Nata nel 2012 coi proventi raccolti attraverso una campagna di crowdfunding, la Giallo Disco si afferma in un tempo ragionevolmente breve diventando l’approdo per artisti accomunati dall’amore per una certa fenomenologia stilistica ed estetica. La chiamano “horror disco”, termine-ombrello (omonimo e musicalmente omofono dell’album di Bottin edito nel 2009 su Bear Funk) sotto cui finisce una dance music cinematica che raccoglie influenze plurime da generi come italo disco, krautrock, new beat, EBM, house, techno e che soprattutto eredita ambientazioni delle colonne sonore di vecchi film thriller/horror anni Settanta ed Ottanta. Un ascolto sommario del catalogo è sufficiente per restituirci un quadro ben delineato in cui convergono i colori lividi del cinema di Dario Argento, Lucio Fulci o John Carpenter mescolati con dovizia ai suoni che accompagnarono quelle stesse pellicole, dai Goblin di Claudio Simonetti a Fabio Frizzi, da Silvano D’Auria a Roberto Donati sino a Detto Mariano o Stelvio Cipriani. A fondare Giallo Disco sono Antoni Maiovvi, britannico, e Gianni ‘Vercetti Technicolor’ Balopitas, greco: entrambi portano avanti le rispettive carriere da solisti mostrando chiare aderenze al medesimo suono promosso attraverso la loro label, ormai diventata a tutti gli effetti la “dimora” della horror disco.
Per quali ragioni avete avviato una vostra etichetta?
Antoni Maiovvi: Mi confrontavo spesso con Gianni in merito al fatto di dover affidare, con una certa dose di frustrazione, la nostra musica ad altre persone. Troppe volte ci avevano promesso qualcosa che poi puntualmente non avveniva. Cercare di avviare una carriera artistica nel ventunesimo secolo è già particolarmente difficile, figuriamoci se intorno a te c’è chi promette e non mantiene. Purtroppo entrambi non avevamo denaro da investire in questo progetto così non ci restava che tentare la carta del crowdfunding. Per pubblicizzare l’operazione postai il link in diversi forum ma alcuni utenti, quasi esclusivamente britannici (quindi miei connazionali) mi invitarono a cercare un lavoro vero anziché chiedere soldi per sovvenzionare un’etichetta discografica. So che potrebbe sembrare un po’ arrogante, ma io avevo lasciato la Gran Bretagna trasferendomi a Berlino non per fare un lavoro qualsiasi ma per essere un artista. Tra l’altro non intendevamo raccogliere fondi in senso tradizionale ma pre-vendendo qualcosa che intendevamo produrre, e la piattaforma adoperata garantiva che non si trattava di una truffa.
Vercetti Technicolor: Chiudere accordi con le etichette talvolta può essere problematico. Fondando Giallo Disco finalmente abbiamo trovato il modo per pubblicare la nostra musica scrollandoci di dosso tutte quelle preoccupazioni che sorgevano ogni volta che avevamo un disco nuovo da pubblicare. Il crowdfunding era l’unica strada da percorrere visto che non avevamo alcun capitale da destinare ad un’etichetta discografica.
Come ricordate i primi mesi di vita di Giallo Disco?
Antoni Maiovvi: Ero particolarmente preoccupato perché alcuni mi dissero che non avrebbe mai funzionato. Anche i distributori furono un po’ riluttanti, mandai email a tutti ricevendo risposta solo da Clone che comprò delle copie per il negozio a Rotterdam. Li ringrazierò sempre per aver creduto in noi sin dall’inizio.
Vercetti Technicolor: Sono stati difficili come di solito tutte le fasi iniziali di qualsiasi attività, ma anche molto emozionanti. Inizialmente fummo costretti a provvedere da soli alla distribuzione, quindi per ogni uscita era necessario preparare circa trecento pacchi e poi spedirli. Poi per fortuna è giunta Clone a darci manforte. Adesso il nostro principale distributore europeo è Bordello A Parigi.
Giallo Disco è specializzata in “horror disco”: come descrivereste questo genere a chi non ne ha mai sentito parlare?
Antoni Maiovvi: l’horror disco è un ibrido che trae influenze da ogni forma di musica elettronica contemporanea ma focalizzandosi in modo particolare sulle qualità cinematiche e sullo sviluppo di queste in chiave ballabile. Ogni artista può declinare tale visione in modo differente ma credo che horror disco resti il termine più adatto per raccoglierli tutti.
Che tipo di strumenti usate per comporre la vostra musica?
