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[tab title=”Italiano”]Parlare della scena elettronica francese senza prendere in considerazione Sébastien Devaud, in arte Agoria, è impensabile. Da “La Onzième Marche”, il brano che sicuramente lo ha reso famoso, ad oggi la sua ascesa è stata inarrestabile e la sua reputazione inossidabile. Nonostante il successo e gli impegni pressanti Agoria, oltre ad essere sempre rilevante e consistente dal punto di vista artistico, resta uno dei dj e produttori più interessanti dal punto di vista prettamente umano. Lo confermano le risposte che ha dato a Soundwall in occasione di questa breve ma intensa intervista.
L’ultima volta che abbiamo avuto la possibilità di intervistarti è stato nel 2012. Quali sono stati i principali eventi successi da allora ad oggi nella tua vita artistica?
Un grosso cambiamento è stato rappresentato dal mio ritorno a Parigi da Milano, la città nella quale vivevo allora. Milano è una città fantastica per quel che riguarda la cultura ed il cibo. Essendo francese devo dire che la cucina in Francia è buonissima ma altrettanto lo è quello italiana! Tutti i suoi elementi, il cibo, il vino…
Parlando delle tue connections italiane, ci puoi raccontare qualcosa a proposito della tua collaborazione con l’etichetta Rebirth per il singolo “For One Hour” in cui hai lavorato con Scalde? Ci sono altri progetti che coinvolgono il nostro paese nel prossimo futuro?
Penso che quella label sia sottovalutata in termini di popolarità. La Rebirth dà alle stampe davvero grande musica ed è ben conosciuta tra i djs. Siamo stati in contatto per un po’ e mi hanno chiesto di produrre un disco per loro ma un uscita da solista è un po’ difficile da realizzare visti i miei impegni di lavoro, così abbiamo optato per una collaborazione con “For One Hour”. Sono stato molto contento di collaborare con una realtà italiana come la Rebirth perché il vostro è un paese che amo veramente.
Con il tuo recente EP “Helice” hai iniziato una collaborazione con l’etichetta Hotflush. Ci racconti come sei arrivato in contatto con il boss della label Scuba?
Sono molto soddisfatto di questa release visto che già da un po’ di tempo che non producevo pezzi techno. Oltretutto esce in inverno, lontano dalla stagione dei festivals. È un brano techno funzionale ma spero anche di vedere tante faccie sorridenti quando la suonerò. Lo stesso vale per la Hotflush, sono stato molto contento di veder pubblicato qualcosa di mio su questa etichetta visto che prima d’ora non avevo mai prodotto nulla per un etichetta britannica. È stato bello poter conoscere Paul (Scuba), è una persona molto intelligente. Poter conoscere artisti così è veramente una gran cosa.
Tornando a parlare di festivals, il Nuits Sonores di Lione viene associato al tuo nome. Che tipo di coinvolgimento hai con quell’evento? Perché è così speciale per te?
Anni fa sono stato tra i fondatori del festival assieme a Vincent Carry, il direttore, e Arty Farty, l’associazione che lo gestisce. Per anni è stato uno dei pochi festival francesi a proporre musica elettronica. Anni fa era impossibile ballare musica techno a Lione, i parties non ottenenvano i permessi, così ci siamo uniti ed abbiamo combattuto per far si che Nuits Sonores prendesse vita. Non avrei mai pensato che potesse raggiungere le dimensioni odierne e sono contento di aver invitato molti dei miai amici a suonarci, da Paul Kalkbenner a Dixon passando per Seth Troxler. Oggi mi concentro su altri progetti come le collaborazioni con il visual artist Philipe Parreno, il sound designer Nicolas Beckero il regista Jan Kounen. Ho passato anni sviluppando progetti come Nuit Sonores o l’etichetta Infiné, aiutando la scena a crescere. Ora voglio concentrarmi di più su i miei obiettivi personali, dedicando il mio tempo alla musica ed alla costruzione di ponti tra le varie forme d’arte.
Tu sei frequentemente in tour. Riesci ancora a goderti la vita in tournée e, come ti prepari per le serate?
Ah, per me non c’è un modo particolare di prepararmi per una serata! Tutti i gigs sono differenti. Inoltre non voglio pianificare troppo i miei sets, mi piace lasciarmi trasportare dal feeling del pubblico. Quando sei in tour per otto mesi in giro per il mondo, tre o quattro volte la settimana, senza vedere la tua famiglia, tutto quello che desideri è stare in studio. Al contrario quando stai chiuso in studio per mesi vuoi finalmente uscire fuori e vedere la luce del sole! Ti viene di nuovo il desiderio di girare il mondo e suonare. Stare in studio dà abbastanza tempo per riflettere sulla propria vita e su dove si sta andando. La vita in tour invece è così intensa. Sto diventando vecchio, non è più come avere vent’anni. Ma direi che la vita da dj è fantastica per questo, abbiamo la possibilità di fare esperienze e di viaggiare per il mondo e siamo ovunque benvenuti. È dura dal punto di vista fisico e per questo bisogna stare attenti al proprio corpo.
