Couch Lock vive a Mannheim, è più o meno un debuttante e fa techno. Alle spalle una storia discografica ridotta ai minimi termini: era il 2011 quando usciva “Sulfurisation”, release firmata a quattro mani con l’amico A. Trebor, per la Naked Lunch del portoghese Paulo Pereira. Ebbene, Couch Lock esce oggi, nel 2013, sulla newyorkese Hidden Recordings e, udite udite, tira fuori un EP intitolato “Allure” davvero ben fatto. Suonato e supportato da mezzo gotha della techno mondiale (Milton Bradley, Lucy, Luke Hess e DVS1 su tutti), “Allure” conta due original mix accompagnati da altrettanti remix.
“Allure”, eponima dell’uscita, è un’oscuro viaggio analogico nella techno di Detroit, potente nella sua struttura quattro quarti basata sul classico binomio kick-clap che lascia spazio ad intermittenza a sonorità più moderne, tipiche dello scenario berlinese. Un treno lanciato in corsa, una potente arma per piegare i dancefloor più duri. Jonas Kopp, uno dei produttori techno più in forma dell’anno e artista dal palmares invidiabile (Ostgut Ton, Stroboscopic Artefacts, Spectral Sound e Deeply Rooted House), dona ad “Allure” un tocco ipnotico ridimensionando quanto basta (ovvero molto poco) la violenza del kick, meno carico di frequenze basse e più “punchy”, ed inserendo elementi acustici tesi, sottili, ritmici. Il tutto incastonato in una drum part dal gusto raffinato ed efficace. Jonas ha talento, questo remix ne è la prova.
“Recipe”, seconda traccia firmata Couch Lock, trascina l’uscita – come se fosse ancora possibile – verso scenari ancora più torbidi e scuri. Sinistre percussioni dalla cadenza ipnoticamente meccanica incasellano e avvitano in spesse listelle metalliche un basso nero pece che scuote il club dalle fondamenta. Non c’è pietà per chi si ferma: è questa l’unica Legge, l’unico credo da perseguire, quando si fa della sana techno. A far da contrappasso all’original mix, il remix di “Recipe” firmato A. Trebor chiude il tutto con un tocco più deep, armonico e più Detroit-verted. Se l’amicizia vale qualcosa nella musica, A. Trebor sembra sottolineare, con le sue sonorità molto più limpide e meno sature, che essere padroni del genere, soprattutto oggi che il movimento appare più forte (certo, ma sicuramente anche più frammentato) vuol dire averne una visione totale e completa, usando sapientemente elementi caratteristici di correnti diverse ma in ogni caso accomunate tra le braccia della grande madre techno.
Ci sono delle release sulle quali non si può dire molto; ci sono release delle quali è meglio sia la musica stessa a parlare. E quando è il “boom boom” a farla da padrone, un’epica domanda deve nascere: do you like bass?