercando nuove sonorità è la chiave di tutto. Questa è una cosa che mi ha sempre detto Marco Carola, ed è la sacrosanta verità, inoltre ti diverti molto di più a suonare in quanto ogni settimana hai qualcosa di nuovo da proporre e crei anche per te artista l’effetto sorpresa sull’effetto che farà in pista. Prima tendevo a suonare tracce anche per mesi, e ne riproponevo varie anche per 2 o 3 mesi di fila, ma oggi cerco di limitarmi a riproporre a lungo 3 o 4 tracce che davvero mi impressionano, il resto tendo a cambiarlo totalmente ogni settimana o due. Per quanto riguarda la produzione di sicuro adesso ho molto meno tempo di prima per stare in studio, calcolando che l’anno scorso ho fatto 170 date in 365 giorni. Calcolando i giorni di riposo e quelli che sei in tour per giorni in altri continenti, beh è davvero dura trovare il tempo. Ma quest’anno le cose cambieranno in quanto prenderò dei periodi off da dedicare solo allo studio. Ho davvero tanta ispirazione in questo periodo e voglio dar sfogo a tutto ciò che mi passa per la testa a livello musicale.
Stavo appunto ascoltando il tuo set 100% Josep Capriati al BPM di quest’anno e se si ascolta bene si può capire molte delle tue sfaccettature musicali. Possiamo immaginare la grande quantità di musica che ti arriva come promo, quindi riguardo alla scelta delle tracce, quando ascolti le nuove uscite o i promo, qual è la particolarità che ti fa scegliere la musica da suonare?
Ogni settimana ascolto tra le 1000 e le 1500 tracce, e massimo ne scelgo 20/30 (se mi va bene). Grazie a dio mi sta dando una grande mano il mio assistente che scarica tutte le tracce dalla mail e me le passa su un hard disc, altrimenti sarebbe completamente impossibile fare una selezione musicale accurata, difatti prima che arrivasse lui c’era un periodo in cui credo di non aver aggiornato la musica periodicamente, sono sincero, magari all’orecchio di molti non sembrava ma io che conosco ciò che suono posso dirlo con certezza. Adesso sono molto più sicuro della qualità dei dj set nell’ultimo periodo e ciò deriva proprio dal fatto che anzichè spendere ore ed ore a scaricare adesso devo solo ascoltare e selezionare. Il mio metodo di selezione è semplice per quanto riguarda le tracce digitali, preparo 4 folder sul desktop, uno techno, un altro tech-house, un altro warm up e un altro hard-techno, e man mano che ascolto seleziono le tracce per genere, dopo di che mi porto i folder in una cartella mensile, ad esempio “Gennaio 2015”. Per quanto riguarda il vinile, visto che sono tornato a ricomprarli e a suonarli in alcuni club che lo permettono, preferisco andare nei negozi quando passo per Berlino o Londra, e spendere ore a ricercare musica che non si trova in digitale o di artisti completamente sconosciuti ma che fanno musica all’avanguardia, e quei dischi di sicuro non invecchiano mai e puoi risuonarli quando vuoi.
Sei molto presente sui social network e a differenza di altri scrivi spesso delle cose che mostrano il tuo lato umano. Ci tieni molto a ribadire che non ti sei dimenticato da dove vieni e che il successo non ti ha cambiato. Però per fare il tuo lavoro avrai sicuramente rinunciato a molte cose, c’è qualcosa che ti manca in particolare rispetto a quando eri meno famoso?
Per me la connessione con il pubblico e con le persone che mi appoggiano è fondamentale. Utilizzo molto i social network sin dall’inizio della mia carriera per far sentire e sentirmi con i follower come uno di loro, e magari per dare ispirazione a qualche giovane che come me ha il sogno nel cassetto di diventare un dj e suonare in giro per il mondo. Il social network è un’arma a doppio taglio, poichè se usato in maniera banale (cosa che magari facevo anch’io) può creare incomprensioni e può farti sembrare poco “underground” agli occhi di alcuni critici molto di nicchia anche se lo sei. Sono convinto che l’underground è dentro prima di tutto, nella passione e nell’amore che hai per la musica, quando non hai un doppio scopo in ogni cosa che si fa. Ritornando alla seconda parte della domanda, la cosa che più mi manca da quando ho cominciato a viaggiare sono la famiglia e gli amici, quelli di sempre, e cerco di andare quanto più possibile a trovarli, anche se oramai vado ogni 3 o 4 mesi per pochi giorni.