Ci sono paesi o locations che ti piacerebbe visitare in uno dei tuoi prossimi tours?
Buona domanda! Mi piacerebbe poter fare delle serate in Argentina, è un paese in cui non sono ancora stato ma vorrei poterci andare e visitarlo con per un po’ di tempo. Sono sempre contento di poter andare in Asia, Australia o Sud America per cui cerco sempre di starci per almeno una settimana. Specialmente in Asia e Sud America, amo il Giappone, il Brasile, la Colombia… la gente è così ospitale. Ci sono dei posti in cui il rapporto con il pubblico è veramente speciale. Ci puoi andare a suonare ogni due o tre anni e rivedi sempre le stesse facce e ti senti come in famiglia. Quando sei molto in viaggio a volte ti senti un po’ perso. Senti la mancanza di casa, la mancanza delle persone care. Ma quando vai in quei paesi sai giá che quelle persone sono sono dei veri amici. È bello viaggiare da soli. Vedo molti djs viaggiare in compagnia di due o tre persone ma a volte questo diventa una protezione troppo soffocante. È bello poter andarsene per conto proprio ed incontrare gente nuova. La vita del dj è facile, soprattutto oggigiorno. In un certo senso siamo trattati come dive ma in realtà la maggior parte di noi non lo è, siamo gente comune. A volte hai un collaboratore che porta il tuo USB sul palco ed è allora che mi dico “wow, questi tipi viaggiano con te solo per fare questo”. Credo proprio che sia un po’ troppo.
Sei il tipo di produttore che riesce a comporre musica anche negli aeroporti o nelle stanze d’albergo?
Odio davvero fare musica sugli aerei o negli aeroporti. Non voglio dover lavorare ventiquattro ore su ventiquattro. Se dovessi viaggiare e lavorare contemporanenamente penso che sarebbe davvero dura. È importante staccare la spina per poter avere idee fresche. Non potrei stare seduto in un hotel a lavorare ad una produzione quando invece potrei essere fuori a bere sake ed incontrare gente nuova o vedere degli amici. Non potrei proprio farlo. Il cervello di chi fa questo lavoro pensa costantemente alla musica, è difficile riuscire a fermarsi. Quello che mi piace fare in aereo però è scrivere. Storie brevi o più lunghe… dipende. È una cosa che amo fare quando faccio voli transoceanici, è bello poter scrivere mentre sto per ore e ore in viaggio.
Durante il 2015 pubblicherai nuova musica o ti concentrerai sul tuo nuovo album?
Successivamente all’EP su Hotflush è in uscita su Fayer Records anche un mio remix di “Love Letters” dei Metronomy. Gente come Mano le Tough e Maceo Plex l’hanno suonato parecchio ovunque, veramente una gran cosa. È un tipo di traccia che non producevo da tanto tempo. È molto minimale e tutto è si concentra sull’emozione che trasmette la voce. Mi sono accontentato di mantenere le note fondamentali e la traccia vocale dell’originale. Per quel che riguarda il futuro, ho un nuovo brano su Innervisions in uscita a Febbraio. Damian Lazarus mi ha chiesto di remixare il suo nuovo singolo su Crosstown Rebels e sto producendo un remix per DJ Tennis in uscita su Kompakt.
Così ci puoi dire della direzione che prenderà la musica contenuta nel tuo nuovo album?
Al momento mi sto concentrando sul lavoro in studio e non sto facendo serate cosi da poter dedicarmici a tempo pieno. Ad essere onesto devo ancora decidere in quale direzione voglio andare. Durante questi anni ho prodotto cosi tanta musica esplorando tante direzioni diverse. Ancora non sono sicuro ma penso che sull album ci saranno alcuni brani più pop ed altri prettamente elettronici e poi tenterò anche qualcosa di più sperimentale.[/tab]
[tab title=”English”]Talking about the french electronic music scene without taking in consideration Sébastien Devaud, aka Agoria, is unthinkable. From “La Onzième Marche”, with no doubt his breakthrough release, till these day the rise to the planetary success it’s been unstoppable and his reputation is still untouchable. Although his fame and a very busy agenda, he’s also one of the most interesting djs and producers on a pure human level. The answers he gave to Soundwall during this short but intense interview are the proof.
The last time we had the chance to interview you was in 2012. What key events have happened since in your artistic life?
I guess a key event is that I used to live in Milan and now I’m back in Paris. Milano is an amazing city, for the culture and for the food. The food is incredible. I’m french so french food for every day is great, but I have to say that italian food for every day is great! All the elements, the food, the wine…
Talking about your italian connections, can you tell us about your collaboration with the Rebirth label for your single “For One Hour” in which you worked with Scalde? Are there any new projects that involve our country in the next future?
