Quando ho realizzato che il nome di The Noisemaker, al secolo Riccardo Piovesan, non compariva nella lista dei nostri Giant Steps, sono rimasto davvero sorpreso. Riccardo, è uno di quei talentuosi ragazzi italiani che vive a pane e musica, techno in primis, tutti i giorni da quindici primavere a questa parte e che nel corso degli anni è riuscito a farsi conoscere ed apprezzare, sul suolo nazionale così come all’estero, grazie a produzioni ricercate e mai banali, caratterizzate da elementi dark, groove decisi e ritmi sempre e comunque adatti al dancefloor. Dedito al lavoro in studio e alla ricerca assidua della perfezione nei suoi lavori, da sempre ispirato dall’arte classica e contemporanea e dai dettagli di mondo che lo circondano, The Noisemaker è uno di quei nomi di cui sentiremo certamente parlare spesso nel futuro prossimo. Oggi abbiamo il lieto piacere di presentarvelo insieme ai suoi quindici passi e a un podcast realizzato apposta per noi.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Ogni volta che qualcuno mi pone questa domanda, mi sento di rispondere che sicuramente il disco che mi ha maggiormente indirizzato verso la musica elettronica è stato “Surrender” dei Chemical Brothers. Penso a tutti gli effetti di averlo consumato quel CD. Ci sono delle perle in quell’album difficilmente pareggiabili! Ricordo il giorno esatto dell’estate del 1999 in cui lo comprai e corsi a casa per spararmelo a tutto volume nell’hi-fi. Prima di possedere quel CD passavo buona parte dei miei pomeriggi ad ascoltare le registrazioni delle serate che mio fratello più grande portava a casa; dalla house alla techno più cruda, tutto rigorosamente su audiocassetta.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Fin dalle primissime volte in cui sono riuscito a mettere le mani su dei giradischi o su dei lettori, mi sono reso conto che certe emozioni solo la musica fosse in grado di darmele. Quando ho cominciato avevo solo quattordici anni e le difficoltà (soprattutto economiche) per comprare il necessario furono molte. Con un bel po’ di tenacia e sacrifici, beh eccomi qui dopo quasi quindici anni. Qualche anno più tardi invece, mi sono cimentato nelle prime produzioni, all’inizio solo con il computer, poi con synth e drums hardware; che dire, amore a prima vista!
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Si, ci sono stati alcuni momenti di crisi come credo succeda a tutti i producer/musicisti. A volte, per esempio, mi capita di non riuscire a produrre nulla di soddisfacente per periodi più o meno lunghi; ma per fortuna, mettendo in stand-by i vari progetti e dedicandomi solo all’ascolto e alla lettura, poi l’ispirazione torna. Inoltre, mi è capitato anche di avere a che fare con persone sbagliate, o con altre che invece non si sono comportate così come mi aspettavo o mi facevano credere. Tutto ciò, mi ha portato persino ad odiare il mondo del clubbing qualche volta e a volermi quasi allontanare da esso. Sfortunatamente le mele marce ci sono dappertutto, ma così come esistono loro, ci sono anche molte persone con cui ho instaurato un ottimo rapporto e con cui è sempre un piacere ritrovarsi.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
A tutti gli effetti, i momenti più importanti nella mia carriera, o almeno quelli che io ho sentito di più, sono stati vari, sia a livello di date, sia a livello di uscite discografiche. Indubbiamente fare la mia prima vera gig internazionale all’Arma17 di Mosca nel 2009 in live è stata forse l’emozione e la soddisfazione più grossa che abbia provato fino ad ora; la “tremarella” era veramente tanta ma in compenso andò alla grande. Qualche anno più tardi essere chiamato a Dubai, sempre per presentare i miei lavori con un live-set mi ha dato un’ulteriore spinta ad andare avanti in quello che stavo facendo. Dopo Dubai, un altro grande momento è stato il tour in India che mi ha dato la possibilità di toccare con mano e visitare per la prima volta un continente stupendo. Per finire, suonare di recente al leggendario Tresor di Berlino è stata un’altra grande soddisfazione che ricorderò per molto molto tempo. Parlando invece a livello discografico, l’uscita del mio primo disco in vinile su Silent Steps (ottima etichetta affermata nel mercato techno) è stata per me molto importante ed emozionante; non mi aspettavo di ricevere tutti quegli ottimi feedback e plays da parte di big della scena. Per concludere, la trilogia che ho avuto modo di rilasciare su Raw Waxes è stato un ulteriore grande step. Non è semplice, al giorno d’oggi, trovare una label disposta ad investire su di te tre vinili e remixer di qualità.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Avendo frequentato l’accademia di Belle Arti a Venezia, tutto quello che riguarda l’arte mi affascina molto: il mondo contemporaneo, se lo si guarda nella la giusta prospettiva, offre degli ottimi spunti. Nei momenti liberi mi piace stare all’aria aperta, in compagnia ma anche da solo, riflettere sui progetti futuri oppure solamente osservare ciò che mi circonda. Quando posso frequento qualche mostra che mi interessa, leggo saggi, manuali, tutto quello che può aiutarmi a livello artistico, tecnico, ispirazionale. Non guardo la tv ma mi piace molto guardare film o serie. Viaggiare inoltre è un’altra grande passione; il poter visitare posti nuovi, vedere nuove realtà, conoscere gente nuova, per poi tornare e trarne ispirazione. Al momento riesco sempre a ritagliarmi un po’ di tempo per queste attività perché le reputo importanti e terapeutiche allo stesso tempo.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non ho rimpianti… rifarei tutto.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Questi sono alcuni degli album che mi hanno lasciato di più un segno:
Massive Attack “Mezzanine”
