Ci sono quelli che imbroccano una traccia buona, se la spingono bene su Beatport e la sfangano per un po’, riuscendo ad entrare per cinque minuti nel giro giusto. E poi invece ci sono le menti musicali di spessore, che da un lato un segno lo lasciano veramente, dall’altro non smettono mai di pensare e lavorare alla musica con dedizione artigianale, con amore. Anche sbagliando certo, perché sbagliamo tutti, e pure i Jazzanova si sono presi le loro cantonate o comunque hanno vissuto momenti di scarsa ispirazione.
Resta però che bisogna portare un tributo a personaggi come Stefan Leisering, Axel Reinemer e a tutti quelli che sono stati partecipi della loro avventura sonora in tutti questi anni. Ora le vere novità nei dancefloor sono altre, ok, ma a cavallo del passaggio di millennio il verbo jazzanoviano è stata una vera rivoluzione nella club culture: ha (ri)portato un certo tipo di musicalità e di eleganza anche nei verbi techno e house. E questo è un merito che gli andrà riconosciuto per sempre. A parte questo, il punto è che parliamo di persone che amano la musica a trecentosessanta gradi, un approccio che è il rifugio migliore per sfuggire all’attacco – spesso sgradevole – delle truppe di quelli che si buttano sulla club culture solo perché attirati da donne, soldi e bella vita.
Ecco che quindi è un vero piacere poter ospitare lo stream in anteprima della loro ultima uscita discografica, “Funkhaus Studio Sessions”: un album che fotografa un momento speciale, ovvero quando i due capi della faccenda – di concerto col vocalist Paul Randolph – hanno deciso di dare vita ad una vera e propria band di sette elementi, riarrangiando completamente il loro repertorio per spogliarlo (quasi) di ogni traccia di digitale. Una sfida sonora, in alcuni casi davvero ben riuscita (“Believer” un esempio su tutti), una voglia di mettersi in gioco che davvero non può che suscitare ammirazione (e per qualcuno, i più stagionati fra di voi, tornare ai tempi di certo acid jazz, della Talkin’ Loud dei primi anni). Al di là di quanto vi potrà piacere l’album – sarete voi a farvi la vostra opinione, questa non è una vera e propria recensione – ciò che conta è che sia compreso appieno lo spirito che ha animato e anima tutta la famiglia Jazzanova (che, lo ricordiamo, sta anche alla base della nascita del Sonar Kollektiv, label da dichiarare patrimonio dell’umanità per almeno una ventina buona di LP e svariati EP…). Uno spirito che speriamo sia sempre anche compagno di viaggio di noialtri di Soundwall. E ora, buon ascolto!