Antoni Maiovvi: Non siamo dei puristi. Se sai cosa fare puoi adoperare quello che vuoi, non importa se hardware o software, alla fine ciò che conta è il risultato che esce dalle casse. Chiunque sostenga che per realizzare un brano sia necessario possedere una certa quantità di strumenti è solamente un illuso. Ad essere importanti sono le idee, la modalità di esecuzione è secondaria.
Vercetti Technicolor: Avevo uno studio in Grecia ma da quando mi sono trasferito ho dovuto limitare il setup ad un paio di sintetizzatori e due/tre batterie elettroniche.
Le prime pubblicazioni di Giallo Disco furono firmate solo da voi ma dalla quarta uscita avete aperto le porte ad altri artisti. In che modo li selezionate? Li contattate personalmente oppure aspettate di ricevere demo anche da compositori sconosciuti?
Antoni Maiovvi: Inizialmente avevamo una “wishlist”, una serie di nomi che avremmo desiderato annoverare nel nostro gruppo. Bryan Lane alias Unit Black Flight era in cima a quella lista. Dopo le prime uscite poi alcuni iniziarono a farsi avanti in modo spontaneo. Metà del nostro roster artistico è fatto da persone con cui eravamo già in contatto, il restante da compositori che ci hanno mandato demo.
Quanti demo ricevete mensilmente?
Antoni Maiovvi: Va a periodi. A volte tanti, forse troppi, altre pochissimi. Dopo l’uscita della serie televisiva “Stranger Things” la quantità è aumentata in modo sensibile ma la musica è spesso troppo generica. Alcune gemme comunque ci sono arrivate proprio via email, come ad esempio quelle di Mr. Eff, una delle nostre uscite più recenti. I brani di Taylor Hoodlum Stevenson invece non ci furono neanche inviati come demo, nessuno aveva pubblicato la sua musica prima di quell’EP del 2015.
Vercetti Technicolor: Negli ultimi tempi stiamo ricevendo molti demo. Facciamo parecchio scouting online, a volte con risultati veramente sorprendenti come nel citato caso di Taylor Hoodlum Stevenson. Capita spesso che gli artisti ci contattino individualmente. Le nostre caselle email sono piene di demo provenienti da persone di ogni tipo e la maggior parte sono interessanti.
Il team artistico che anima la Giallo Disco è incredibilmente vario quanto intrigante: dagli amanti delle colonne sonore dark/horror (Unit Black Flight, Volkan Akaalp, David Kristian, Ubre Blanca, HAEX-HRLL – side project di DJ Overdose – Chris Alexander) a chi predilige tratti più ballabili della synth music (Broken Arrows, The Hunt, Ketsueki Sakuru, Collins, Fiero, HøRD) passando per qualche italiano (Alessandro Parisi e Giorgio Luceri alias Garofano Rosso) ed uno storico nome della techno britannica, Neil Landstrumm. Siete soddisfatti?
Antoni Maiovvi: Quando ricevemmo l’email di Unit Black Flight esplodemmo di gioia. Quell’uscita (“Tracks From The Trailer”, 2014, nda) ci ha fatto entrare nel radar di moltissimi artisti come ad esempio Helena Hauff, sorprendente sostenitrice della nostra etichetta e che ringraziamo di cuore. Stilisticamente flirtiamo sia con le colonne sonore, sia con influenze derivate dalla EBM. Una delle nostre uscite migliori credo resti “Wild In Blue”, un album nato come soundtrack di un film per adolescenti inventato ed ovviamente mai girato. I feedback sono stati esaltanti. Un giorno ricevetti la richiesta di amicizia da Landstrumm e francamente non pensavo fosse realmente lui. È una persona splendida ed avrò sempre tempo da dedicargli.
C’è qualcuno in particolare che vorreste vedere su Giallo Disco?
Antoni Maiovvi: Mi piacerebbe pubblicare l’album dei Capricorn, mai dato alle stampe. Mi sono scambiato diverse email con Claudio Simonetti ma non siamo ancora riusciti a concretizzare questo ambizioso progetto.
Vercetti Technicolor: Aggiungerei Steve Moore e il progetto Zombi di cui fa parte insieme ad Anthony Paterra. Anche Fabio Frizzi e i Goblin sarebbero più che graditi.
Inizialmente pubblicavate pochi dischi ma dal 2015 la soglia si è incredibilmente alzata arrivando a circa dieci uscite annue. Segno che le cose stiano andando meglio di quanto prevedevate in principio?
