Capita molto spesso di ritrovarsi a parlare di djs ai quali difficilmente puoi porgere domande. Ce ne sono invece molti altri che mantengono sempre lo stesso spirito e la giusta dose di umiltà. Raffa FL è certamente uno di questi, dalla provincia di Verona alla ribalta internazionale nel giro di un anno con diverse hits accomunate dalla stessa matrice house. Siamo andati ad approfondire con lui diversi aspetti, partendo dal suo progressivo avvicinamento a questo mondo, i suoi segreti in studio, le sue idee del clubbing italiano e sul panorama house odierno, non tralasciando qualche curiosità e suggerimento direttamente dalla sua playlist…
Il tuo destino sembrava già scritto, visto che già in famiglia hai un musicista (tuo padre). E’ stato fin da sempre il tuo desiderio rendere la musica la tua professione?
Sicuramente avere una persona vicino che ti trasmette una passione così non è cosa da poco. Quello che fin dal primo istante mi ha affascinato è stato il vedere l’enorme coinvolgimento che stava attorno a lui quando faceva, e fa musica. Pur avendo generi radicalmente opposti è stato senza dubbio impossibile non poter cercare di crearmi un percorso tutto mio. Per me è sempre stata, ma forse lo è ancor di più oggi una grandissima passione. Non riesco a vedere la musica come un professione. Se però penso a tutto quello che ho fatto negli scorsi mesi sicuramente qualcosa è cambiato, ma quello che non è cambiato sono io. Voglio rimanere tale e quale a come sono sempre stato!
Sei nato e cresciuto a Verona, ma ormai risiedi in pianta stabile in Inghilterra. Come è la scena lì e quali sono le differenze sostanziali con i club italiani?
La “diatriba” fra Italia e estero, meriterebbe di certo un capitolo totalmente a parte. E’ un argomento troppo lungo da trattare. Abbiamo avuto sicuramente due modi di educazione musicale opposti. Fin dai primi momenti in cui ognuno di noi si è avvicinato alla musica in età adolescenziale siamo stati indirizzati verso un prodotto e un modo di pensare non proprio “aperto”. In Italia non ci mancherebbe nulla, poiché abbiamo dj e club rispettati e conosciuti in tutto il mondo, ma la nostra gente non è sempre abituata e volenterosa ad accogliere un concept che esca, anche di poco, da quello che siamo stati sempre abituati. Quello che credo è che nonostante questo, non siamo l’unico paese al mondo ad avere questo tipo di problema e sono certo che col tempo le cose possano migliorare, ma solo se ci sarà l’aiuto di tutti e se talvolta inizieremo a capire che collaborare è la strada più giusta, ma non solo nella musica, in tutto.
Il 2012 è stato l’anno di svolta per te. “Hot For You”, “Hey You” e il remix di “Nitelife” ti hanno lanciato definitivamente. Che effetto fa passare in poco tempo da una realtà “provinciale” (passaci il termine) alle grandi metropoli europee? Te lo saresti mai aspettato?
Come in tutte le “migliori storie” è nato tutto un po’ per caso. Ho sempre dedicato gran parte del mio tempo alla musica e con un po’ di pazienza sono riuscito ad ottenere dei buoni risultati. Tutto quello che sto facendo non l’ho cercato con avidità. Un passo alla volta ho individuato la strada più indicata per me e ho avuto la possibilità di poter fare un salto non da poco. La fortuna poi ha giocato il suo ruolo, come ad esempio il remix per Kim English uscito su Nurvous Records. Sono state molte coincidenze, ma tutte al momento giusto! Poi non posso non citare una delle persone che mi ha dato e mi sta dando tutt’ora un aiuto importantissimo, il mio Agente Kal (The Underground Agency, Manchester) quale ha voluto credere in me fin dall’inizio e mi ha dato modo di poter esibirmi in locali di fama mondiale in città come Mosca, Londra, Miami, Manchester e molte altre ancora. Se tornassi un anno indietro forse non crederei a molte delle cose che sto facendo, ma la vita a volte ci sorprende e ci regala quello che mai avresti pensato di poter avere nelle tue mani!
