Ilario Alicante è l’esempio lampante di come vadano gestite le dinamiche che ruotano attorno al raggiungimento di una posizione stabile all’interno della scena musicale elettronica. Dai tempi di “Vacaciones En Chile” sono passati tre anni in cui il nome di Ilario Alicante, passando di bocca in bocca, velocemente, ha raggiunto uno status invidiabile senza, tra le altre cose, subire contraccolpi del tipo: “produci la hit e poi ti bruci più velocemente di una sigaretta esposta al vento”. Per Ilario, infatti, questa legge non è valsa ed è stato l’inizio di un fenomeno che nel giro di due anni si sarebbe fatto conoscere in tutta Europa ed oltre continuando a sfornare produzioni per etichette come Cecille, Thirtyonetwenty, Bla Bla, Break New Soil e tanto per chiudere Cocoon.
Quest’ultima uscita sull’etichetta americana Alphahouse, di proprietà di Butane, si intitola “XXX” ed è composta da quattro tracce che evidenziano una netta maturazione artistica e una ricerca sonora in continua innovazione propria del talento livornese. Queste due qualità vengono colte quasi subito dando un ascolto veloce all’EP del quale si nota il distacco sonoro, non irrilevante, dalle più recenti produzioni di Alicante. Si comincia con le tendenze “Detroit” di “XXX” nella quale una ritmica pesante ma allo stesso tempo agile e veloce, gli inconfondibili clap divenuti quasi un simbolo per questo genere e il synth portante che ricorda le spaziali melodie di Juan Atkins ci fanno conoscere il nuovo, e piacevole, lato di Ilario Alicante. Di minor impatto “Rojin” ma in effetti è la traccia che personalmente metto alla prima posizione, in questa mini-classifica a quattro, per diversi motivi tra cui la struttura ritmica curata e i particolari inserti melodici di synth davvero ben studiati che ti restano stampati nella testa.
Groove dal tiro deciso e aggressivo, un bel synth mentale e tanti cambi ritmici sono le caratteristiche che rendono “Szauna” un’ottima traccia per i momenti in cui la pista piena pende dalle mani del dj. Il finale è tutt’altro che scontato con “Sfrangianation”: calma e senso di quiete per quattro minuti in cui la ritmica pacata ci permette di ondeggiare senza mai esagerare troppo fino all’entrata in scena di un cantato e una linea di synth che danno alla pausa una forte carica che mostra la sua efficacia con una ripartenza “da pugno in alto e testa bassa”.
Non mi resta che dire ancora una volta: bravo, bravo Ilario!