Le ricorrenze, le cose tipo decennali e dintorni servono anche a guardarsi dietro, ogni tanto, ma non per forza devono dare vita al momento-nostalgia, ai rimpianti, al “come si stava bene un tempo”; no, possono essere semplicemente un modo per tornare a regalarsi, ad esempio, ottima musica. Parlando coi nostri amici del Magnolia – “cuore” della scena live non solo di Milano ma proprio a livello nazionale, e con ogni tanto belle sortite nel clubbing – della loro riapertura stagionale in grande stile il prossimo 21 ottobre coi Booka Shade, che portano in giro dal vivo una riedizione del loro storico album “Movements”, abbiamo iniziato a volare coi ricordi.
E’ saltato fuori che nel 2006 sono uscite davvero tante cose succosissime. Appunto: non è un “Eh, un tempo sì che era musica”, perché di musica di alto livello continua ad uscirne a sufficienza, ma tenere sempre a mente anche uscite un po’ datate e ricordarsi quanto erano esaltanti certi periodi è sempre un gran bell’esercizio – dà “profondità” ai proprio ascolti e alle proprie conoscenze.
Ecco allora xx release di taglio più prettamente dancefloor (ci infiliamo, in onore dei Booka Shade e della loro calata a Milano visto che lo spunto arriva da lì, anche “Body Language”, che pure è in realtà del 2005 – ma “Movements” arriva sulla sua onda lunga).
M.a.n.d.y. & Booka Shade – Body Language
Non certo il primo disco a fare il salto da un certo tipo di underground a platee molto più vaste, ma di sicuro uno di quelli a farlo in modo più duraturo, se è vero che l’abbiamo sentito suonare ancora quest’anno, di fronte a dancefloor oceanici.
Gabriel Ananda – Doppelwhipper
Abbiamo perso il conto dei dancefloor che quest’arma impropria ha letteralmente ribaltato, nel corso degli anni.
Oxia – Domino
Se esistesse un’ipotetica classifica all time relativa solo ai dischi da “mani al cielo e abbraccioni”, “Domino” si posizionerebbe di certo nelle primissime posizioni.
Justice vs. Simian Mobile Disco – We Are Your Friends
Se dovessimo dare la definizione di “disco influente”, il caso di una traccia che, a dieci anni di distanza, dà il titolo a un film sul mondo del DJing sarebbe esemplare.
Audion – Mouth To Mouth
Dopo, Matthew Dear è tornato a flirtare col pop e il cantautorato in maniera sempre più intensa, ma “Mouth To Mouth” è stato probabilmente il momento migliore del suo alter ego più zarro.
Depeche Mode – The Sinner In Me (Ricardo Villalobos Conclave Rmx)
Lunghissimo, sbilenco e imprevedibile come tutti i dischi di Ricardo, ma soprattutto distante anni luce dalla versione originale e per questo ancor più sorprendente.
2000 And One – Tropical Melons
Due accordi: è tutto ciò che serve a 2000 And One per creare scompiglio, e abbiamo perso il conto dei DJ che ne hanno usufruito.
Guy Gerber & Shlomi Aber – Sea of Sand
Guy Gerber all’epoca era ancora un giovane emergente, ma il talento nel mettere insieme melodie ipnotiche e concretezza per la pista era già evidentissimo.
Marc Houle – Bay Of Figs
Dieci anni fa la M_nus era probabilmente ai suoi massimi storici, e l’album di Marc Houle è solo una delle sue uscite che dieci anni fa dominavano il mercato e le borse dei dischi di un po’ tutti i DJ del mondo.
The Knife – Like A Pen
Dal terzo album di quello che poi sarebbe diventato (anche) Oni Ayhun, una traccia perfettamente a cavallo tra dance e pop come ne sarebbero uscite molte altre. Dopo, però.