Antoni Maiovvi: Abbiamo incrementato la produzione da quando abbiamo trovato un adeguato distributore. Sono immensamente orgoglioso del catalogo che abbiamo creato.
Vercetti Technicolor: Senza dubbio è il frutto delle tante reazioni positive che abbiamo guadagnato in questi anni.
Che tipo di promozione usate? Date importanza al “supported by”?
Antoni Maiovvi: Adoperiamo Facebook, Twitter, YouTube ed un promo pool a cui mandiamo via email le uscite una o due settimane prima della pubblicazione, nient’altro. Per me il “supported by” è completamente inutile. Avrò letto migliaia di volte “downloaded for Richie Hawtin” in alcune mailing promozionali, ma che cosa vuol dire? A me è capitato di scaricare brani che sembravano interessanti ma che poi, dopo l’ascolto, si sono rivelati terribili, e la stessa cosa potrebbe essere accaduta anche ad Hawtin. Peraltro non è nemmeno lui ad effettuare i download quindi è davvero una cosa priva di senso. Molti DJ supportano la nostra etichetta suonando i brani del repertorio Giallo Disco anche in posti stranissimi. Dubito che Sven Väth o David Guetta abbiano mai passato uno dei nostri pezzi ed è improbabile che ciò possa avvenire in futuro. Forse potrebbe farlo Dave Clarke, ma i DJ che ci supportano realmente non sono quelli famosi bensì tutti coloro che acquistano i nostri dischi.
Pensate che le recensioni siano importanti e rilevanti sulla vendita dei dischi come avveniva in passato? Il pubblico ha ancora bisogno di leggere una recensione per conoscere quali dischi comprare?
Antoni Maiovvi: Secondo me si perché esce un mare di roba e c’è bisogno di gente che sappia esaminarla e filtrarla. Non sono sempre d’accordo col parere dei recensori ma in molti casi se non avessi letto la recensione non avrei mai saputo nulla di quel disco.
Vercetti Technicolor: Certamente, le recensioni restano importanti ma non determinano l’eventuale aumento di vendite.
Quante copie stampate per ogni uscita Giallo Disco?
Antoni Maiovvi: La prima tiratura è di trecento copie, se ci sono ancora richieste procediamo con la seconda di duecento copie. Quindi mediamente dalle trecento alle cinquecento.
Vercetti Technicolor: Le vendite per fortuna sono costanti e ciò ci permette di tenere in vita la Giallo Disco. I risultati di ogni pubblicazione praticamente finanziano quella successiva.
In che stato versa il mercato del vinile odierno? Pensate che la gente continuerà a comprare “musica fisica” nei prossimi anni?
Antoni Maiovvi: Non saprei rispondere con certezza. Credo che qualche anno fa, quando il disco rappresentava una nicchia ancora più piccola, si potesse vendere con più velocità. Adesso ci sono tantissime etichette ma non sono convinto che ci siano altrettanti acquirenti. Anzi, ritengo che il numero delle persone disposte a spendere denaro per la musica non sia affatto cambiato. Ciò che è mutato invece è l’atteggiamento del cliente, diventato più esigente. Comunque penso che ci sarà sempre una fetta di pubblico affezionata al vinile, io ad esempio colleziono dischi da quando ho diciassette anni e non ho nessuna intenzione di interrompere questa passione.
C’è un posto dove Giallo Disco vende di più?
Antoni Maiovvi: È difficile stabilirlo. A giudicare dalle pubblicazioni digitali, siamo particolarmente popolari in Germania e Spagna, che però nel contempo sono le due nazioni dove non suoniamo quasi mai.
Quali sono i tre bestseller del catalogo?
Antoni Maiovvi: “Tracks From The Trailer” di Unit Black Flight (GD005, 2014), “Black September” di Vercetti Technicolor (GDLP001, 2015) e “Blood Meridian” di Ketsueki Sakuru (GD016, 2016).
Cosa uscirà nei prossimi mesi?
Antoni Maiovvi: Il nuovo di Bogdan Drazic e un album che Danny Wolfers firmerà come Franz Falckenhaus, a cui seguiranno l’LP di David Kristian, un EP di Ketsueki Sakuru, uno split tra me e Parasols alias Ali Renault, e l’album di Bronnt Industries Kapital. Il resto, per ora, è un segreto.
Vercetti Technicolor: Negli ultimi tempi abbiamo iniziato a ricevere alcune colonne sonore e per questo stiamo valutando di avviare una sublabel espressamente dedicata a questa tipologia di pubblicazioni.
