Oramai siamo tutti d’accordo su questo: ascoltare i promo è come innescare bombe ad orologeria, capaci di far esplodere letteralmente la nostra attenzione oppure disinnescarsi automaticamente con l’ennesima cilecca. In questo caso l’EP che voglio illustrarvi è risultato una piacevole sorpresa, ma voglio essere sincero, anche un forte dubbio.
Questa volta a fare le spese dei miei personali giudizi è All Inn, label che non penso abbia bisogno di ulteriori presentazioni e che è riuscita a ritagliarsi un posto di tutto rispetto nella scena underground europea. Dopo il terzo lavoro del duo Summed & Dot, che li ha consacrati come giovani talentuosi e di sicuro rilievo; il numero dieci del catalogo si presenta con altri due italiani, ora alla seconda release su questa etichetta dopo la prima uscita lo scorso novembre. Giovanni Verrina, veterano della scena clubbing genovese e Ory J (al secolo Orazio Buongiovanni) sono i due nomi che si nascondono sotto lo pseudonimo del progetto Sailor Mood e ci propongono un EP di quattro tracce, incentrato sull’essenzialità dell’old school, con un passo decisamente dancefloor, ma senza mai entrare nella banalità.
“Brick Brick Brick” è la prima traccia del loro lavoro, un cut vocale preso in prestito dall’epoca in cui nasceva il vero e proprio rap di colore, dà inizio alle danze, fino a quando il basso acido dà la svolta ad un groove perpetuo nel suo percorso. Un po’ ripetitiva secondo me, ma sicuramente apprezzata e proposta nei set di molti cultori di questo genere. “Jareth Balls” è la traccia numero due ed anche quella che dà il nome alla release. Qui bisogna allacciarsi le cinture, perché ci sono tutti i presupposti per entrare in un’altra dimensione: battuta spezzata in slow jam, una voce calda quasi narrativa e un synth psychedelico sono gli elementi portanti di questo lavoro che si farà apprezzare in un ottimo warm up. La terza traccia “Rumble & Bounced” si potrebbe riassumere in due sole parole: acid house. Alziamo di nuovo il bpm e torniamo in pista, gli snare sembrano spezzare il ritmo ma la cassa è dritta e quando incalzano la voce e il basso non rimane che tenersi aggrappati a qualcosa di ben solido. Decisamente la traccia con più personalità e la mia preferita dell’ep. Conclude la release “Booze” il trionfo della semplicità, caratterizzata da un pattern di synth che ci riporta al mondo colorato dei primi anni ’90 e da un groove di costruzione basilare, ma con il giusto ego.
Nel complesso mi verrebbe da dire: “niente di nuovo sul fronte occidentale” e sicuramente non sarebbe un’affermazione giusta o sbagliata a riguardo, ma solo un punto di vista che ognuno di noi può esprimere liberamente, e sono sicuro risulterebbe antipatico, ma dannatamente sincero. In questo caso il mio giudizio ha però dei valori contrastanti perché come ho scritto all’inizio, sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo lavoro, perché seppure essenziale è ben costruito ed ogni singola traccia ha qualcosa da dire, un suo percorso ed un suo traguardo, che a mio avviso è stato raggiunto in pieno: quello di farci divertire. Ma ho anche scritto di aver riscontrato un forte dubbio: “Analogico o digitale?” A voi l’ultima parola. Buon divertimento!