Aphex Twin “Selected Ambient Works 85/92”
Boards Of Canada “Boc Maxima”
Joy Division “Closer”
Alva Noto “Xerrox Vol.2”
Ce ne sarebbero molti altri da citare ma questi sono i primi che mi vengono in mente.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Ci sono dei libri a cui tengo molto, vi posso citare “Il Punto di Svolta” di Fritjof Capra: un testo illuminante, a tratti davvero complesso, dove si discute sull’incapacità della società contemporanea di far fronte a problemi economici ed ecologici; nel libro è presente una forte denuncia contro quello che è lo stile di vita occidentale, analizzandolo e proponendo soluzioni innovative. Un altro libro che ho avuto la fortuna di leggere grazie al percorso di studi in Accademia è quello di Alfred Tomatis, “L’orecchio e la Vita”. Bellissimo testo che tratta la capacità dei suoni di migliorare la salute e la qualità della vita. Ultimamente sto leggendo “Electrosound: Storia ed Estetica della Musica Elettroacustica” di Giacomo Fronzi e devo dire che è veramente ben scritto. Giacomo ha ricostruito in modo molto accurato l’evoluzione tecnologica, le pratiche compositive e le esperienze più significative della scena contemporanea.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Probabilmente l’essermi esibito con dei live-set nelle date che ritenevo più importanti. Questo vuol dire molto per me, significa che il mio lavoro in studio viene apprezzato.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Internet ha rivoluzionato un po’ tutto, portando i suoi lati positivi ed i suoi lati negativi. Per quanto mi riguarda, sono ben consapevole delle enormi potenzialità che questo mezzo ci offre: quello che una volta poteva essere mostrato ad un gruppo ristretto di persone, ora può essere presentato a milioni di utenti con un solo click. Come tutte le cose bisogna saperle sfruttare senza però esagerare e finire con l’esserne inghiottiti o perdersi (vedi social networks). Inoltre ci ha dato la possibilità di mantenere i contatti anche quotidiani con amici che abitano dall’altra parte del mondo; oppure in ambito musicale favorisce le collaborazioni tra i vari artisti anche se non sono nello stesso luogo. In poco tempo ci si può scambiare files, lavorarci e rispedirli (cosa che quindici anni fa era impensabile). Questa è l’evoluzione delle cose e dobbiamo sfruttarla a nostro vantaggio.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Nel corso degli anni sono nate e si sono poi consolidate numerose belle amicizie. Sono molti gli artisti che ammiro, sia a livello locale che internazionale. Americani, inglesi, spagnoli, tedeschi e ovviamente italiani, sono molte le persone che mi hanno dato molto in questi anni. Vi faccio l’esempio di un amico: John Templeton (dj e promoter di Denver, Colorado): lo conosco da molti anni ormai per via di una collaborazione sulla sua etichetta. Ogni anno viene in Europa e tutti gli anni fa tappa qui da me per qualche giorno a godersi Venezia e dintorni. Poi ci sono molti altri italiani con cui mi trovo bene, ci si scambia feedback e soprattutto risate. Ultimamente sono spesso in contatto con: Oniks, Conrad Van Orton, Synthek, Plaster, Emanuele Pertoldi o il mio socio Alan Backdrop.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
La situazione più strana in assoluto è stata quando per colpa di un promoter un po’ troppo alticcio, mi sono ritrovato alle due di notte disperso per Goa, in India, senza un posto dove passare la notte e con tutta la strumentazione appresso. Ecco quella è stata sicuramente la situazione più assurda che mi è capitata.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Una pecca che posso contestare a livello italiano è la poca fiducia che i promoter italiani hanno dei dj e producer locali. Spesso le line-up sono piene di big pagati e strapagati che magari alla fine come performance possono dare molto meno di un novellino. L’Italia è piena di giovani di talento che lavorano sodo e che si meritano delle opportunità; è una questione di fiducia, di azzardare un po’.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Nell’immediato futuro sto per rilasciare un EP su Natch Records, l’etichetta di Synthek. E uno di quei dischi a cui sono molto legato perché rispecchia a pieno quello su cui ho lavorato durante l’ultimo anno. Sono molto soddisfatto del lavoro fatto; è un bel mix di tracce da dancefloor con qualche accenno di breakbeat. Dopodiché nel 2016 uscirà il mio quarto lavoro per Raw Waxes; arrivare a stampare il quarto vinile e questa volta con quattro original è una bella soddisfazione. Anche qui ho avuto grande libertà di espressione ed è venuto fuori un EP ben bilanciato: un disco caldo e scuro allo stesso tempo, alle volte melodico. Per chi ha sentito dei miei live nell’ultimo anno sicuramente avrà avuto modo di ascoltare le tracce contenuti in questi due dischi. Ci sono poi anche altre label con cui sono in contatto ma non mi voglio sbilanciarmi per ora! Vedremo più in là. Sicuramente continuerò a portare avanti anche l’altro progetto più sperimentale e di ricerca sonora. C’è stata la premiére della performance audio visiva poco tempo fa al Dude di Milano ed è stata sicuramente un’ottima vetrina per far conoscere anche questo lato di me che di cui ancora solo poche persone sono a conoscenza. Un grosso progetto che ho in cantiere da sempre invece è l’apertura di una label. Mi piacerebbe creare qualcosa di diverso, senza pensare alle vendite o altro: un posto dove l’artista si senta totalmente a suo agio e libero da preconcetti di mercato. L’idea è di rilasciare delle vere e proprie ricerche sonore e artistiche di ragazzi che se lo meritano (e credetemi che ce ne sono molti).
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
[Pic by Cargo Collective – Gigi Galiazzo]