“The Devil’s Walk”, è questo il titolo con cui Apparat, dopo un lungo periodo di silenzio, presenta il suo ottavo album, in uscita domani su Mute Records. La raccolta, omaggio al poema di Shelley del 1812, è stata realizzata nella città messicana di Sayullita (alla quale dedicò un disco nel suo Dj Kicks), in collaborazione con Joshua Eustis (Telefon Tel Aviv) e in seguito, rifinito a Berlino con Patrick “Nackt” Christensen. “The Devil’s Walk è una svolta allo stile di Apparat, l’alba di un nuovo progetto, in cui per la prima volta scrive canzoni alla “vecchia maniera”, rivisitandole con la sua band e ponendo i computer in secondo piano: l’elettronica viene nascosta, e al suo posto risaltano ora gli strumenti reali, al contrario di quanto accadeva negli album precedenti.
Ma si sa, più alte sono le aspettative e più risulta facile deluderle. La scelta coraggiosa di allontanarsi dalle aspettative del pubblico, infatti, potrebbe causare numerose critiche da parte dei più fedeli appassionati, pur rappresentando un ottimo tentativo di sperimentazione.
La raccolta è degna di nota per le atmosfere e le sensazioni che possono apparire anche irreali: chi ascolta sente di essere avvolto da suoni eterei e da una voce ipnotizzante, accompagnati da cori e percussioni che viaggiano da un orecchio all’altro. Il viaggio, come detto, può regalare delle piacevolissime sorprese. Dai violini e beat (questi a volte possono diventare dei protagonisti arroganti), veri e propri alter ego della coinvolgente voce di Sascha, che creano un’atmosfera chillwave in “The Soft Voices Of Die”, fino ad “Escape”, in cui le sensazioni sono racchiuse nel titolo… evasione! Qui la voce è protagonista ed è cullata dal piano e da delicatissimi strings.
Uno dei brani più interessanti dell’intero album è, senza dubbio, “Goodbye”. La singolarità del brano è data dalla voce, non più di Sascha, ma della talentuosa austriaca Anja Plaschg (in arte Soap & Skin). “Candille De La Calle”, invece, ricorda il suo progetto Moderat, mentre “Black Water” è un continuo crescendo, una scalata, che si conclude in una ripresa quasi idilliaca. Il vero capolavoro dell’album, però, è “Ash Black Veil”, la cui preview è stata concessa ad Aprile. La sonorità, ovviamente, sono in linea con il resto dell’album: sullo sfondo musicale sono come dipinte distese di suoni riverberati e rullanti che scorrono orizzontalmente, con in superficie pennellate della malinconica voce di Sascha.
Prima del suo album Sascha ha dichiarato: “Sono sempre alla ricerca di suoni interessanti, suoni elettronici, ma ad un certo punto, quando tutto è stato computerizzato ed era possibile trovare plug-in per ogni suono, ho sentito come se tutto ciò fosse finito: non c’erano altre nuove possibilità da esplorare. Da quel momento ho iniziato a prestare maggior attenzione alle canzoni vecchia maniera.”
“The Devil’s Walk” è una dichiarazione del nuovo Apparat, sempre più vicino ai palchi, e più lontano dal dancefloor e dai computer; in continua ricerca di collaborazioni costruttive, con uno stile ancor più dolce ed onirico. L’obiettivo? La ricchezza, musicale ovviamente. Adesso non ci resta che attendere la prova del nove…la parola dei fans!