A poco più di vent’anni, Avalon Emerson può essere considerata senza dubbio una giovane promessa della techno mondiale. Le poche – per ora – pubblicazioni della ventenne dell’Arizona offrono una qualità che, osiamo dire, non si trovava dagli esordi di Aphex Twin. “The Frontier/2000 Speces of Cacti” pubblicato di recente per la londinese Whities è una delle migliori pubblicazioni di questo 2016, e non solo in ambito techno. Un suono raffinato e che si sviluppa tra ambient, techno, e wave, tanto da funzionare sia sulla pista da ballo che in casa. Abbiamo incontrato la talentuosa musicista appena dopo il suo show nel palco della Bugged Out! durante un Field Day davvero bagnato.
Com’è andato il live set appena terminato?
Bene, molto bene grazie. Ho praticamente aperto il palco della Bugged Out! quindi mi sono esibita a mezzogiorno, ma è stato interessante suonare questi bpm lenti. Poi questa notte suonerò in chiusura dell’after party all’Oval Space e avrò modo di accelerare il ritmo.
Partiamo dalla tua ultima pubblicazione, “The Frontier/2000 Species of Cacti” su Whities. Com’è nata la tua collaborazione con l’etichetta?
Molto semplicemente: Nick (Tasker), il capo dell’etichetta, mi ha scritto un’email nella quale mi chiedeva se avessi avuto del materiale da lasciargli per una pubblicazione. Non ho, a dire il vero, un database di materiale extra, anzi, di solito, cerco di pubblicare immediatamente il materiale che produco, senza stare a pensarci troppo. Avevo però questi due brani a portata di mano e mi sembrava che funzionassero bene insieme, per cui li ho mandati a Nick, il quale è stato felice di occuparsene.
Perché uno dei due brani si chiama “The Frontier”? Cosa intendi?
Il brano riflette il posto in cui sono cresciuta, l’Arizona; “Frontiera”, il West, era il nome con cui veniva definita la mia terra da un punto di vista europeo. L’Arizona era l’Occidente per i coloni europei.
Come definiresti dunque una “frontiera”? Cos’è per te?
Mh, direi che è una terra di cui conosci l’esistenza e che è là fuori, ma nella quale non sei ancora stata, e non hai ancora esplorato.
Qual è dunque il tuo sentimento a riguardo? Ne sei spaventata?
No, non so. Mi incuriosisce, è qualcosa che vorrei esplorare, qualcosa che mi affascina e che mi spinge verso di sé.
Come applichi questi sentimenti alla tua musica?
Mh, penso di fare musica che cerchi di oltrepassare questa frontiera. Sicuramente cerco di guardare avanti, dove non sono mai stata e dove non ho idea di cosa potrei trovare. Non sono mai stata davvero interessata ad un suono vintage/retro, e forse, se ci pensi, la natura stessa della techno dovrebbe essere questa, guardare avanti e non stare inchiodati ad una drum machine. Non credo che la techno in quanto tale debba stare entro un sistema che ne definisca sia la struttura che la metodologia, forse è per questo che cerco sempre di esplorare nuove frontiere.
Hai usato la parola “techno” per indicare la tua musica, ma – se mi permetti – mi pare riduttivo…
Sì, sì, è techno ma non è techno… è una specie di techno futuribile con parecchie influenze. Se ci pensi, io sono americana, e non posso prescindere dalla house e dalla disco music. Sono nel mio DNA, è la musica con cui sono cresciuta.
Vorrei discutere con te, in quanto musicista donna, un termine utilizzato della talentuossima Olivia Neutron John per definire la propria musica: “Post-Bro – music made oustide the influence of bros”, certamente un atto politico e sociale. Cosa significa per te essere una musicista donna nell’industria techno?
Mh, be’ essere una donna nell’industria della musica elettronica non è molto diverso dall’essere una donna in qualunque altro campo. Trovi ovunque una maggioranza maschile e una minoranza femminile, in ogni campo lavorativo. E questo è tragico.
So che ti sei trasferita a Berlino, come ti trovi in Europa?
Vivere a Berlino è fantastico. Ho vissuto in diverse città in vita mia, ma per ora preferisco Berlino su tutte. Un po’ perché è comoda – posso girare tutta Europa in due ore – e poi perché suono tantissimo in Germania – e poi perché è un paese nel quale la techno viene seriamente presa in considerazione. Suono in decine di posti di cui non conoscevo manco l’esistenza e che non avevo mai sentito nominare, luoghi dove la gente è molto educata e dove esiste una grande conoscenza della techno, per cui è difficile spaventare il pubblico con brani complessi o produzioni contorte. Se posso aggiungere, la Germania ha i migliori soundsystem nel mondo.
So che sei una programmatrice informatica. Come unisci il tuo background e la musica techno? Esiste un link tra le due passioni?
Sto facendo musica full time ora e ho mollato il lavoro di informatica, però questi due aspetti della mia vita sono profondamente legati, a tal punto che ti direi che sono una cosa sola. Faccio fatica a distinguere uno dall’altro, uno è un processo creativo l’altro è un processo di creazione, e dunque li tratto allo stesso modo. Quando cerco di scrivere un codice di un software o quando cerco di costruire una brano mi sembra di attuare, a livello cerebrale, lo stesso procedimento. Provo le stesse sensazioni, sia nel rendere un algoritmo più efficiente, sia scrivere un passaggio di synth in un brano. Scrivere un buon software è probabilmente una delle cose più creative che abbia mai fatto, ad essere onesti.
Dunque, come definiresti un artista oggi? Per esserlo quali requisiti bisogna avere?
Mh, non so. Un know-how tecnico che implichi una conoscenza informatica, considerato quanto abbiamo appena detto.
Hai qualcosa pronto di nuovo? Un nuovo disco?
Preferisco non rispondere a questa domanda, ovviamente c’è qualcosa nell’aria, ma preferisco non rispondere.