Parlare, in Italia, di servizio pubblico radiotelevisivo fa venire in mente farmaci contro i reflussi gastrici, parlarne in Gran Bretagna invece significa parlare probabilmente di un caso modello, di un vero servizio. Un’azienda che abbraccia (o tenta di farlo) tutti i lati dell’informazione e dell’intrattenimento, per cui uno il canone lo paga anche volentieri. L’azienda in questione, per chi non lo sapesse, si chiama BBC.
Se in Italia il sito RAI dà problemi di visualizzazione se non hai installato Microsoft Silverlight, quello della BBC pubblica i contenuti con licenza Creative Commons e i programmi radio, parlando anche di web, li conduce gente come Gilles Peterson o Pete Tong. Roba che fare un Essential Mix è diventato un plus da mettere in curriculum, per un dj.
In questo ambiente nasce BBC Playlister, una simpatica applicazione inserita nel web player di BBC Radio che permette di salvare, con un click sull’apposito bottoncino, canzoni e dischi che state ascoltando sulle web radio pubbliche britanniche, esportandoli su una apposita playlist che può essere sincronizzata con gli account Spotify, Deezer e YouTube, in modo da poter riascoltare anche successivamente, se presenti nel catalogo di questi. La playlist creata anche essere esportata in modalità testuale così che possiate trasformarla anche in una wishlist.
Non stiamo parlando di rivoluzioni ma semplicemente di un servizio che il broadcaster pubblico più importante al mondo offre ai propri utenti (in cambio dei dati personali, visto che necessita di registrazione), per fare in modo che questi rimangano all’interno del recinto BBC e, se escono, lo facciano grazie a un servizio apposito che si integra con alcuni dei suoi potenziali competitor.
È una questione di mentalità, di essere forward thinking come direbbero gli americani, di vedere opportunità invece di minacce quando si parla di “nuovo” o di ancora poco sviluppato o definito.