E-dward! nasce nella profonda provincia toscana, uno di quei posti, tipicamente italiani, fatti di fabbriche, villette a schiera e campagna, in cui la tranquillità soffoca creatività e curiosità, senza scampo. Così, se la scena non c’è e i chilometri percorsi diventano l’unità di misura della tua passione, puoi soffocare o vivere in una libertà intellettuale totale, dove la musica senza calcoli di convenienza diventa più tua e ogni passo in avanti si apprezza di più. E-dward! arriva da qui e per fortuna ha scelto di non soffocare, di usare house e techno per veicolare il suo punto di vista sincero, genuino e soprattutto libero, per sé e per gli altri: ognuno per sé e dio per tutti nella musica, alla fine l’importante non è la destinazione ma è il viaggio.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Alla tenera età di 9 anni sono entrato nel profondo tunnel della musica grazie ad “Around The World” dei Daft Punk. Credo di aver passato qualche mese incollato, davanti alla tv, aspettando il video, ballando con mummie e scheletri per giornate intere. Non pensavo potesse portarmi danni così profondi quel disco.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Non l’ho ancora capito ma l’ho capito da sempre. Mi spiego, ho uno stranissimo rapporto con la musica, molto intimo, privato, bellissimo e difficile. Fin da piccolo, da quando facevo finta di scratchare su un giradischi distrutto che avevo in casa come soprammobile o alzavo la rotella del volume del mio primo hi-fi. E poi l’amore a prima vista con i dischi da quando, a sei anni, in uno studio di un dj del mio paese provavo a tenere il tempo di un disco anni ’90, battendo con un lapis su una scatola di scarpe. Segnali che pian piano mi hanno fatto vedere la luce da seguire. Tutto così strano, tutto così bello e chiaro ancora nella mia mente dopo 20 anni.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Tutti e nessuno. Le possibilità sono sempre poche e vanno sudate tanto, forse troppo per quello che ti portano. C’è chi si accontenta di mangiare una pasta mediocre tutta la vita e chi sceglie di mangiare piatti puzzolenti all’inizio, per poter accompagnarsi di ottimi vini e di dolci dopo, io per fortuna ho condito l’ottima portata con persone giuste, esperienze, emozioni, tantissimi nuovi amici e ottima musica, quindi non me ne sono neanche accorto di aver mangiato e del dolce alla fine non me ne frega niente. I compromessi li ho abbandonati; ho scelto un percorso, il mio percorso e le crisi non le sento.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Mi ero posto degli obiettivi strani all’inizio, perché è obbligo porsi delle tappe da raggiungere, ma non ho mai capito e forse non capirò mai se erano troppo bassi o se sono stato bravo io: ho diviso la consolle con i miei artisti preferiti,nei migliori locali d’Italia, per me questo è già il massimo. Dal punto di vista delle produzioni, sono sempre riuscito a far uscire quello che mi è passato per la testa senza mai guardare alle chart o ai “supported by”, producendo tracce da 87 a 130 bpm…Riuscire sempre ad essere me stesso, fregandomene dei compromessi che distruggono il mondo della musica, queste sono le cose importanti per me. Se non suono sinceramente non piango, non uccido nessuno e non sbavo dietro a promoter chiedendo l’elemosina. Mi volete? Sapete dove trovarmi. Non mi volete? Non vengo. Semplice, no?
