Da tempo giravano voci circa l’imminente uscita di un EP di remix di “Royal Dust”, album visionario frutto delle contaminate sperimentazioni jazz/swing del talento venezuelano Miguel Toro, uscito lo scorso aprile su Haunt Records. Già di per se la label in questione fugge categoricamente da ogni cifratura dell’ordinario, per riservare i propri centellinati prodotti alla più raffinata clientela filo-elettronica; se poi l’album da rivisitare ha i caratteri dello straordinario propri di “Royal Dust”, la scelta sui nomi a cui affidare un tale lavoro non poteva che ricadere su due artisti che sul concetto di non-ordinario hanno addirittura costruito il proprio marchio distintivo: Ricardo Villalobos e Paul Frick.
Già definito da molti come il prodotto più psichedelico del musicista cileno, il remix di Villalobos per “Royal” è ambrosia colata per psiconauti esperti. Otto minuti di sospensione ascetica che sa di rarità orientali e segreti mistici celati da tempeste di sabbia secolari. Al risveglio vi si rinviene il sax di Abarbanel, il piano che funge da sentiero mobile per l’altra dimensione, la qualità percussionistica che è summa massima del genio cileno, perfino il retrogusto acido dell’horror anni ’70 made in Italy.
Il B-side è affidato al Paul Trick dei Brandt, Bauer and Frick Ensemble e anche se ci troviamo su di un binario musicale perpendicolarmente differente da quello su descritto, credetemi, il risultato non è da meno. Il remix di “Truco” ad opera del pianista classico-contemporaneo tedesco è forse più aderente, stilisticamente, all’original di Royal Dust ma ne amplifica a dismisura l’impatto emotivo, grazie alla ritmica, stavolta non solo originale, ma trascinante, su cui si innesta un groove davvero unico,frutto del gioco di rimandi tra synth analogici e accordi di pianoforte tanto caldi da obbligarvi a chiudere gli occhi.
Un colpo da maestro per un EP da intenditori.