“Stick Or Twist EP” mi ha fulminato, piovuto dal cielo come buona parte della musica techno di oggi pensata e prodotta come Dio comanda, fatta di sigle, nomi in codice e collaborazioni muscolose e sempre stimolanti, il più delle volte nascoste dietro alias attraverso i quali – un po’ per pigrizia, un po’ perché questo giochino ha rotto le scatole – si è perso il bisogno e la voglia di scavare. Roba cattivella (sempre), ansiogena (spesso) e dai toni noir (qui e lì) che profumano tanto di “fine di tutto – ma quale fine? – dai, domani ricominciamo allo stesso modo”. Roba per tutte le ore della festa, basta che ti prenda alle caviglie, salga alle gionocchia e guidi gli occhi, rigorosamente chiusi, attraverso una notte che a dirla tutta non ci circoda, ci abita dentro. Ed è qui che piazzo questo nuovo, primissimo, RohMaterial a firma Chris Colburn.
Britannico lui, britannica la label, berlinese il sound. No, mi correggo, suonerebbe banale ed ingeneroso: è britannico tutto perché nell’etichettare la musica techno fatta bene – quella fatta così, industriale e totalmente maleducata – come “figlia del Berghain” si manca di rispetto alla scena “made in England” che tante gioie ci ha regalato e ci sta regalando negli ultimi anni. Chris Colburn non sarà il nuovo Dave Clarke, non è il cuginetto predestinato di Surgeon e nemmeno l’amico simpatico di Blawan. Chris Colburn – faccio una previsione che gli auguro di smentire – non ci bombarderà di release per tutto il 2013 fino ad imporsi nell’Olimpo dei migliori. Non so se andrà così o meno, non lo so e per questo la risposta a questo tipo di dubbi non la troverete certo scritta qui. Quello che so, però, è che “Stick Or Twist EP” in mezzo a tutto questo ci sta alla grande, non me ne vogliano i giganti della UK techno.
Disco hooligans, se ce n’è uno nella mia libreria musicale, questo RohMaterial è composto da quattro tracce, tutte in veste originale. Droni (niente di eccessivo, non temete), ritmica grezza e bassi ciccioni schiacciati sulla cassa: è raw techno bella e buona, di quelle che si sentono nei warehouse britannici quando si sta facendo mattina. Proprio lì, tra la notte ed il giorno, perché buia è l’anima di questo suono, su questo non ci sono dubbi, ma l’energia che sprigiona questo EP è paragonabile ad una bella colazione fatta di uova strapazzate, bacon e caffè nero.
Difficile crederci? Ne riparleremo dopo che avrete ascoltato “Dab” e “Headspin”, ne sono certo.