Ho il vizio, e di questo ne faccio quasi un vanto, di non “spizzicare” mai all’interno di un album ma di sgustarmelo sempre e comunque nella sua interezza. Sempre, anche a costo di riprenderlo da capo qualora l’ascolto precedente fosse stato interrotto. Quando una raccolta fornisce gli spunti giusti, infatti, quando al suo interno c’è quel qualcosa che la rende unica, anche solo per un breve lasso di tempo della nostra vita, allora non si può ignorare il suo continuum: lo dobbiamo all’artista, certo, ma è soprattutto una questione di rispetto verso le nostre orecchie che, per inciso, non sono attaccate alla nostra testa per cambiare aria. Ci sono lavori, poi, le cui tracce componenti non hanno letteralmente senso se slegate dal contesto generale che le rende veramente magiche e quindi, per immergersi a pieno nella totalità del suo spettro emozionale, non si può ignorare che certe cose vanno fatte con serietà. Certi lavori – avete presente “Voices From The Lake?” – meritano un’ora della vostra giornata e questo è un dato di fatto su cui non si può sorvolare, altrimenti è meglio dedicarsi ad altro.
“You Are Eternity”, terzo long play in uscita su Stroboscopic Artefacts e prima grande fatica del duo italiano Dadub, è una raccolta assemblata, raffinata e registrata nell’arco di due anni e contenente materiale ed idee di oltre un decennio di musica. E si sente. Si sente perché le atmosfere inquiete e torbide della foresta nera, teatro scelto dai Dadub per la messa in opera del loro album, sono fotografate in modo così nitido che il brutale e feroce viaggio che stiamo vivendo durante l’ascolto non può che estendersi anche agli altri sensi. C’è qualcosa di profondamente fisico, infatti, nella musica dei Dadub ed in particolare in questo “You Are Eternity”. Talmente fisico ed umano da farci sentire certi brividi sotto pelle, così carico di pathos ed emotività che anche le sfumature più velate ed i particolari più impercettibili riescono ad accarezzare il nostro tessuno nervoso diventantone l’agrodolce stimolo per oltre sessantotto minuti. Qui trovano casa rassegnazione ed ineluttabilà della vita (sto pensado, non a caso, a “Life” e a “Death”), rabbia cieca e disorientamento (“Arrival” e “Circe”, nata dalla collaborazione con Edit Select) e la dolcezza ed il conforto che spesso solo la natura sa offrirci (“Existance” e “Experience”, che per l’occasione vede i Dadub all’opera al fianco di Øe, un altro talento di casa nostra).
Ambiziosi, i Dadub plasmano i suoni disegnando atmosfere pluviali e labili che non fanno altro che chiedere all’ascoltatore di completare l’opera, ovvero trasformarle in emozioni vive e colori. Che “You Are Eternity” sia un album rivolto prevalentemente alla sfera spirituale di chi l’ascolta, in fondo, è chiaro sin da subito. Basta prendere “Vibration” e premere play: “Music is a spiritual gift, and those who misuse it, die young”, attingendo dal pioniere dell’afrobeat Fela Kuti. Sagge parole, disco bellissimo.