Bleak inizia a far parlare di sè a partire dal 2011, anno in cui vengono rilasciate le sue due prime uscite su Sudden Drop e successivamente «Ekko» su Deeply Rooted House. Ekko colpisce per l’omogeneità con cui profonde linee di basso vengono assimilate a trame ipnotiche più complesse, caratteristiche queste confermate e sviluppate ulteriormente nelle release successive come «Origin Of Chaos» su Delsin, «What We Are Made For» per Concrete Records e l’EP «Distant Voice» sulla giovane Animal Farm Records. Quello di Bleak è un percorso volto alla costante ricerca di uno sviluppo,di un miglioramento del proprio suono,uno sforzo che l’ha portato ad essere considerato come uno dei più interessanti produttori techno dell’ultimo biennio.
Ciao! Innanzitutto potresti raccontarci come nasce e cresce musicalmente Bleak? Quando hai capito che produrre musica e suonarla sarebbe stato qualcosa di più che una semplice passione?
Il progetto Bleak nacque da una delle prime tracce che creai, a dir la verità per caso. Sono sempre stato un fan dei suoni più profondi e techno amando allo stesso tempo lo swing e il funk presente nelle tracce house degli anni ’90. Col tempo ho sperimentato queste due aree una sull’altra con tracce differenti, giungendo finalmente ad una idea primaria di ciò con cui avrei voluto creare il mio suono. Il principio è che questa musica viene usata come un tool adatto ad essere connesso armonicamente con altre tracce, mixandole l’una con l’altra.
“Le tracce di Bleak possiedono una miscela unica di profondi grooves ipnotici e ripetitivi, uniti ad un’anima, una magia speciale” con queste parole Dj Deep definisce sinteticamente ma efficacemente il tuo suono. Quali influenze hanno segnato il tuo percorso per portarti a ciò che sei oggi?
Beh a dirla tutta ho ascoltato un po’ di tutto, ma sono stato veramente influenzato dalle percussioni etniche, dal suono dub reggae con i suoi riverberi ed i suoi echi, dalla Uk garage e deep house. Allo stesso tempo ho compreso meglio le similitudini e le differenze in ogni genere musicale cercando sempre al loro interno le sfumature più ipnotiche. Sino a quando sono arrivato a comprendere il modo di connettere il suono delle mie idee con quello delle techno e dell’house degli anni ’90 che tanto mi affascinava.
Come avviene la produzione di una traccia di Bleak? Te stesso parli di una costante ricerca ed evoluzione del tuo suono, ma fin dove si spinge questa ricerca e da cosa è mossa?
Il progetto Bleak prese piede dall’idea di coniugare stili di musica elettronica vintage assieme ad aspetti, profili futuristici, di mentalità aperta e lungimiranti. Quello che è importante da tenere a mente, nel fare ciò, e non perdere originalità. Inoltre il lavorare sempre con più hardware e con differenti software farà si che il suono da te prodotto continui ad evolversi. Qualcuno sostiene che tale pulsione sia effettivamente ciò che caratterizza le tracce di Bleak ma la verità è che sono la consistenza dei suoni e la loro trama unica, solida ed ipnotica a poter essere definita «magica». Bleak è cresciuto da tutto questo e molto altro. Sono solito descrivere il mio suono come il risultato di due specifiche impostazioni stilistiche: una scheletrica e l’altra di massificazione, di uniformazione. E’ una costante ricerca che volge all’essere in grado di accostare un complesso di miscele perfette e sintesi armoniche senza soffocarle troppo. E’ come il lasciapassare per un livello surreale in cui tutto può accadere.
Sappiamo che sei un grande appassionato di drum machine e in più in generale di strumentazione analogica. Puoi svelarci alcuni dei tuoi “giochi” di cui vai più fiero e perché?