Sappiamo che nel 2015 è in progetto una nuova label e c’è già molta attesa riguardo a questa novità. Perché hai deciso solo adesso di aprire una label tutta tua? Sarà solo in digitale o anche in vinile? Ma soprattutto conterrà solo la tua musica o anche quella di altri artisti?
La voglia di aprire una label è nata dal fatto che voglio sentirmi libero di esprimermi musicalmente senza dover pensare ai canoni di altre etichette, cosa che ho fatto dal 2006 ad oggi. Non avendo più il tempo di stare in studio come prima preferisco che le ore dedicate alla produzione servano ad alimentare qualcosa di mio, senza dover pensare a cosa voglia una label. Continuerò sicuramente a produrre anche qualche EP per label amiche come ad esempio la Drumcode che è come una famiglia per me, e non dimentico mai che Adam Beyer è stato un dei primi a credere nel mio lavoro e a supportarlo. Ci saranno delle collaborazioni con artisti che stimo molto e ovviamente qualche remix di tracce che mi piacciono e artisti che ammiro. Preferisco fare poco ma fatto con il cuore e tutto da me come lo è sempre stato. Non pagherò mai un ingegnere del suono per farmi missare le tracce o addirittura come fanno alcuni artisti (anche techno e non solo EDM) che pagano dei produttori per farsi produrre la musica per poi farla uscire con il loro nome. Questa è una cosa che non mi appartiene, ogni cosa che faccio deve essere farina del mio sacco, che possa piacere o meno.
Quest’anno uscirà la nuova compilation del Fabric numero 80 mixata completamente da te. Dando un’occhiata alla lista di tutti gli artisti che hanno fatto le compilation prima di te ce ne sono molti di cui hai sempre detto di avere molta stima, mentre altri dei quali sono delle vere e proprie leggende. Qual è stata la tua reazione quando il ti hanno proposto di curare la nuova compilation del Fabric? Quando uscirà con precisione e come hai lavorato su questa compilation? Come hai scelto le tracce?
Credo che per me e per ogni dj underground il Fabric cd è uno dei passi più importanti, un grande obbiettivo. Ad essere onesti non mi aspettavo che il Fabric mi desse questo onore in così poco tempo che suono lì, ma il fatto di essere stato scelto per farlo significa davvero molto per me. Ricordo ancora la notte in cui il promoter mi ha chiesto se volevo mixare il prossimo numero del cd; erano le 8:30 del mattino e la room 2 era incredibilmente piena e mi dissero che avevano dovuto chiudere la sala 1 e che avrei potuto chiudere anche per le 9:30. Mi dissero anche che un momento del genere si era visto solo una volta precedentemente nella storia del club, e che per loro era un piacere se avessi potuto dedicarmi alla realizzazione della compilation. Non potete immaginare la gioia e l’emozione di quel momento, ma credetemi, è stata una delle soddisfazioni più grandi di tutta la mia carriera ed è stata la ricompensa di molti sacrifici e l’inizio di un nuovo percorso nella scena clubbing londinese. Il cd sarà il numero 80 ed è uscito il 15 Febbraio. Per la realizzazione della tracklist non ho impiegato molto, ho preso le mie tracce preferite degli ultimi tre mesi e ho chiesto tramite email tracce inedite o in uscita ad alcuni degli artisti che più rispetto e nel giro di un mese ho avuto abbastanza materiale da poter mixare. C’é anche una traccia inedita di Adam Beyer tra le varie che si chiama “Stone Flower”. Per mixarlo ho utilizzato due cdj e un mixer ed ho rieditato le tracce per far si che ne entrassero quante più possibili in 70 minuti totali. Spero vi piaccia!
Sei sempre in giro per il mondo ma come dici sempre suonare in Italia è una delle cose che preferisci. Riguardo a questo, puoi dirci quando tornerai a suonare in Italia?
L’Italia (ed in primis Napoli) è il paese che mi rende orgoglioso per quanto riguarda il pubblico e l’affetto e il supporto che mi dimostrano ogni volta, ed è davvero bello vedere i tuoi connazionali in prima fila all’estero sempre presenti ai festival e nei club importanti. Per un artista giovane come me è davvero ripagante sapere che la maggior parte del tuo popolo è lì ad osservare ciò che fai e a darti forza per dare sempre il massimo. Lo dico molto sinceramente, non amo le smancerie. Per quanto riguarda le date sono stato il 14 Febbraio al Cromie di Taranto, il 27 al Link di Bologna, il 28 al Tenax di Firenze, inoltre ci sono altre date fino a Maggio in fase di elaborazione tra Milano e Roma. Ad ogni modo non vedo l’ora!