La bella stagione porta con se una miriade di festival musicali. Lo sanno bene gli appassionati che si trovano di fronte all’imbarazzo della scelta tra una offerta che, se negli anni ’80 e ’90 era di quasi completo dominio dei britannici Glastonbury e Reading, da una decina d’anni sta diventando estremamente variegata. Tra Stati Uniti (per i più intraprendenti ed abbienti tra di voi, forse) ed Europa continentale, ce ne è per tutti i gusti e tutte le tasche. E poi, a fare la differenza, c’è il Primavera Sound di Barcellona.
Le dimensioni, che nonostante la grandezza – 250.000 spettatori in tre giorni – sono ancora “a misura d’uomo”, l’ubicazione in riva al mare e le condizioni climatiche, se paragonate alle battaglie con pioggia e fango tipiche dei festival nordeuropei, lo rendono estremamente attraente. A questo si aggiunga una programmazione a quasi 360 gradi che, divisa in tre giorni tra dieci palchi, è segno di gusto ed attenzione a quanto di più interessante sia attualmente in circolazione ed il calore e la cultura di un pubblico, di non soli catalani, che è il vero evento nell’evento. E così eccitanti nuovi fenomeni underground quali SBTRKT o Matias Aguayo si trovano a suonare a pochi metri di distanza e quasi in concomitanza con big del livello di Cure e Franz Ferdinand. I palchi a disposizione dei grossi acts sono forse la più forte calamita di pubblico del festival ma è la massicia presenza di nomi che i lettori di Soundwall conoscono bene a renderlo decisamente appetibile anche per i più curiosi ed esigenti. Tra conferme, piacevoli sorprese e qualche delusione. Perchè dal barcellonese John Talabot, in live set – o presunto tale – assieme al suo collaboratore Pional, ci si sarebbe aspettati molto di più di quello che è sembrato uno spettacolino di karaoke, soprattutto se si considera la presenza in massa e la caldissima partecipazione del pubblico che ha affollato l’area del Ray Ban Stage. Una partita in casa che non ha convinto il sottoscritto, che pure ha amato tantissimo il suo album d’esordio “fIN”. E come giudicare i Justice “live”? Bello spettacolo di luci, certo… un esibizione dal vivo peró, è ben altro. Conferme per The xx e Beach House, anche se le grandi folle e palchi non rendono esattamente un buon servizio alla musica delle due bands, e per Grimes, con tanti di invasione di pubblico – vera? – del suo palco. Le vere sorprese sono arrivate dagli acts, come i Chromatics o Neon Indian, che osano oltrepassare i confini di elettronica, rock e pop utilizzando a pieno le possibilitá, anche tecniche, che i generi offrono. In questo senso lasciano senza fiato gli M83, probabilmente l’esibizione più esaltante dell’intero festival. O divertono i Friends con il loro sbieco punk-funk e la presenza carismatica – impossibile staccarle gli occhi di dosso – della loro cantante Samantha Urbani. O ancora, fa ben sperare The Weeknd con il suo R&B dalle venature elettroniche totalmente “suonato” da una rodatissima band ed entusiasma Adam Brainbridge con i suoi Kindness in un esibizione che unisce suoni e ritmi soul-funk a sensibilitá tipicamente indie che viene degnamente conclusa con una lunga e torrida versione di “Gabriel”, classico di Ray Davis Jr e Peven Everett, e chi ha orecchie per intendere…
Menzione speciale per Paolo Iocca che con il suo progetto Boxeur The Coeur ha ben rappresentato, assieme ai King of the Opera, l’Italia in un one-man show elettronico pieno di creatività tra techno e strizzate d’occhio pop. Se solo John Talabot avesse potuto vedere, ed imparare. I dj set, tutti di qualità – da un affollattissimo Erol Alkan a Rustie passando per Scuba, Benga e Mark Bell degli storici LFO – patiscono un pò della programmazione da “tarda serata” o meglio, quasi after-hour. Ed è questa l’unica critica ad un organizzazione praticamente perfetta.
In conclusione: in barba a tutti i profeti di sventura, musicalmente viviamo tempi di cambiamento certo, ma sicuramente non di crisi creativa, ed una manifestazione come il San Miguel Primavera Sound ne ha offerto nel 2012 uno spaccato eccitante e coinvolgente. Se volete continuare ad avere il polso della situazione, ci si vede fra un anno a Barcellona!