“Bittersweet”, la nuova collezione di Marek Hemmann, non è un disco che ti lascia a bocca aperta ma di certo materiale pregiato e c’è da fidarsi quando si vocifera in giro che sta per essere sfornato un nuovo lavoro da parte della label tedesca Freude am Tanzen. Come molte altre etichette, non tende a puntare i riflettori su uno stile preciso, ma la qualità è sempre stata una priorità. La sua missione è anche quella di spazzare via la mediocrità, l’obsoleto e il perseguire la continua ricerca di novità ed energia. Ultimo esempio è il nuovo album di Hemmann, appunto, uscito nei primi giorni di agosto e che ha già fatto agitare migliaia di braccia nei dancefloor estivi. “Bittersweet” si presenta come un classico disco electro-techno “alla tedesca” dotato però di molteplici tentacoli capaci di stringersi intorno all’ascoltatore, fornendo diverse possibilità di ascolto. Tentacoli composti da melodie che rimandano direttamente ai bagliori della migliore elettronica teutonica del passato (“Zunder” e “Hooray” in particolare) e dal gioco ritmico un po’ sbracato e imperfetto, divenuto il vero fenomeno dell’elettronica negli ultimi anni.
E’ un “evoluzionista” Marek Hemmann che, nel momento in cui decide di cambiare non cerca necessariamente un distacco netto, non rinnega tutto ciò che fa parte del passato, piuttosto è proprio da lì che prende ispirazione per diventare qualcosa che meglio lo rappresenta.
Il ritratto di quest’ultimo lavoro è trasversale, di forte impatto per le più esigenti piste da ballo e un ottimo compagno per i viaggi in treno. Il jolly usato, quello capace di fare le differenza con gli altri dischi, è stato il suo saper amalgamare e bilanciare gli ingredienti con gusto e precisione nella costruzione delle ritmiche e in particolare delle melodie, rendendo ogni brano originale e vibrante, non una banale operazione di modernariato della dance-electro del nuovo millennio.
Riuscirà ad impossessarsi delle vostre gambe come se fosse un esercizio di educazione motoria, ad aprire le vostre menti ed infine i vostri cuori (“Meadow” assolutamente strumentale diventa una piacevole chiusura in chitarra acustica). “Bittersweet” è uno di quei dischi che si muove per una sola cosa, con un unico scopo: fornire una rispettosa interpretazione di tech-house.