Veniamo alla parte più tecnica. Come sei solito operare in studio? Hai già qualche idea in mente o sei più istintivo e improvvisi?
Solitamente sono sempre stato istintivo, ma negli ultimi mesi ho deciso di impostare il lavoro in studio in maniera totalmente diversa. Preferisco impiegare parte del mio tempo nella ricerca di idee sulle quali poi sviluppare un pezzo, così per ottimizzare i tempi e aumentare la qualità del prodotto finale. In studio utilizzo Ableton con annessi vari vst/plug in quali (Kork polysix, Jupiter, Korg M1, Maschine e molti altri).
Il genere nu-disco è soltanto l’ultima ondata che ha stravolto i club negli ultimi anni. Secondo te quali sono i punti di forza di tal genere? Pensi questo genere possa resistere o sarà una delle tante mode del momento?
Di certo, che vogliamo o pure no la musica e il continuo susseguirsi di generi musicali va a pari passo con la moda. Da un paio d’anni questo stile ha contaminato moltissimi produttori. La cosa che mi diverte maggiormente e che dà allo stesso tempo stimoli importanti a chi ascolta è l’utilizzo delle bassline, che con il loro suono aperto danno una bella carica al dancefloor! Sicuramente a breve tutto verrà stravolto nuovamente da un’altra ondata musicale. Quello che penso è che l’importante è che si faccia sempre musica e la gente riesca sempre a divertirsi, nudisco o meno.
I tuoi tre dischi preferiti in questo momento e tre artisti emergenti da tenere d’occhio.
I mie tre dischi preferiti al momento sono: Antonio Del Prete – Recovery in Berlin (Leftroom), Katoline – Analogic Love (Waff Remix) (Natural Rhythm), Garage $ale – Bump n Grind (Waze & Odyssey Mix) (Bootleg).
Gli artisti che vorrei citare sono molti, Flashmob, Antonio Del Prete, Waff, Huxley, Finnebassen, Jobe. Vorrei anche citare alcuni artisti italiani che mi stanno aiutando molto e con i quali sto collaborando in studio come Luckino e Mirco Berti (Coco Beach).
Vuoi anticipare ai nostri lettori se hai già qualche release prossimamente in uscita?
Le cose sui cui sto lavorando sono davvero moltissime, e molte delle quali è ancora prematuro parlarne. Comunque oltre ai vari remix in uscita su Electronique Uk di Manchester e Movements Label di Tenerife, uscirò su Digital Delight, label di Sishi Rosch con un ep remixato da Bubba (Hot Creations) e Julien Sandre (Hot Waves), S.K.A.M. (OFF, Alive rec). Inoltre sto collaborando su delle nuove release con gli ultimi due appena elencati, S.K.A.M e Julien Sandre! Poi nel 2013 avrò due uscite in vinile. Una su Shift Record, label italiana di un caro amico, Gianluca Marcelli e un’ altra su Wound Music. Ci sono altri progetti molto importanti che vorrei potervi dire ma per ora non posso dire piu di questo!
Un club e un evento dove non hai ancora avuto l’occasione di esibirti e nel quale ti piacerebbe suonare?
Uno dei club dove vorrei potermi esibire è il D-Edge a San paolo in Brasile, mi ha sempre affascinato!
Hai voluto partecipare alla serata di apertura del Do Not. Che sensazioni hai avuto nelle vesti di clubber?
Sono stato decisamente colpito dal concept che Alessandro e la sua crew propongono nel loro locale! Il club non ha nulla da invidiare a quello che siamo abituati a vedere all’estero… la cosa piu bella è il continuo alimentare da parte di Do Not Friday, della scaletta degli ospiti che andranno ad esibirsi nel corso della stagione. Le loro proposte sono eccellenti ma soprattutto all’avanguardia. Voto 10/10