Avete presente quel malizioso accostamento che si fa spesso tra musica e cibo, sia tra chi compone musica che tra chi ne scrive? Bene, son tutti principianti rispetto al protagonista di questo #slices: questa settimana abbiamo ATA, una colonna del clubbing teutonico, fondatore del Robert Johnson, della Playground e della Ongaku, dj di sensibilità sopraffina per tutte le faccende house-techno-disco ma anche gastronomo impegnato, attivo al ristorante Club Michel e al Cafe Plank, entrambi a Francoforte. Per lui dosare gli ingredienti in un piatto equilibrato è lo stesso che con la musica, un parallelo che viene fuori bene nella prima metà della videointervista. Ma ce n’è un altro che vi piacerà ancora di più. È quando lui spiega: “Dicono che sono troppo serio quando sto in consolle. Il fatto è che ho bisogno di concentrazione. Un set completo e variegato non è mica una cosa semplice. Se fai sempre lo stesso genere allora sì, metti semplicemente un disco dopo l’altro, ma se devi disegnare un arco complesso che muta gradualmente, magari inserendo qualche pezzo più indie ogni tanto, devi prendere strade differenti, trovare un equilibrio particolare. È la cosa che mi piace più del DJing, ma è anche molto impegnativa.” Chi va a dirlo agli altri dj di oggi?
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