Che ci piaccia o no, Hardwell è stato da sempre uno dei nomi più chiacchierati e più influenti del panorama EDM internazionale.
Sicuramente un ambiente non facile, competitivo, dove spesso è l’apparenza, più che l’essenza, a risultare fondamentale. Un mondo fatto di lustrini, di likes, di fama e di richiesta. Un mondo in cui se non pubblichi nella mezz’ora successiva allo show una fotografia in cui sei tutto contento, con i fuochi d’artificio dietro e la CO2 davanti, con la didascalia “Thank you *inserire città X a piacere*”, la tua fama cala, così come i tuoi follower e l’introito, che non è solo tuo, ma anche del team che ti sta attorno. Un mondo in cui produrre, che è la cosa che, in teoria, dovrebbe piacerti di più e che ti ha fatto amare al grande pubblico, non ti è più possibile, perché prendi decine e decine di voli al mese, perché chi sta a guardare pretende sempre di più, dove una leggera critica può aiutarti a salire o può aiutarti ad affondare.
Chiaramente non ci troviamo di fronte a fatti drammatici come la tragica morte di Avicii, ma siamo, ancora una volta, dinnanzi ad un’artista che ha deciso di gettare la spugna una volta raggiunto il sogno che aveva da bambino. Hardwell lo dice bene nel post che ha deciso di pubblicare oggi su Instagram, e sceglie di spiegare questa sua scelta proprio partendo dagli albori, da quando, alle prime armi, ciò che avrebbe desiderato sarebbe stato semplicemente vivere di musica. Ebbene, ci è arrivato, ma ora? Cos’altro rimane se non una successione infinita di aeroporti, di città che sembrano essere tutte uguali, se viste dalla cima di uno stage?