Antefatto necessario (e fra un paio di paragrafi capirete perché): il mondo di Drexciya. Un mondo che ha inizio con la creazione di un paese sottomarino, popolato dai figli mai nati delle donne africane gettate a mare, durante le tratte degli schiavi. Nell’Oceano, il loro destino era crescere come guerrieri anfibi in metropoli acquatiche, in continua lotta per la giustizia. Drexciya è quindi il movimento, la migrazione o la dispersione di persone lontano dalla loro patria, i nuovi spazi creati che trasformano le identità e le culture, la suggestione di un mondo nuovo e meno scostante da una realtà sana. Si tratta di un mito, ma sembra tangibilmente rivelare i tratti della società contemporanea per filo e per segno. Tutto chiaro?
Bene. Dopo diversi episodi pubblicati sulla londinese Ransom Note Records e il successo dell’EP “Ciquita / 1-2-3-4”, finito nella borsa dei dj di mezzo mondo, Bawrut torna con un progetto che più che chiudere un cerchio apre una grande, nuova fase della sua già ricca carriera. “Crossing For A Gold Blanket” è il secondo estratto da “In The Middle” – in uscita il 12 Novembre sulla label britannica –, fattualmente il primo LP di Borut Viola con il moniker nato dopo l’epopea Scuola Furano, LP che il producer goriziano di base a Madrid ha già anticipato con “Je ‘O Tteng E T’O Ddong’”, la collaborazione con Liberato fatta uscire lo scorso luglio.
“Crossing For A Gold Blanket”, questo nuovo singolo in arrivo, è descritta come la traccia più dura di “In The Middle”, l’album in uscita, ed è quasi un’estensione di quel racconto mitologico sotto forma di club culture contemporanea. È il suono di un viaggio insicuro, la storia di un difficile equilibrio tra terra deserta, uomini soli e mare in piena, equilibrio instabile enfatizzato da loop che prolungano un senso di irrequietezza emotiva sotto forma di ritmiche scure.
Nel video, realizzato da Bana Studio Ossas, la trama bianco e nero da risalto al dorato di una coperta isotermica che dovrà trarre in salvo vite in fuga, tra l’Atlantico e le coste dell’Africa, in una storia – quantomai contemporanea – che continua ad essere fatta di confini da superare. Siamo sulle coste di Lanzarote, Isole Canarie, e un codice morse annuncia la fine della lotta prima di un salvataggio rischioso, tra speranza e incertezza.
Per Bawrut si tratta di un omaggio all’eredità di James Stinson, scomparso prematuramente a trentadue anni, che proprio dalla storia di Drexciya aveva ereditato il moniker, nello storico progetto insieme a Gerald Donald. E nell’immaginario – così come nel suono – è effettivamente un tributo alla seconda ondata techno di Detroit, seppur persino quella stessa barriera è stata effettivamente superata: è un modo di entrare nel club da un punto di vista obliquo e indagatore, e non solo per gli strani tempi (che dal club sono così lontani…) che caratterizzano la stretta attualità.
Di fatto, è un monito a ricordarsi di raccontare delle cose importanti, anche nel luogo dove gioia, corpo e coesione sono diktat primario: il pezzo finisce tra speranza e incertezza, nell’incontro e l’incrocio di esperienze fatto da quell’indomabile desiderio che vuole che ci sia vita oltre la normale sopravvivenza, ci siano colori diversi oltre a quell’oro sgargiante che trasuda paura di perdere tutto. È una parafrasi sonora di quella solitudine che attanaglia le persone che arrivano in una società all’apparenza opulenta, ricca, ma che mostra un mondo asettico, ruvido e che fa un’enorme fatica ad accogliere.
La malinconia elettronica e il senso di migrazione è di fatto presente anche nel chiacchierato sodalizio con Liberato: “Je ‘O Tteng E T’O Ddong’”, già valorizzazione dell’incontro tra culture e persone, lingue e suoni, libertà e movimento, Napoli e il sound elettronico oltremanica.
Allora quale luogo migliore del club per far rivivere per mezzo di immagini l’unione, l’incontro e l’incrocio di esperienze? Come il video diretto da Karol Sudolski racconta, quel viaggio di migrazioni e di suoni intorno al Mediterraneo parte nelle intenzioni dalla semplicità di un abbraccio, uno ‘ncopp’a n’ato. Una proiezione quasi onirica di ciò che ci separa dall’essere liberi, l’atto di celebrazione della normalità: come in fuga da un posto in cui non sei al sicuro.
Da Bawrut e dalla sua identità in movimento, del resto, c’è da aspettarsi che quella terra di mezzo che la sua narrazione sta facendo uscire fuori sia monito per un vero, identitario suono del futuro.
“In the Middle” è indicato come una riflessione sugli ultimi anni, il racconto della fortuna e del caso, quello di trovarsi nati in mezzo all’Occidente mentre altri si sforzano di arrivare in un nuovo mondo con la speranza di una vita migliore. Soprattutto, è una celebrazione della bellezza del movimento verso il nuovo, quella fatta di una diversità ed inclusività auspicata ma eufemisticamente difficile.
L’album è in pre-order su Bandacamp, ed il 5% dei profitti sarà devoluto a Open Arms, un’organizzazione non governativa senza scopo di lucro dedicata a proteggere coloro che cercano di raggiungere l’Europa via mare, fuggendo da conflitti armati, persecuzioni o povertà.