Nel 2015 avete iniziato a pubblicare anche album: quali sono le sostanziali differenze con le pubblicazioni in 12″, ad eccezione del formato ovviamente?
Antoni Maiovvi: Gli LP sono sempre accompagnati da un artwork e puntano ad un ascolto più vicino ad una sorta di “esperienza sensoriale”. I 12″ invece mirano più a soddisfare le esigenze dei DJ.
Vercetti Technicolor: Spesso è il numero di tracce a determinare la nascita di un LP. Se un artista ci manda un album che ci convince appieno, lo pubblichiamo come tale.
Durante lo scorso giugno avete pubblicato, in collaborazione con la scozzese At War With False Noise, un 7″ intitolato “Island Of Death” che racchiude due brani di Dakis e Millie Karali tratti dalla colonna sonora dell’omonimo film ellenico diretto da Nico Mastorakis nel 1976. Come è nata questa iniziativa? Contate di pubblicare ancora inediti o ripubblicare musica poco conosciuta del passato come stanno facendo innumerevoli reissue label?
Antoni Maiovvi: Non avremmo mai potuto rinunciare a questa pubblicazione. “Island Of Death” è un film che difficilmente abbandonerà la memoria di chi lo ha visto. Si tratta di una pellicola molto singolare e la colonna sonora lo è altrettanto. Per quasi un anno ho cercato di individuare chi potesse farci ristampare la soundtrack di “Tetsuo: The Iron Man” e magari realizzare un EP con qualche remix, ma nel 2016 la giapponese Kaijyu Theater ha messo in circolazione il reissue, sia su vinile che CD, quindi ho abbandonato l’idea. Il mondo delle ristampe delle colonne sonore, come del resto quello del materiale italo disco, è altamente competitivo, preferisco dedicarmi ad altro. Magari in futuro cambierò idea se potessi avere qualche soldo in più per gestire situazioni di questo tipo.
Vercetti Technicolor: “Island Of Death” è nella mia top 3 dei film horror ed è sempre stato un sogno poter disporre della sua colonna sonora su vinile. Per il momento non abbiamo altri progetti simili perché, come spiegava Antoni, ottenere i diritti di musiche destinate a vecchi film è un’operazione particolarmente complessa ma non nascondo l’interesse nel cercare nuove soundtrack magari mai pubblicate prima d’ora.
Giallo Disco pubblica primariamente musica su vinile e in formato digitale. Avete mai pensato di ricorrere anche alla cassetta e al VHS?
Antoni Maiovvi: Inizieremo a pubblicare su cassetta nel 2018, fare VHS credo sarebbe troppo complesso.
Vercetti Technicolor: Il formato CD lo abbiamo usato solo per “La Porta Ermetica” di Alessandro Parisi, ma ne potremmo fare altri in futuro. Magari pubblicare qualche video su VHS, sarebbe figo!
Sbaglio se affermo di intravedere un particolare feeling tra Giallo Disco e lo Stivale tricolore?
Antoni Maiovvi: Amo l’Italia, la sua gente, il vino e il cibo. Mi piacerebbe vivere lì ma sfortunatamente non parlo l’italiano che trovo piuttosto difficile da imparare. Poi, grazie al progressive rock degli Area e i classici cinematografici dell’horror, l’Italia occupa sempre un posto speciale nel mio cuore. L’arte italiana inoltre ha arricchito la mia vita così come il cibo italiano ha fatto crescere il mio stomaco. Al di là di queste opinioni positive, non posso però non biasimare la stampa italiana che recentemente ha trattato in modo terribile Asia Argento. Certamente è segno di un problema più profondo della nostra società, ma credo sia vergognoso che i giornali non sappiano tenere chiuse le proprie “bocche” neanche di fronte a casi del genere.
Vercetti Technicolor: Anche io, come Antoni, amo l’Italia. Ho già visitato diverse città italiane e peraltro mio nonno è originario di Urbino. Purtroppo non ho avuto ancora il piacere di esibirmi lì, spero possa avvenire presto. Quando ero un ragazzino e vivevo in Grecia, un amico di famiglia gestiva un enorme negozio di videocassette. Seppur fossi piccolo, mi permetteva di noleggiare tutti i VHS horror che volevo. “Suspiria”, “Zombi 3” e “Le Foto Di Gioia” erano i miei preferiti. Le rispettive colonne sonore hanno determinato in modo sensibile il mio gusto musicale e probabilmente devo proprio ad esse se adesso sono qui a parlare di me.