I think the imprint is a bit underrated in terms of position. The Rebirth label releases some really great music and it’s a label well known for djs. We’d been in touch and they wanted me to do a record, but things were a bit tough to fit into my schedule for a solo release, so we worked on “For One Hour” together. I was happy to do something with both Rebirth and Italy because it’s a country I really love.
With your new EP “Hélice” you started a collaboration with Hotflush. Can you tell us how you did get in touch with the label boss Scuba?
I’m happy with this release as it’s a long time since I’ve done any techno tunes and also because it’s winter so it’s away from the big festivals, it’s a functional techno song but hopefully we’ll see some nice smiles when I play it. It was the same with Hotflush, I was really happy to release on this label as I’ve never released anything on a british label before. It was great being in touch with Paul (Scuba), he´s a great, a very clever man. It’s good to chat with artists like these.
You use to be extensively on tour. Do you still enjoy touring and how do you get ready for your gigs?
Ah, for me there is no specific way to get prepared for a gig! All gigs are different. I don’t want to plan my sets too much, I like to go with the flow and go with on with the feeling of the crowd. When you’re on tour, touring for eight months, all over the world, three or four times a week not seeing your family, you just want to be in the studio, then when you’re in the studio for months eventually you want to get out and see the daylight! You want to get back to travelling the world and playing gigs. When you are in the studio you have time to think a bit more and think about yourself and where you are going. When you are on tour its so intense. I’m getting older now, it’s not the same as being 20! I would say our lives as djs are amazing for this: we have the chance to experience and to travel the world, we get are welcome everywhere. Just physically it´s a bit tough so you have to look after your body!
Talking about festivals again, the Nuits Sonores in Lyon is often associated to your name. Which kind of involvment do you have with that event, why is that special for you?
I did co-found the festival with Vincent Carry (the director) and Arty Farty (the association running the festival) years ago. It has been one of the very few french festivals developing an electronic music program since almost fifteen years now. It was impossible to dance to techno in Lyon back in the days, no parties were allowed so we had fight and federate to make Nuits Sonores happen. I would have never thought that it would reach the dimension it has reached now and I’m glad that I invited many of my artists friends to play there, from Paul Kalkbrenner to Dixon through Seth Troxler. Today I’m focus on other projects like collaborations with the visual artist Philipe Parreno, the sound designer Nicolas Becker or the film director Jan Kounen. I spent years developing spaceships like Nuits Sonores and Infiné record label, helping the scene to grow, now I want to focus more on my own goals, dedicating most of my time to music and building bridges between art forms.
Are there any other countries or locations that you look forward to visit as a touring dj?
Good question! I would love to play some gigs in Argentina, it’s a country I’ve never been to but I would love to visit for a decent amount of time. I always love going to Asia, Australia or South America, so normally I’ll stay there for a week or so. Especially Asia and South America, I love to be in Japan, and Brazil, Colombia… the people are so nice. Those are places where the connection with the audience is special. You can come play every two, three years and see the same faces and we’re like a family. When you travel a lot sometimes you can feel a bit lost. Missing the home-ground, missing your closest people. But when you go there, you know that these people are actually your real friends. It’s good to travel alone. I see so many djs travelling with two or three people, but sometimes these guys are protecting these djs too much. Its good to go by yourself and meet people. The dj thing is really easy, especially today. We are treated as divas in a way, but really most of us aren’t, were just simple people! Sometimes you have a guy who puts your USB on stage, and I think “Wow this guys travelled with you just for that!” Sometimes I think that’s all a bit too much.
Are you the kind of producer that’s able to compose on airports and hotel rooms too?
I really hate to make music in planes and airports. I don’t want to work 24/7, if I was travelling and working at the same time I think it would be so hard. Its important to stop so you have fresh ideas. I wouldn’t sit in a hotel doing work or making a track when I could be out drinking sake meeting new people, seeing friends. I couldn’t do it. As an artist, we never stop. Our brains are always constantly thinking about music, what we are doing… its difficult to stop. I love to write on planes though. I write short stories, long stories… it really depends. I love that, and when you do longhaul flights it´s so good to write when you’re travelling for hours.
Will you release more new music during 2015 or will you stay focused on your new album?
On top of the Hotflush release, my remix of Metronomy’s ‘Love Letters’ was just released on Fayer Records too. The likes of Mano Le Tough, Maceo Plex etc. have been playing it heavily everywhere, which is so great. It’s another type of track I haven’t done for a long time, it’s very minimal and the focus is on the emotion in the vocals. I was happy to just keep the key notes and the vocals from the original. In the future I have a new track on Innervisions, which will be out in February, Damian Lazarus has asked me to remix his new single on Crosstown Rebels and I´am doing a remix for a DJ Tennis release on Kompakt.
And what can you tell us about the direction your new music is taking?
At the moment I’m focussing on working in the studio on the album and I’m not playing gigs so I can really focus on this. To be honest, I need to decide which direction I want to go in, as I’ve done a lot of music over the years, and in so many different directions. I’m not sure yet but I think there’ll be some pop tracks, and of course some electronic ones, and then I’ll go a little bit left field too.[/tab]
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