Un hardware ha qualcosa di speciale. Suona semplicemente in modo differente. In particolare all’aperto con un ottimo soundsystem. Ma ciò che conta davvero a proposito di drum machines è il sequenziamento e l’essere in grado di programmarle e mixarle a dovere; e ciò vale anche per tutto il resto dell’attrezzatura che avete installato con queste. Le mie drum machines preferite sono la Roland Tr-909 e Tr-808 con quel loro incredibile suono analogico, classico ed energico. Utilizzo una electribe EMX che svolge il lavoro per me nel modo più appropriato. Facile da usare sul momento e da trasportare ma potente quando ne conosci le potenzialità. Il campionatore che preferisco ad oggi è l’Elektron Octatrack e le infinite possibilità che ti concede quando si tratta di manipolazione dell’audio in tempo reale e in termini di qualità del suono. Il piccolissimo MFB Synth lite 2 che forma bassi analogici, step, suoni synth, è tra i migliori sintetizzatori (monofonici). Per quanto riguarda le effettiere, Lexicon e Zoom Studio 1204 per il loro fantastico reverb/delay e per gli effetti combinati. Tra i sintetizzatori analogici il Tetra di Dave Smith grazie al suo design leggero, un suono impressionante e suboscillatori dotati di 4 differenti uscite. Ed infine posso dire di essere innamorato di tutta la serie Yamaha.
Alcune delle tue releases sono uscite su etichette giovanissime (Concrete Music e Animal Farm Records), legate ai due relativi parties situati a Parigi e Glasgow. Come sono nate queste collaborazioni e quali sono le tue impressioni su tali club/eventi.
Queste collaborazioni nascono dai diversi contatti che abbiamo avuto e dal loro interese per la mia musica. Sono labels giovani ma dotate di un degno background e un futuro davvero molto promettente. Non sono interessate solamente ad entrare in contatto con un artista in funzione dell’evento. Mi piacciono davvero la loro serietà e i loro progetti. I loro party sono sorprendenti e assolutamente da raccomandare. E’ un onore per me essere parte di tutto ciò.
Liveset o dj set?
Mi diverto allo stesso modo, sia che si tratti di dj set che di live set. Entrambi sono differenti. Suono come dj sin dai miei inizi ed ancora adesso adoro farlo; è un modo diverso per esprimere te stesso, con il tuo stile, costruendo il tuo viaggio con tracce prodotte da altri e te stesso. D’altra parte i live sets sono magici, impressionanti e a volte complicati. Quando improvvisi accetti di correre un rischio, che potrebbe essere fatale; la cosa eccitante ed interessante di tutto ciò è anche il suono energetico e le infinite possibilità di trasformare e remixare le tue tracce. Un live si trasforma in una storia infinita quando ti ritrovi a sperimentare con il materiale da te prodotto.
Quest’estate vi è stata una tua performance allo Space di Ibiza. Era la tua prima volta sull’isola? Che idea ti sei fatto e cosa ti aspettavi?
Non è stata la mia prima volta sull’isola ma in questo caso è stata la mia prima performance allo Space. E’ un club meraviglioso con un soundsystem ed un ambiente allucinanti. La gente è adorabile specialmente al We Love allo Space.
Ci sono dei progetti per il futuro di cui ci puoi rivelare qualche dettaglio?
E’ appena stato rilasciato il mio nuovo EP su Secretsundaze «Open Space»; inoltre sono previsti parecchi remixes e qualche sorpresa comparirà prima della fine dll’anno.
English Version:
Bleak begun to draw attention in 2011, year in which he released his two first outputs on Sudden Drop and right after “Ekko” on Deeply Rooted House. Ekko strikes by its characteristic homogeneity between deep lines of bass and more complex and hypnotic weaving. This homogeneity has been later confirmed and developed through successive releases like “Origin Of Chaos” on Delsin, “What we are made of” for Concrete Records and the EP “Distant Voice” on the young label Animal Farm Records. Bleak’s route is oriented toward constant research of development and improvement of his own sound, an effort that brought him to be considered as one of the most interesting techno producer of the past two years.
Hi! First of all can you tell us how, musically speaking, Bleak has born and risen? When did you understand that producing and playing music could become something more than just a passion?
