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[tab title=”Italiano”]Un personaggio come Steve Lawler apparentemente non ha bisogno di presentazioni, a meno fino a quando non scopri che molto di quello che sai sul suo conto è solo una piccolissima parte di tutta la sua vita e l’essere un DJ superstar non è tutto rose e fiori come sembra. L’operazione “vi racconto tutto” in se è rischiosa, comporta grande consapevolezza e onestà intellettuale che per molti può essere scomoda ma il risultato, condensato in un documentario che s’intitola “The Art Of The DJ” racconta per filo e per segno quello che normalmente nessuno dice e dobbiamo sforzarci di leggere tra le righe. Onesto, senza mezzi termini, a momenti illuminante, ci racconta la vita di un artista icona del genere che da anni rappresenta una delle eccellenze del panorama elettronico, sollevando il velo dell’ipocrisia e aprendo le porte ad una visione più obiettiva del solito andiamo condito ad arte dai media manager. Abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo per parlarne in modo approfondito e rifinire alcuni degli argomenti chiave che ruotano tutti attorno ad un concetto semplicissimo: prima di tutto bisogna essere onesti con se stessi. Guardate il promo, comprate il video, guardatelo e correte a leggere il resto dell’articolo, ne vale la pena.
In “The Art Of The DJ” sei stato assolutamente onesto e non hai mai avuto paura di dire tutto quello che pensi, ora che il lavoro è terminato sei soddisfatto del risultato? Quali sono state le prime reazioni?
Abbiamo avuto un riscontro ottimo, non me lo aspettavo proprio perché sono stato così onesto, ma non avrei potuto farlo in nessun altro modo. Ho visto troppi documentari sui DJ e sulla scena elettronica che semplicemente non raccontano la verità di quello che accade a chi, come me, diventa famoso e non sa come gestirlo. Ho cominciato a fare il DJ per suonare la musica e condividere la mia energia in pista e diventare famoso non è stato facile, mi sembrava innaturale. In quel periodo ho dovuto fare i conti anche con qualche demone, ma è la mia vita, il mio percorso e non mi vergogno di raccontarlo.
Il video è stato diretto da Piers Sanderson, come hai iniziato a lavorare con lui e perché?
Perché è un ottimo regista e come me condivide il desiderio della verità. Non scrive film basati solo sull’egocentrismo e il nostro incontro è stato la connessione perfetta. Sono veramente grato di come abbia fatto bene questo film, la prima volta che l’ho visto è stato come vedere la vita di qualcun altro, molto surreale.
Hai raccontato fatti molto privati, in particolar modo per i tuoi genitori e gli amici coinvolti, che reazione hanno avuto quando gli hai chiesto di apparire nel film? E dopo averlo visto?
In realtà i miei genitori non vogliono vedere il film, conoscono parti della mia vita ma non sanno tutto e sono troppo spaventati di conoscere l’esatta verità. Gli ho detto che il passato è passato, è stato il mio percorso e dovrebbe concentrarsi sul presente, su quello che sono oggi: un padre di due bellissime bambine, un marito impegnato ed un professionista che mette tanto orgoglio nel lavoro. Non ho niente da nascondere.
Fin dalle origini al Cafè Mambo, Space, Cream, The End hai sempre suonato set molto lunghi e a proposito di Cafè Mambo hai detto “E’ stato come fare il DJ per un film, come creare una colonna sonora”. Probabilmente si può applicare a qualsiasi set che dura diverse ore, cosa molto impegnativa e difficile allo stesso tempo, in particolare se sei un resident. Da dove arriva l’ispirazione e qual è la tua ricetta per una colonna sonora perfetta?
La mia ricetta per una perfetta colonna sonora arriva dall’ambiente che mi circonda, bisogna entrare in collegamento con tutto e poi applicare il proprio gusto musicale. Onestamente vedo la musica come un mezzo molto potente, qualcosa che ha la capacità di migliorare o addirittura cambiare uno stato d’animo. Molti la considerano solo qualcosa di cui godere, io la vedo come qualcosa che possiamo usare per rendere la nostra vita migliore ed è quello che ho fatto: ho fatto in modo che le persone si rilassassero e si sentissero più spirituali.
A proposito di essere un DJ, nel video hai detto “il miglior modo per essere un DJ è quello di conoscere la propria musica”. Anche se in passato è stata un elemento fondamentale, dato che oggi la musica elettronica è diventata così mainstream, un’enorme quantità di tracce disponibili ha abbassato la qualità complessiva e quindi la maggior parte dei brani è fatta solo per avere un grande impatto sul sound system, pensi che questo concetto sia ancora attuale?
