Quando, per farmi un quadro preciso su Lawrence, sono andato a leggere la sua discografia in rete sono rimasto letteralmente senza parole. Troppo spesso, infatti, presi dalla bellezza di un solo disco andiamo ad esaltare questo o quell’artista soprassedendo su un pedigree (magari) non all’altezza delle parole che vengono spese sul suo ultimo lavoro, non facciamo altro che un torto a quelli come Lawrence che da oltre una decade ci viziano confezionando, una dopo l’altra, release di una bellezza rara. Una carriera spesa “saltellando” tra label che sono pietre miliari del movimento underground europeo – Dial (e Laid), Mule Electronic, Ladomat 2000 e Pampa Records su tutte – fanno di Peter M. Kersten uno di quelli i cui dischi non andrebbero mai e poi mai tolti dal proprio borsone. Che si tratti del club più scuro e fumoso della vostra città o del pool party più glam organizzato dal vostro promoter pseudo-intenditore di riferimento, infatti, la musica di Lawrence sa come trovare la sua collocazione senza stonare. Mai.
E’ il pregio delle cose ben fatte e tra queste, senza ombra di dubbio, sta il nuovo Smallville dal titolo “In A Rush”. La label di Amburgo, nata dall’intraprendenza di uno dei negozi sicuramente più interessanti di tutta la città, è uno degli epicentri della deep-house europea: non è un caso, infatti, che dalle parti di St. Pauli siano transitati artisti come Move D, Jacek Sienkiewicz, STL e Smallpeople (appunto) e che le cover “scarabocchiate” siano diventate dei veri e propri pezzi da collezione al pari dei dischi che custodiscono. E’ proprio da questi presupposti che nasce l’ultima release di Lawrence, EP semplice, rotolante e circolare, che con la sua eleganza riesce a trascinare e a coinvolgere anche l’orecchio meno attratto da quelle sonorità deep che solo la scorsa estate hanno fatto di “Salty Days” degli Smallpeople uno degli album più belli e completi dell’intero 2012.
Chi, come me, è rimasto folgorato da “Never As Always” su Laid (specie nella sua seconda parte) troverà in “Tangled Track” un irrinunciabile compagno di viaggio. In fondo chi l’ha detto che un disco che funziona deve necessariamente infiammare la pista?