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
La mia passione più grande è il mio lavoro, il problema è che non so che lavoro faccio. Quello che vi posso dire è la lista degli ingredienti che condiscono le mie giornate: musica, marketing, comunicazione, pubblicità, social network, cibo e Risiko ogni lunedì sera.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Ci sono due cose di cui mi pento: il nome e il non essermi creato degli alias. Non so infatti chi mi abbia fatto scegliere un nome con un meno ed un punto esclamativo, ma a distanza di anni mi rendo conto che è una follia: nessuno è in grado di scriverlo. E’ diventata una maledizione e ormai è mia; in fin dei conti me la sono cercata. Per gli alias invece ne avrei dovuto crearne di alternativi, per produrre diversi generi, ma ormai è andata. Nella prossima vita sono sicuro che avrò 6/7 nomi d’arte e tutti facilissimi da scrivere.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
1) Never Mind – Nirvana;
2) Darkside of the moon – Pink Floyd;
3) Atto d’ Amore – Serge Santiago (il mio disco preferito, è dal 2005 che sto aspettando il momento giusto per suonarlo, ma quel momento non è ancora arrivato);
4) Joe Smooth – Promised Land e X-Press 2 – Kill 100 (Carl Craig remix), in ex aequo;
5) Tutto quello che hanno fatto i Massive Attack, Portishead, Barry White e Jamiroquai.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Ho apprezzato la biografia di Steve Jobs, per la lezione di vita che chiunque può trarne. Mi sento di consigliare anche Lire 26.900 di Beigbeder Frédéric e 1984 di George Orwell, quest’ultimo mi ha veramente colpito. Per i film non posso non citare Scarface per la carica, The Social Network per lo stimolo e The Goonies per i viaggi che mi sono fatto durante l’infanzia.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Senza dubbio il mio album “Another Point of View” su Exprezoo. Credo di tatuarmelo prima o poi: undici tracce fatte a mano, con tanto amore, macchine, tastiere e microfono. Adoro ogni singolo secondo di quell’album perché lo sento MIO e mi rappresenta più di qualsiasi altra produzione.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
La sto vivendo benissimo, dal lato lavorativo, perché sto costruendo progetti e futuro sulla rete, quindi spero continui per sempre. Dal lato umano, per fortuna, riesco a scindere la vita reale dal quella digitale e vorrei che fosse così per tutti, odio chi sta sempre sui social: a cena, nei locali, con gli amici. Non ha senso stare una serata incollato al telefono, senza aprire bocca; se vuoi stare a giocare col telefono non uscire proprio.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Uno su tutti Legowelt perché mi trasmette quello che vorrei trasmettere io. Fa grande musica da anni, senza schemi, mette l’anima in ogni traccia, senza pensare a cosa dirà di lui il resto del mondo. Altri con cui condividerei volentieri progetti e parole sono Lone, Space Dimension Controller, Steffi, Raresh, Ricardo Villalobos e Jason Luís Cheetham.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Premetto che non sono un tipo rissoso ma una volta mi sono quasi ucciso con uno, mentre suonavamo ad un aperitivo, senza apparenti motivi (almeno per me). Ad una certa età si dovrebbe smettere di fare quello che non si è riusciti a fare in tutta la vita.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Un sacco di cose mi danno fastidio, come la presunzione e la prepotenza di chi vorrebbe suonare per forza e ucciderebbe per un minuto di fama, di chi non capisce che la musica non è uno scherzo e non solo banalità per entrare in chart di Beatport. Sostanzialmente chi fa musica solo per il successo, sognando solo soldi, coca e mignotte. Mi da noia l’ignoranza di chi si sente arrivato, di chi non studia, non si informa e non si evolve credendo di aver già vinto, chi non esce se non c’è un big, chi esce solo per drogarsi, chi si picchia a ballare. Mi da noia il sistema che si è creato dove nessuno rischia, dove nessuno fa niente per niente, dove se non esci su Desolat o Drumcode non esisti. Mi da noia chi crede alle chart di Beatport. Mi da noia un po’ tutto, ma vivo sereno. Non ce l’ho con nessuno, ognuno è liberissimo di fare ciò che ritiene opportuno. Questo è solo il mio libero punto di vista.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Musicalmente vivo “alla giornata”, sfornando circa trenta/quaranta tracce alll’anno, fatte nei ritagli di tempo. Il mio progetto è continuare con questo ritmo, fare la mia musica, lavorare tanto, troppo, stare bene.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri
Non ne posso mettere una quindi ce le metto tutte. E’ un onore e un grande piacere poter condividere il mio “punto di vista” su Soundwall.it:
https://soundcloud.com/djedward/e-dward-another-point-of-view