La musica acquisisce la sua sacralità quando oltrepassa i limiti della concezione umana. Dove il confine scorre tra il consueto e ciò che emotivamente ed intellettualmente viene definito astratto. Questo è ciò che si manifesta nel nuovo lavoro di Ben Frost, “Treshold Of Faith”.
Fin dagli albori della sua poetica musicale si è visto come le sue composizioni, che oscillano tra la drone music e l’ambient, fossero tutt’altro che banali o scontate ma che puntassero verso lidi e sonorità ancora inesplorate. Ognuno dei suoi album, come il lavoro per la colonna sonora dello storico film, Sòlaris, di Andrej Tartowskij o l’ultima opera d’arte “A U R O R A”, si manifesta come un piccolo esercizio cerebrale dove l’ascoltatore può testare la propria soglia di comfort uditivo, sfruttando ogni estremo di pitch e volume. La sua musica funziona su un unico livello, che ha ben poco a che vedere rispetto ai concetti comuni del rock, del pop e dell’elettronica generalista. Le sue opere, sono caratterizzate da una bellezza quasi ultraterrena, spingendo la propria creatività ai limiti del possibile. A suo modo, la musica di Frost, è altrettanto misteriosa come l’affascinante monolite che apparve in 2001 Odissea Nello Spazio.
L’estate scorsa, l’artista australiano ormai di casa in Islanda, ha trascorso dieci giorni a Chicago nel luogo sacro e mistico che rappresenta l’Electrical Audio, in compagnia del padrone di casa Steve Albini. L’ex chitarrista e frontman degli Shellac ha forgiato nella sua gloriosa carriera da produttore più di 1500 album, creando un vero proprio standard musicale per tutti quegli artisti che si sono affacciati verso il noise rock, post-hardcore e math rock. Da questo incontro, così agli antipodi, sono scaturite due ore di musica, di cui una parte compone i 27 minuti di “Treshold Of Faith”.
Nell’atto di scardinare le macchine dell’Electrical Audio e una serie di strumenti come chitarre, basso e synth, Frost e Albini, sono riusciti nell’intento di creare un suono che fosse primitivo e viscerale. Una musica a cui non si è preparati. “Treshold Of Faith” è un muro: un muro che si muove con la tenerezza e moderazione di un rullo compressore attraverso orizzonti musicali, non lasciando alcun tipo di spiraglio nello spazio circostante. È la trasposizione dello stato attuale della natura ormai corrotta dal tatto pesante dell’uomo che viene messa in risalto da sonorità cacofoniche, che formandosi come un fiore nell’atto di sbocciare, si disperdono in un vortice di noise brutali.
È quasi impossibile spiegare a parole il concetto su cui si basa la stesura di questo Ep, sfuggendo ad ogni abituale metodo di composizione. Anche la stratificazione degli strumenti rimane oscura, creando, però, una melodia eterea ma fragile ed inavvicinabile che si distingue nello spazio oscuro circostante. I confini si dissolvono, lasciando un vuoto in cui il suono si diffonde e prende forma come un corpo a se stante. L’intelligenza e la creatività con cui si delinea un sound design così innovativo e sperimentale, esce al di fuori dai normali canoni del mondo musicale, creando nuovi paesaggi sonori e chiavi di lettura. In “Treshold Of Faith” il noise, le interferenze, il fuoco e la distruzione fanno ancora parte della sua cifra stilistica, ma risultano in qualche modo più trasparenti. Il mondo potrebbe scomparire davanti a noi; ma Frost suggerisce che c’è ancora bellezza ed umanità per coloro che sono ancora disposti a cercarla.