Sì assolutamente, è sempre lo stesso, impiego solo più tempo perché si deve ascoltare più musica per trovare la qualità. La programmazione è la parte più importante del DJing, devi conoscere la tua musica.
Quando Darren Hughes ha lasciato il Cream e lo hai seguito all’Home Club con il tuo evento al venerdì sera Londra era il cuore della scena elettronica, la figura del resident era molto importante e hai ammesso che è stato uno dei momenti più alti della tua carriera. Quali pensi siano le principali differenze tra ieri e oggi? In quest’epoca di DJ rock star, essere un residente è ancora importante?
No, non proprio, la club culture oggi è diversa. Essere resident a Ibiza è più importante che mai, ma se parliamo di lavorare tutte le settimane in un club per anni quei giorni sono davvero finiti. Sono felice di esserci stato quando era importante perché come DJ era la cosa migliore che ti potesse capitare. Fare il guest è favoloso e possono capitare eventi incredibili, ma essere resident nella propria sala ha qualcosa di speciale. Per quel che mi riguarda, sono fortunato perché posso ancora farlo per diciotto settimane durante la stagione estiva.
Uno dei punti chiave nel video arriva quando finalmente ottenuto successo e fama mondiale, festival e grandi palcoscenici hai capito che il denaro contava più dell’arte, essere questo tipo di DJ significava non poter suonare la musica in cui credi e anche perdere la tua integrità morale. Qual è la musica in cui credi e perché integrità è così importante per te?
L’integrità morale è tutto: è quello che sei, è la tua fede, è la tua forza. La musica in cui credo è deep, techy, groovy, trippy house e techno, musica da club. Non roba commerciale da mani in aria o canzonette EDM. La musica commerciale è fatta per soldi, la club music penso sia e sempre sarà fatta per lasciarsi andare e ballare.
In un’intervista hai parlato dei primi party clandestini nei magazzini dicendo: “Ho visto tante persone tutte insieme – neri, bianchi, gay, etero, impiegati, lavoratori edili, di tutto e tutti sembrava una cosa sola” e anche nel video “Sono cresciuto nel movimento e non significava solo essere rapiti dalla musica, ma anche dall’atmosfera”. Considerando la scena elettronica, tolti alcuni luoghi di culto come il Berghain questo senso di “essere uno” e l’atmosfera di cui parli oggi sembrano perduti, quale pensi sia la causa principale e che cosa possiamo fare per rimediare?
Non sono d’accordo, non sono perduti, più che altro non sono ovunque, ma non lo erano nemmeno allora. L’atmosfera non è assolutamente sparita e in molti dei miei eventi c’è ancora. I tempi cambiano, la cultura cambia, tutto negli ultimi 20 anni è cambiato ma sento che c’è sempre un equilibrio, qualcosa è cambiato per il meglio e qualcosa in peggio. Finché abbracciamo cambiamento e futuro mantenendo integrità, possiamo fare cose nuove e belle come in passato.
La musica house è partita come genere di nicchia che oggi è diventato mainstream con artisti elettronici sotto contratto delle major, cosa pensi abbiamo perso e guadagnato in questo passaggio?
Non abbiamo perso nulla fintanto che manteniamo le nostre menti focalizzate sulla qualità rispetto alla quantità. Abbiamo guadagnato un pubblico più grande, possiamo raggiungere più persone e più persone hanno l’opportunità di lavorare in un mondo che amano.
Mentre in passato le figure del DJ, produttore e media/marketing manager erano ben distinte, oggi bisogna essere un DJ, un produttore e un esperto di marketing allo stesso tempo, ovviamente rinunciando a qualcosa. Dato che hai iniziato come DJ e poi sei diventato un produttore, qual è la tua opinione su questa nuova figura tutto in uno?
Ebbene sì, su questo hai ragione al 100% e ti assicuro che lo detesto. In questo momento la popolarità è più importante della sostanza ed è un peccato, un vero peccato. Ho visto molti eventi che sono diventati famosi grazie a qualche buffonata online e hanno avuto moltissimo sostegno in maniera abbastanza discutibile. Ti garantisco che non sono per la finzione e qualche volta è proprio palese.
Parliamo di produzioni, come lavori in studio? Preferisci l’hardware o il software? Qual è il tuo setup?
Ovviamente preferisco usare l’hardware perché è migliore. Uso sintetizzatori hardware, fx e sequencer software. Mi piace fare le parti principali di una traccia con i miei outboard e aggiungere qualcos’altro se serve. Per me, più semplice è il disco, meglio è.
Negli ultimi anni abbiamo visto un ritorno del vinile, compreso detrattori del digital DJing e promotori che hanno vietato Traktor in loro eventi. Qual è il tuo setup live e cosa ne pensi di questa presa di posizione?
