Sven Weisemann ha la faccia di quello che, all’università, a malincuore accetta di passarti il risultato dell’integrale doppio durante l’esame di Calcolo Differenziale. Riga da una parte, occhialetto dalla montatura “light” e assolutamente fuori moda e faccia tra il serio e l’imbronciato. Insomma, un ventisettenne diversissimo da me. Talmente diverso da essere, lui, un talento indiscutibile e indistruttibile; io, quello di cui ne parla. Sven Weisemann, comunque, non è il tipico secchione indisponente che prenderesti a schiaffi per i suoi modi saccenti e per il suo essere totalmente al di fuori di qualsiasi contesto sociale perché, a ben vedere, basta un ascolto nemmeno troppo attento di uno qualsiasi dei suoi lavori per rendersi conto che si ha di fronte un artista dal talento fuori dal comune: Sven Weisemann è sì preparatissimo, ma è anche quello che come tocca il pianoforte ti scioglie il cuore (la meravigliosa “Planetary Nebula” parla chiaro). Sven Weisemann è bellissima naturalezza.
Eppure c’è qualcosa che lo accomuna a me più di quanto non dica l’Anagrafe o il nostro gusto musicale. O meglio, c’è qualcosa che lo accomuna a tutti quelli che, in un modo o nell’altro, hanno modo di “intercettare” la sua musica e sentirla strisciare sotto pelle. Un abbraccio subdolo, assolutamente irrinunciabile una volta sentito il profumo e il calore dei suoi dischi. Si tratta del legame intimo e vibrante, dove i chord (“Evolver”) e i riverberi (“Flotation Verb”) immergono chi ascolta in paesaggi che sanno essere a tratti torbidi, a tratti confortanti, a tratti soffocanti.
E’ un Mojuba, e si sente. La qualità è quella delle grandi uscite.
“Inner Motions” è così: introspezione e consapevolezza, femminilità e carattere. E’ una raccolta vivida come un brivido freddo che cammina lungo la schiena e aria che soffia fresca la mattina presto nelle giornate invernali di sole, dove il cielo brilla di un azzurro nordeuropeo (“Inner Sunset”). E’ equilibrio e misura, dove ogni suo elemento costituente oscilla regolare fintantoché il groove pulsa dolce. “Inner Motions”, però, è soprattutto eleganza: la musica di Sven Weisemann veste un abito sartoriale scuro tagliato su misura, sorride e tace. E io m’innamoro.