The Bleak project has been born from one of the first tracks that I actually created as an accident. I always was a fan from the deeper and more technoish area and loving the swing and funk in the 90´s house tracks. Then I experimented with different tracks on each other and finally came to a primary idea to create my own sound with it. Principal is that this music is used as a proper tool to be able to connect harmonically with other tracks, while mixing them with each other
«Bleak’s tracks have a unique mixture of Deep Hypnotic and repetitive grooves with a special soul and magic to them ». With this words, Dj Deep defines synthetically but effectively your sound. Which influences mark your path concurring to create the artist you are today?
Well actually I’ve been listening to mostly everything. But I was really influenced in ethnic percussion, the dubby reggae sound and it´s reverbs and spring delays, UK garage and deep house. At the same time I understood the similarities and differences in every musical style, searching more of hypnotic tendencies within… Until I found a way to connect the sound of my ideas that would go along with the underground techno and house from the 90´s that I was so fascinated with.
What is the process of the production of Bleak’s track? You do talk about a constant research and evolution of your sound but how far goes this research and what is it spurred from?
The Bleak project started from the idea to use electronic musical vintage styles in fusion with a futuristic but also open minded and forwards thinking aspect. The important is to have in mind not to lose the originality on it. And while working with more and more hardware and different software, the sound you forge will definitely evolve. Many describe the drive as a trademark in Bleak’s tracks. But the truth is, that it´s the consistency of sounds and their unique solid hypnotic texture that might have been acclaimed as «magical». Bleak has risen from all this and so much more. I describe my style as two specific stylistic approaches; skeletalism and massification. It’s a constant research to be able to approach a mixture of perfect blends and harmonic synthesis without trying to suffocate it too much. Like a passway to a surrealistic level where anything can happen.
We know that you are a huge fan of drum machines and generally speaking of analogic instruments. Can you disclose to us your favorite “toys” and tell us why do you particularly like them?
Hardware has its special thing. It simply sounds different. Specially outdoors on stage with a great sound system. But the important thing here is the sequencing when it comes to drum machines and to be able to program and mix them properly. As well as all the equipment that you have set up with it. My favorite drum machines are the 909 tr and 808 tr roland with their incredible classic and punchy analog sound. I use an electribe EMX that does the work for me as the closest. Easy to use on the fly and to transport but powerful when you know her capabilities. My favorite hardware sampler nowadays is the octatrack from electron and it has endless possibilities when it comes to sound manipulation and sound quality. The very tiny MFB Synth lite 2 that forms analog bass, stap and synth sounds to its finest. The lexicon and Zoom Studio 1204 hardware effect processors for their wonderful delays/ reverbs and combined effects. The Tetra synthesizer from Dave Smith with its small design, impressive sound and suboscilators including 4 different outputs. And I´m really in love with most all the Yamaha series.
Some of your releases went out on really young label (like Concrete Music and Animal Farm Records), linked respectively to parties located in Paris and Glasgow. How were born these collaborations and what are your impressions on those clubs/events?
These collaborations were born through getting in touch with them and their interest for my music. These are young labels with a proper background and very promising future. Not interesting only because of the contact within the artists and the events I like their seriousness and their projects. Their parties are stunning and absolutely to recommend. It´s an honor for me to be part of it.
Liveset o dj set?
I enjoy dj sets as much as live sets. Both are different. I always have been djing since the very beginning and I love to perform as one. It´s another way of expressing yourself with your own style, building your journey through records from others and yourself. Livesets are magical, impressive and sometimes complicate. When you improvise you´re willing to approve a certain risk that could go fatal. The exciting and interesting thing about is also the punchy sound and the unlimited ways of transforming and remixing your own tracks. Like working on stage with your own studio. Live is a never ending story when it comes to experimenting with your own produced sound.
One of your performance was scheduled this summer at the Space club of Ibiza. Is it your first time on the island? What kind of idea do you have on it and what are you expecting?
Not my first time on the Island but in this case my first performance on Space Ibiza. It´s a wonderful club with a mind-blowing sound system and ambience. The people are lovely and specially the events of We Love at Space.
Are there some details of your future projects you are willing to share?
The new Secretsundaze “Open Space” EP just got released. There are several remixes on the way and of course some few surprises will pop up until the end of this year.