Mi dispiace per la mia risposta brusca ma è una gran cagata. La natura stessa di dire no a qualcosa è l’esatto contrario di essere liberi e di essere creativi.
A ottobre 2016 l’etichetta VIVa MUSiC compirà di 10 anni, cosa provi e come ti senti a riguardo? Ti aspettavi un successo così grande? Hai in programma qualcosa di speciale per festeggiare un evento così importante?
Sono molto orgoglioso perché gestire un’etichetta non è così facile come la gente può pensare. Stiamo preparando una compilation di 10 tracce in tutti i formati: vinile, CD e digitale. Sarà molto bella e piena di musica capace di resistere alla prova del tempo. Faremo anche una grande festa con gli artisti con cui abbiamo lavorato in questi 10 anni, annunceremo tutto all’inizio del prossimo anno.
Dato che sei l’A&R di VIVa MUSiC, quando ricevi una demo, quali sono le cose principali che catturano la tua attenzione e ti fa venire voglia di ascoltare? Secondo la tua esperienza, quali sono le cose che un produttore dovrebbe fare e cosa non?
All’inizio accettavamo demo, ma quando ho cominciato a riceverne quasi 1000 a settimana abbiamo deciso di smettere, ora lavoriamo con persone che contattiamo direttamente o tramite amici che ci danno musica da ascoltare. Se qualcuno vuole davvero una traccia su VIVa non voglio che sia semplice come inviare un link SoundCloud, se vuoi essere parte della nostra famiglia devi muovere il culo e venire a un evento, presentarti, essere onesto, raccontarci della tua passione e se ci dai la musica a mano, allora la ascolteremo.[/tab]
[tab title=”English”]A character like Steve Lawler apparently needs no introduction, at least until you discover that much of what you know about him are just a small part of his life and being a superstar DJ is not all roses as it seems. Operation “I’ll tell you everything” itself is risky, involves great awareness and intellectual honesty that for many may be uncomfortable but the result, condensed in a documentary titled “The Art Of The DJ” speaks clearly about what we normally don’t say and we must try to read between the lines. Honest, bluntly, sometimes enlightening, tells us about the life of an artist icon that for years is one of the top of the electronic scene, lifting the veil of hypocrisy and opening the door to a more objective view of something that usually is crafted by the media manager. We had the chance to interview him to talk about it in detail and refine some of the key issues that revolve around a simple concept: first of all you must be honest with ourself. Watch the promo, buy the video, watch it and run to read the rest of the article, it’s worth it.
On your video “The Art Of The DJ” you’ve not been afraid of speaking your mind and be honest, now that is finished and released to the public are you happy with the results? What have been the reactions so far?
The reaction has been amazing; I truly really never knew what reaction the film was going to get because i was so honest. But i just can’t do it any other way. I have seen far too many documentaries about DJ’s and the scene in general recently that just hide the real truth of what goes on and what it is really like for someone like me that was never meant to be famous, I was young and didn’t really know how to handle it back then. I never became a DJ to be famous; I became a DJ to play music to people and to create my own kind of energy on a dance floor so to become famous wasn’t easy for me at that time, and felt un-natural. I also had my own demon’s I was dealing with along the way. This is my life this was my journey and I’m not ashamed to say it how it is.
Piers Sanderson is the director of your video, how did you start to work with him and why?
Because he is a great filmmaker, and like me shares a desire for the truth. He doesn’t write egocentric fluff filed films, so our meeting was the perfect connection. I am really grateful to how well he made this film, when I first saw it, was like watching someone else’s life, very surreal. In actual fact my parents won’t watch the film, they kind of know parts of my life but don’t know it all, and are too scared to know the exact truth. I told them the past is the past it was my journey, what they should focus on is the now, who I am today, a father or two gorgeous girls, a committed husband and someone who takes great pride in my work. I have nothing to hide.
From the very beginnings at Cafè Mambo to Space, Cream, The End you’ve always played very long sets. About Cafè Mambo, you’ve said “It was like DJing to a movie, like performing a soundtrack”, probably It could be applied to any set that last several hours, as it should be very challenging and difficult at the same time, especially if you have a residency. How did you get the inspiration and what is your recipe for such a perfect soundtrack?
My recipe for a perfect soundtrack is my surroundings, take it all in and put your musical mood on it, honestly I see music as a very powerful medium; something that 100% has the ability to enhance or even change a mood. Music is taken lightly by most as just something there to enjoy. I see it as a remedy and something that we can use to make our life better. So that’s what I did, I made people relax and feel more spiritual with the sounds I was providing to the scene they were amongst.
About being a DJ, in the video you’ve said “the best way to be a DJ is to know your music”. Even if in the past was a key, since electronic music became so mainstream and huge amount of releases lowered the overall quality so most of the tracks are only thought to give great impact on the sound system, do you think that this concept is still relevant nowadays?
