L’estate è ormai cominciata, solo il calendario non ci da ragione. Ibiza sta già ballando e tutti i locali punto di riferimento della stagione sono già pronti ad affrontare l’enorme flusso di persone che popolerà discoteche, after e spiagge trasformate in party open air dal sapore esotico. Proporre musica in questo periodo è una scelta non facile, sappiamo bene che ciò che si balla ad Ibiza verrà sicuramente a condizionare tutta la successiva stagione invernale, è un fatto innegabile. Le case discografiche devono perciò riuscire a dare spazio a prodotti che riescano a incidere sul mercato, influenzandolo. Evidenziai già tempo fa che questo compito non è faccenda affatto semplice; mi trovo oggi ad avere per le mani svariate uscite che hanno tutti i requisiti necessari per poter mettere in pratica ciò che ho appena spiegato, ma vorrei soffermarmi di più sull’uscita di un dj/producer che ho avuto il piacere di conoscere e sentire da vicino. Parliamo di Lee Van Dowski, una delle punte di diamante della scuderia di Luciano; in questo caso, però, il suo lavoro non esce su Cadenza, ma bensì sulla ormai affermata Memento Records, etichetta proprietà del duo Idriss D – Fabrizio Maurizi.
Su Memento, Lee propone un EP composto da due “Original Mix” più due remix affidati ad Ilario Alicante. Analizziamo l’ “L’Hotel Cherif EP” nello specifico: l’ “Hotel Cherif” traccia che è anche titolo dell’EP è molto profonda, merito dei due synth principali che vengono meticolosamente filtrati e ri-filtrati proiettando la traccia in una dimensione particolare. Sono presenti diverse pause nei quali proprio i synth si fanno “sentire” con maggior tono. Importante evidenziare come l’ultima pausa porti la traccia direttamente all’outro, per chi conosce il disco questo da la possibilità di effettuare un mixaggio molto violento e preciso. La seconda traccia che propone Lee è la mia preferita: “The Old Faitfhul”. La cassa si scambia con un giro di percussioni secche e (anche in questo caso) i synth rendono molto corposo il tutto. E’ palese, però, che il synth non è l’argomento principale di questa traccia come ne “L’Hotel Cherif”, a parer mio è molto più d’impatto il tappeto percussivo che correlato alla cassa principale rende il disco davvero performante, soprattutto nelle ripartenze principali (tre per essere precisi).
Ilario Alicante, come detto, mette le mani su entrambe le tracce e ci regala due remix davvero ben fatti. Per L’ “Hotel Cherif” presenta una versione che per forza di cose riprende l’intreccio di synth dell’original, sarebbe stato impossibile (e un peccato) non sviluppare il remix in questa maniera. Il remix parte molto deciso con una cassa importante, che dopo una breve pausa viene accompagnata subito da un piatto molto intenso; il disco viaggia a vele spiegato grazie ai suoi 127 bpm. Le pause, a prescindere dalla lunghezza, fanno sì che ogni ripartenza sia fortissima, più di quelle che caratterizzano la traccia originale. Per “The Old Faithfull” Alicante sviluppa un remix con un beat nel quale la cassa esce dalla battuta, generando un leggerissimo controtempo e donando a questa versione un sapore molto particolare. Nel complesso questa interpretazione (per utilizzare il titolo che accompagna il remix) ha note cupe e tonalità leggermente dark, che vanno ad intrecciarsi a voci metalliche e synth che entrano ed escono regolarmente. Se si ascoltano in sequenza i due remix si riesce a notare come il primo sia proponibile davanti ad un enorme flusso di persone (possibilmente un festival), mentre il secondo è più da piccolo club, intimo e con poche luci.
Memento dopo circa un mese dall’uscita dell’album di Matthe ritorna sul mercato propondendo un EP che ci accompagnerà a lungo durante l’estate. I nomi che hanno lavorato a questa uscita, d’altra parte, sono di tutto rispetto. Personalmente credo che la traccia che colpirà maggiormente sarà “L’Hotel Cherif”, sia remix che original, anche se preferisco, come già detto, l’original di “The Old Faithful”. Il Memento party che si terrà al Sonar sarà il luogo ideale per testare questo EP: staremo a vedere…pardon, a sentire!