18/12/2015

Finalmente, rispetto agli ultimi anni, il 2015 è stato un anno piuttosto vario, anche (ma non solo) sul versante dei remix: ci sono stati diversi picchi di creatività in cui alcuni dei nostri artisti preferiti hanno infuso letteralmente nuova vita a tracce che già apprezzavamo o che normalmente avremmo ignorato.

Di seguito vi presentiamo una selezione, con nessuna pretesa di completezza e rigorosamente in ordine sparso, di alcuni dei remix che abbiamo apprezzato maggiormente nel corso dell’anno.

Jamie xx

Loud Places (John Talabot’s Loud Synths Reconstruction)

Il trattamento del sempre valido John Talabot su una delle tracce più “da ascolto” dell’album di Jamie xx ne mantiene i vocal ma cambia completamente l’atmosfera, trasformando “Loud Places” in un anthem da club lento, suadente e ipnotico come solo l’artista spagnolo sa essere.

The Chemical Brothers

Go (Special Request Warehouse Remix)

Paul Woolford è praticamente riuscito a remixare la propria intera carriera, reinventandosi una nuova vita come Special Request, e il suo Warehouse Remix per la hit estiva dei fratelli chimici è un’ottima summa del suo nuovo suono: percussioni spezzate e suoni che ricordano i rave inglesi dei primi anni ’90, che combinate con il flow devastante di Q-tip danno vita a una miscela letteralmente esplosiva che non fa rimpiangere l’assenza della linea di basso della versione originale.

Insanlar

Kime Ne (Ricardo Villalobos Remix)

A un ascolto poco attento è “solo” il solito remix di Ricardo da più di quindici minuti di delirio e malattia mentale, ma se ci si sofferma un attimo a considerare la pulizia e la cura con cui ogni suono è esattamente al posto giusto e letteralmente scolpito alla perfezione si riesce a intuire come, ancora una volta, il cileno sia in grado di trasformare in oro tutto quello che tocca, come è successo questa volta con i suoni arabeggianti della traccia originale.

Populous

Dead Sea (Indian Wells Rmx)

L’album di Populous è stato senza dubbio uno degli highlight della scena italiana, ma è il remix di Indian Wells per “Dead Sea” la traccia in grado di raccogliere i consensi più vasti, dato che funziona ugualmente bene sia per ascoltatori più attenti che sui dancefloor più incandescenti.

Pryda

Opus (Four Tet Remix)

E’ stato forse il caso che ha scatenato più nasi arricciati di tutti, quest’estate: “davvero Four Tet si è abbassato a remixare uno zarro come Eric Prydz?”

Di certo non passerà alla storia come la traccia più impegnata mai prodotta da Kieran Hebden, ma il remix di “Opus” è senza dubbio un’arma di distruzione di dancefloor come poche altre, con quella pausa lunga quasi tutta la durata del brano, quell’arpeggio in crescendo e quella ripartenza su cui è letteralmente impossibile non saltare: quando Four Tet decide che vuole far ballare, non fa prigionieri.

Todd Terje

Alfonso Muskedunder (Mungolian vs Tangoterje Dub)

L’album del baffuto scandinavo era uno dei nostri preferiti del 2014, per cui era inevitabile che ci avvicinassimo agli EP di remix con grande curiosità: nonostante il livello generale sia comunque molto alto però, quello che abbiamo ascoltato più volentieri lungo tutto l’anno è quello di Terje stesso, che trasforma “Alfonso Muskedunder” in una bossa nova irresistibile, serissima nel prendersi in giro.

Florence & The Machine

What Kind Of Man (Nicolas Jaar Rmx)

Altro clash tra due artisti solo all’apparenza inconciliabili, forse più ancora di Eric Prydz e Four Tet è taggato su SoundCloud, in maniera molto appropriata, come “dark jungle disco death squad suede sex”, e infatti nei dodici e passa minuti di traccia ci sono tutte queste cose e molte altre: Nico ha sempre tanto da dire, e a volte vincolare la creatività remixando artisti lontani da sè è proprio il modo migliore per permetterle di esprimersi al meglio.

Tame Impala

Let It Happen (Soulwax Remix)

Il ritorno dei Tame Impala è stato uno dei momenti migliori dell’anno per gli appassionati di un certo tipo di musica, ma è il remix dei Soulwax a renderne il suono più appetibile per i nostri palati, grazie a delle percussioni appoggiate sotto l’originale che lo rendono molto più danzabile.

Porter Robinson

Flicker (Mat Zo Rmx)

E’ già da prima che iniziasse il 2015 che si sente parlare di ritorno della jungle, e ormai sembra davvero essere tutto pronto: persino insospettabili come Porter Robinson, nel corso dell’anno, hanno avuto remix impregnati di amen break. Questo remix di Mat Zo unisce alla perfezione due delle tendenze principali dell’anno, il ritorno della jungle appunto e l’idea di prendere il pop poco sul serio (o forse tantissimo) che sta alla base di tutta la scena bubblegum bass / PC music.

Dj Dozia

Pop Culture (Joris Voorn Rmx)

La versione originale è uno di quei classici semisconosciuti che ogni tanto i dj di livello assoluto recuperano e che usano per ribaltare le piste: l’abbiamo sentita suonare varie volte a personaggi del calibro di Wink (che l’ha anche stampata per primo, nel ’98, sulla sua Ovum) o Zip. Mai ci saremmo sognati, però, che a diciassette anni di distanza ne uscisse un pacchetto di remix così gustoso: è vero che con una base di partenza del genere era sbagliare, ma i vari Ambivalent, KiNK, Phil Weeks e Joris Voorn hanno dato tutti il meglio di sé, con l’olandese mezza spanna sopra in un gruppo comunque tutto imperdibile.

Mattia Tommasone

Ho più o meno sempre scritto di musica, raccontando il mio parere su quello che ascolto e sui party che vedo, per cui l'idea di collaborare con Soundwall è praticamente una naturale prosecuzione di quello che ho sempre fatto. Quando non scrivo sviluppo software, cucino, alleno i bambini a calcio, faccio cose da nerd come costruire controller per la mia lavatrice. Per il 95% o più del tempo ascolto elettronica, ma quando ascolto altro sono aperto più o meno a qualsiasi cosa che non sia il latinoamericano o il reggae.

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18/12/2015