Yes absolutely, it is still the same, I just have to put more time into it as I have to go through more music to find the quality, programming is the single most important part of DJing so you have to know your music.
When Darren Hughes left Cream and you followed him to Home Club in London with your Friday night event, London was the heart of the scene, residency culture was very important and you’ve admitted that it was one of the highest moments in your career. What do you think are the main differences between then and now? In these days of rock star DJs, do you think that being a resident is still relevant or not?
Not really any, it’s a different culture now. I think having a residency in Ibiza is more important now than ever, but weekly residency in a club for years, those days are pretty much over. I am glad i was around when that was important, as it was the best thing to have as a DJ. Being a guest is great and can have some amazing shows. But being a resident in your own room is special. Luckily I still have that for 18 weeks of the summer.
One of the key points in the video was about when you’ve finally got worldwide success and fame, playing festival and big stages but you’ve realized that money mattered more than art, that being this kind of DJ meant to not being able to play the music that you believe in and also loosing your integrity. What is the music that you believe in and why integrity is so important for you?
Integrity is everything, it’s who you are. Its your belief. Its your strength. The music I believe in is deep, techy, groovy, relentless, trippy house and techno. Club music. Not commercial hands in the air songs or banging down your throat electronic cheese edm. Commercial music is made for money. Club music is, I believe, and always was made for us to loose our selves and dance
In an interview you’ve talked about illegals warehouse party saying “I saw people together – blacks, whites, gays, straights, office people, construction workers, I mean it was everybody, everything and everybody felt like it was one“ and also on the video “I was born within the scene, not only being hit by the music but being hit by atmosphere“. Considering the electronic scene, apart from some cult status venues such as Berghain this sense of “being one” and atmosphere seems lost nowadays, what do you think it could be the main cause and what we can do to get it back?
I don’t agree with that, its not lost, its not everywhere no. But then again it wasn’t back then. Its definitely not lost, many of my gigs you see this still. The thing is times change, culture changes everything in the last 20 years has changed but I feel there is always an equal balance of something has changed for the better and something has changed for the worse. As long as we embrace change and the future but always retain that good old integrity we can make new things as good as the past
House music started as niche that today is mainstream, with electronic artists signed by the majors, what do you think we’ve lost and what we’ve gained in this translation?
We have lost nothing as long as we keep our minds fixed on quality over quantity. We have gained a bigger audience to reach and more people have the opportunity to work in a scene they love.
While in the past years the split between DJ, producer and media/marketing was clear, to work in today business, you needed to be a DJ, a producer and a marketing guy at the same time, obviously loosing something in the middle. Since you’ve started as a DJ and then became a producer, what is your opinion about this new all-in-one figure?
Well yes you are 100% right about this, and I for one hate it. Now there is a real sense of popularity over substance and its a shame a real shame. I have seen several acts go to the top due to online antics and becoming controversial to gain support. I for one am not a big fan of anything that isn’t real and sometimes this massively qualifies for that!
Talking about your productions, how do you work in the studio? Do you prefer hardware or software? What is your setup?
I prefer hardware obviously as it is better. i use hardware synths and usually software plug in FX and sequencers. I like to get my main instruments of the track built with using my outboard gear then add stuff when needed. For me the simpler the record the better it is.
During the last few years we’ve seen a return of vinyl, with some complaints on digital DJs and also promoters that banned Traktor from their events. What is your live setup and what do you think about this hype?
Sorry for my blunt response but what a crock of shit. The very nature of saying no to something is the very opposite to being free or being creative.
In October 2016 your label VIVa MUSiC will be 10 years old, what are your feelings about that? Did you ever expect such a huge success? Are you planning something special to celebrate such an important event?
I’m very proud as running a label isn’t as easy as people may think. Yes were talking about a 10-track release being released on all formats, Vinyl, CD and Digital. It’s being beautiful and with music to stand the test of time. Also a huge party with artists from over the 10 years all is being a part of the event. We will announce early next year with the plans
Since you are the A&R of VIVa MUSiC, when you receive a demo, what are the main things that catch your attention and let you decide to listen to it? Considering your experience, what are the things that a producer should do and should not do?
We used to accept demos but then I started getting nearly a 1000 a week! So we decided to stop accepting demos and now we work with people we approach for a release or friends in the scene who give us music to listen to and we sign that way. If someone really wants a track on VIVa then I don’t want to make it as easy as send a SoundCloud link anymore, if you want to be a part of our family then get off your ass and come to a gig, introduce yourself tell us about your passion and mean it, and give us the music in our hands, then it will get listened to.[/tab]
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